Mani pulite, l’ombra degli americani su inchiesta che sconvolse l’Italia

Mani pulite, l’ombra degli americani su inchiesta che sconvolse l’Italia

Introduzione

Il 17 febbraio ricorre l’anniversario del primo evento che diede vita a quella Inchiesta giudiziaria che prese il nome di Mani pulite. La quale indagò su quel sistema di tangenti tra politica ed imprenditoria italiana (ma non solo) che a sua volta passò alla storia come Tangentopoli.

Era il 1992 quando, come riporta Wikipedia, il pubblico ministero Antonio Di Pietro chiese e ottenne dal GIP Italo Ghitti un ordine di cattura per l’ingegner Mario Chiesa. All’epoca presidente del Pio Albergo Trivulzio e membro di primo piano del Partito socialista milanese.

Chiesa fu colto in flagranza di reato mentre intascava una tangente dall’imprenditore monzese Luca Magni. Il quale, stanco di pagare, lo aveva denunciato all’Arma dei Carabinieri.

Quella mazzetta, dalla cifra pure irrisoria (7 milioni di lire) fu solo la punta di un iceberg. Che si sciolse a poco a poco, arresto dopo arresto, disvelando un fitto sistema di corruzione. Mani pulite portò all’implosione di due partiti che avevano governato l’Italia fin dal dopoguerra: Democrazia cristiana e Partito socialista italiano.

Ma a restarne sconvolto fu tutto l’assetto politico-istituzionale italiano, visto che altri due partiti importanti, Partito comunista italiano e Movimento sociale italiano, caddero sotto i colpi della storia. Perdendo in futuro simbolo e nome.

Altri storici partiti italiani, che avevano caratterizzano la politica italiana per cinquant’anni come Partito Radicale, Repubblicano e Liberale persero il loro peso elettorale diventando quasi irrisori e marginali.

Quella che fu definita una rivoluzione si arenò negli anni a seguire con la Legge Biondi prima e con la “discesa in campo” di Silvio Berlusconi poi. Il resto è storia d’oggi.

Ma c’è un altro aspetto rilevante della vicenda: la possibile implicazione degli americani su Mani pulite.

Americani dietro Mani pulite?

Come riporta Articolo21.org basta rileggere le interviste a Reginald Bartholomew e a Peter Semler scritte da Maurizio Molinari nel lontano agosto 2012 . Le quali danno molti particolari sulla “manina americana”.

L’ambasciatore Usa a Roma e il console americano a Milano negli anni di Tangentopoli si soffermavano sugli interventi, a volte sulle interferenze nella cruciale inchiesta giudiziaria.

Già il titolo dell’intervista a Bartholomew diceva tutto: «Così intervenni per spezzare il legame tra Usa e Mani pulite».

Molinari, allora corrispondente de ‘La Stampa’ dagli Stati Uniti e oggi direttore del giornale torinese, scriveva:

Bartholomew si accorge che qualcosa nel Consolato a Milano “non quadrava”. Se fino a quel momento il predecessore Peter Secchia aveva consentito al Consolato di Milano di gestire un legame diretto con il pool di Mani Pulite, “d’ora in avanti tutto ciò con me cessò”

L’ex ambasciatore rimproverava ai magistrati milanesi di aver violato

sistematicamente i diritti di difesa degli imputati in maniera inaccettabile in una democrazia come l’Italia, a cui ogni americano si sente legato

Bartholomew, nel disfacimento della Prima Repubblica, prese subito contatto con Berlusconi, Fini e D’Alema. I quali saranno protagonisti della Seconda. Con l’allora segretario del Pds, da anni in lotta con Craxi per l’egemonia sulla sinistra italiana, nacque «un rapporto solido, continuato in futuro».

Semler dichiarò un rapporto «di amicizia» con i magistrati di Mani puliti e relazioni strette con Di Pietro. Molinari scriveva:

Alcuni mesi prima di Tangemtopoli Antonio Di Pietro anticipò al console generale americano a Milano che l’inchiesta avrebbe portato a degli arresti e che le indagini erano destinate a coinvolgere Bettino Craxi e la Dc

Semler raccontò:

Di Pietro mi piacque molto, poi fece il viaggio negli Stati Uniti organizzato dal Dipartimento di Stato. Ero spesso in contato con lui. Ci vedevamo. Il mio ruolo era di dire a Secchia cosa faceva Di Pietro

Francesco Saverio Borrelli, procuratore capo della Repubblica di Milano, guidò le indagini su Tangentopoli. Difese sempre il suo lavoro contro la corruzione, tuttavia nel 2011 chiese «scusa per il disastro seguito a Mani pulite. Non valeva la pena buttare all’aria il mondo precedente per cascare in quello attuale».

Bobo Craxi, il figlio di Bettino, ha commentato:

Borrelli ebbe la funzione di guidare un sovvertimento istituzionale da parte di un corpo dello Stato nei confronti di un altro. Non è la mia opinione, i giuristi lo chiamano colpo di Stato

Conclusioni

Non so se credere ad una “manina americana” sull’inchiesta di Mani pulite. Certo, gli americani, dal dopoguerra, hanno sempre pesantemente influenzato la politica italiana. Ma è anche vero che prima di allora a guidare il nostro paese sia sempre stato un assetto politico-istituzionale a loro amico. Dunque, perché rovesciarlo? Più plausibile è un loro intervento sul caso Moro, che stava lavorando per un ingresso del Pci nel governo con la sua Dc.

Se è vero che con i due, pur brevi, governi Craxi avevamo ritrovato un po’ di sovranità nazionale, è anche vero che il così tanto decantato “caso Sigonella” si era esaurito di lì a poco. Come ho scritto qui.

E’ anche vero, comunque, che dopo quello sconvolgimento l’Italia ne è uscita molto più indebolita sul piano internazionale. Finendo per contare nulla, trasformandosi in un supermercato per gli stranieri, con annesso smembramento del suo patrimonio. Come del resto il decantato Draghi aveva preannunciato in questo discorso.

Poi, come si suol dire, la storia non si fa con i sé e con i ma. La certezza è che attualmente ci ritroviamo con due padroni: americani e tedeschi.

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