Aver preferito il gas dell’Algeria da quello russo comporta seri rischi, dovuti soprattutto all’instabilità dell’area.
L’Unione europea si era illusa che tagliando le forniture di gas dalla Russia, avrebbe messo quest’ultima in serie difficoltà economiche, insieme ai tanti dazi correnti. Qui abbiamo mostrato, semmai ci fosse ancora bisogno, come l’economia russa stia in salute, mentre ad affossare sia proprio quella europea.
Del resto, il gas che la Russia esportava verso l’Ue pesava per il 2,2% sul loro PIL, quindi si sapeva che sarebbero sopravvissuti al colpo. Cosa che, probabilmente, sanno pure quanti hanno deciso la cosa, ma bisognava farlo per un fatto di facciata. D’altronde, la politica ormai si fa a colpi di propaganda.
Ma a parte ciò, ci sono seri rischi connessi alla sostituzione del gas russo con quello algerino e nigeriano, già espressi in un precedente articolo. Ma di seguito forniamo altri elementi.
Tutti i rischi legati al gas proveniente dall’Africa
Maurizio Blondet ha riportato sul proprio sito l’ottima analisi di Michele Geraci, il quale, come si legge su Wikipedia, è stato sottosegretario al Ministero dello sviluppo economico nel Governo Conte I (composto da M5S e Lega). E’ stato uno dei principali teorici della compatibilità tra il reddito di cittadinanza e la flat tax, proprio alla base dell’alleanza tra i due partiti. Esperto di Cina, dove insegna, è stato altresì tra i principali artefici della cosiddetta “Nuova via della seta“, che il Governo Meloni vuole pericolosamente smontare.
Geraci parte dalla semplice evidenza che anche una persona poco esperta di geografia sappia che un percorso tra Russia e EU via Bielorussia, via Ucraina e via mare (NordStream), sia molto più semplice e sicuro rispetto a uno che attraversa il deserto del Sahara, passando da Nigeria, Niger, Algeria, Tunisia. Paesi tra loro ostili.
Ad oggi, il gas verso l’Europa sarebbe dovuto arrivare da tre direttive:
- via Ucraina
- via NordStream 1/2
- via Trans Saharan
Peccato però che tutti e tre i percorsi siano saltati: in Ucraina c’è la guerra, il NordStream è saltato e nel terzo caso c’è stato un colpo di stato.
Sono tante quindi le criticità da tenere in considerazione: l’Africa è un continente politicamente molto instabile, come dimostrano gli eventi di questi giorni. Inoltre, siamo sicuri che la relazione tra Algeria e Tunisia regge? Ed ancora, si chiede Geraci, siamo sicuri che col colpo di Stato in Niger il gas dalla Nigeria può arrivare?
Inoltre, l’Algeria non ha i 30 miliardi di metri cubi che la Russia ci vuole dare, e, come detto, il gas deve passare per ben 4 paesi tra loro in contrasto: Nigeria, Niger, Algeria e Tunisia. Se uno di questi anelli salta, e i rischi ci sono tutti, salta tutta la catena del gas.