Le galassie interagenti Arp 142 fanno da modelle per una nuova, meravigliosa immagine ottenuta dal già leggendario telescopio spaziale
Era l’11 luglio del 2022 quando il telescopio spaziale JWST iniziava a stupire il mondo, astronomico e non, con la prima, strabiliante immagine di un campo profondo rilasciata al pubblico.
Dietro di essa si celavano anni di ritardo nel lancio (inizialmente previsto per il 2007), un enorme sforamento di budget (da 1 a 10 miliardi di dollari) e mesi di trepidazione per il corretto dispiegamento in orbita.
Due anni e numerose, incredibili immagini e dati scientifici dopo, la NASA e l’ESA rilasciano una nuova delizia visiva per festeggiare il secondo compleanno di JWST: le galassie interagenti Arp 142, che rassomigliano a… un pinguino col suo uovo.
Pinguino e il suo uovo: cosa sono NGC 2936 e NGC 2937 immortalati dal JSWT
NGC 2936 (il pinguino) e NGC 2937 (l’uovo) sono due galassie nella costellazione dell’Idra, distanti circa 300 milioni di anni luce dalla Terra e che interagiscono tra loro da un periodo compreso tra 25 e 75 mila anni, che si concluderà con la loro fusione tra centinaia di milioni di anni.
Quando due galassie si avvicinano l’una all’altra (attualmente la distanza è di circa 100 mila anni luce), esse iniziano ad orbitarsi in circolo e l’attrazione gravitazionale reciproca ne provoca uno “stiracchiamento”, con stelle, gas e polveri che formano enormi archi di materia.
Nell’immagine di copertina tale risultato è chiaramente visibile per NGC 2936, che essendo una galassia a spirale come la nostra Via Lattea, risente in maniera molto più vistosa delle conseguenze dell’interazione rispetto a NGC 2937, una compatta galassia ellittica.
In particolare, ciò che sembra l’occhio del pinguino era originariamente il nucleo della galassia, mentre il resto è costituito dai suoi bracci di spirale.
La maggior parte della luce visibile nella foto è emessa da freddo idrogeno molecolare (cioè, due atomi di idrogeno uniti fra loro) e polvere (fuligginose molecole a base di carbonio).
I grumi visibili nel corpo e nel becco del pinguino sono verosimilmente delle zone di attiva formazione stellare, a causa delle nubi di gas che sono state compresse e sono collassate durante l’interazione tra le due galassie.
Camere e telescopi a confronto
Andiamo ora un po’ più nel tecnico. In realtà, l’immagine di copertina è composta da due scatti distinti, effettuati dalle due camere di JWST: NIRCam, che è specializzata nel vicino infrarosso, e MIRI, che invece vede nel medio infrarosso.
Nel dettaglio, come si può notare dal raffronto di sopra, lo scatto di NIRCam è piuttosto simile a quello composito, se non per un minor contenuto di polvere.
Polvere che invece la fa da padrona nelle lunghezze del medio infrarosso di MIRI, nel cui scatto però si vedono meno stelle di sfondo e manca quasi del tutto la galassia in alto a destra (di cui parleremo tra poco), mentre NGC 2937 sembra più piccola.
Il motivo è sempre lo stesso: MIRI è più adatta a fotografare, oltre che polveri, stelle più fredde e vecchie, con quelle più calde e giovani che quindi risultano poco visibili o del tutto assenti nell’immagine.
È però da un altro confronto, quello con la foto di Arp 142 ottenuta da Hubble nel 2013, che si vede tutta la potenza di JWST.
La prima cosa che salta all’occhio è quella spessa linea di polvere, che Hubble non riesce a penetrare, essendo tarato sulle lunghezza d’onda comprese tra l’ultravioletto e una porzione del vicino infrarosso.
Di contro, invece, solo nello scatto di JWST si può vedere una sorta di eterea “U” rovesciata che unisce le due galassie, contenente una combinazione di stelle, gas e polvere che nessun altro telescopio era finora riuscito a fotografare.
Inoltre, sempre grazie alla sua capacità superiore di “raccogliere” luce, nella foto di JWST sia l’uovo che le due stelle in alto a destra sono molto più luminose e si possono notare molte più stelle e galassie sullo sfondo.
Stelle e galassie bonus
Ma, come accennato sopra, c’è ancora altro da discutere nella straordinaria immagine composita di JWST.
Ad esempio, sotto il pinguino si possono notare tutta una serie di galassie, sicuramente molto più lontane, ma possibilmente associate tra loro, dato che sembrano avere più o meno la stessa dimensione.
La galassia in alto a destra, invece, è nota come UGC 5130 ed è situata a circa 230 mila anni luce dalla Terra: si tratta di una galassia a spirale, qui visibile quasi esattamente di taglio, che potrebbe essere simile alla Via Lattea.
Da notare che le due stelle apparentemente vicine ad essa, che mostrano gli otto picchi di diffrazione tipici delle ottiche di JWST, si trovano invece verosimilmente nella nostra galassia: nemmeno una supernova a quella distanza potrebbe infatti risultare così luminosa!
E queste sono solo le caratteristiche più evidenti nell’immagine, che è solo una delle tante prodotte finora da JWST: considerando che il potente telescopio spaziale è appena all’inizio della sua già leggendaria carriera, ne vedremo sicuramente ancora delle belle (letteralmente) nei prossimi anni.
(Originariamente pubblicato su Storie Semplici. Il titolo dell’autore potrebbe essere modificato dalla redazione)