Da Cristina D’Avena a Sabrina Salerno: come Berlusconi ci ha plasmati con la musica

Silvio Berlusconi ha plasmato la cultura italiana tramite tutti i mezzi possibili: televisione, teatro, cinema, calcio, musica. Già, anche la musica, sebbene questo fatto sia meno noto rispetto alla televisione. E lo ha fatto tramite l’etichetta Five Record.

La Five Record è stata una Etichetta fondata da Berlusconi inizialmente per promuovere i programmi delle sue reti pubblicando le sigle. Quelle musichette che ti entravano nella testa e che non ti uscivano più.

Tuttavia, da quel “semplice” scopo, la Five Record allargherà il proprio raggio di azione, fino a plasmare i gusti musicali degli italiani.

Storia della Five Record, l’etichetta discografica di Berlusconi

Come riporta Rolling stone, la Five Record inizialmente si rivolgeva alle due fasce di età estreme: Over 70 e adolescenti. A gestirla è Augusto Martelli, considerato dagli addetti ai lavori “lounge Zappa”, un fuoriclasse assoluto. Su tutte, abbiamo le sigle dei cartoni animati, tramite le quali si elesse a Regina del genere Cristina D’Avena, consegnandole di fatto un monopolio.

La novità è che, rispetto a quanto accadeva fino agli inizi anni ’80, le sigle sono interpretata da una popstar in carne e ossa, un personaggio riconoscibile sul quale trasferire le proprie passioni televisive di piccoli figli di Canale 5. Tanto che Cristina D’Avena ancora oggi è un mito per quanto erano piccoli allora. Cristina D’Avena vende circa sei milioni di dischi. Berlusconi mostrò dunque ancora una volta di essere un visionario, giacché fino ad allora la discografia che conta la guarda con sufficienza perché fa roba da bambini.

Ma oltre a plasmare gli adulti del futuro, Berlusconi si coccola anche gli anziani del presente. E così mette sotto la sua etichetta Bruno Lauzi (che apparteneva al grande cantautorato genovese degli anni ’60), Gino Paoli (che pubblicò sotto la Five Record 2 dischi che lo rilanciarono, soprattutto grazie al pezzo pop Quattro amici al bar) e Orietta Berti (che riesce a rimanere in auge, rinverdita poi da Fabio Fazio e oggi ancora in auge duettando con gli artisti amati dai giovani).

A loro vanno aggiunti altri cantanti non più giovani ma che hanno scritto pagine importanti della musica leggera italiana tra gli anni ’60 e ’70: Maurizio Vandelli (ex Equipe 84), i Nuovi Angeli, Mino Reitano, Bobby Solo e Little Tony.

La Disco dance italiana

Ma la Five record punta forte anche sulla Disco Dance, lanciando vari nuovi artisti o adeguando altri già nel campo sotto nuove vesti. E così abbiamo i Change di Mauro Malavasi (tra i pochi italiani capaci di far breccia nelle classifiche di Billboard), O’Ggar, un Brando che da leader degli psychobilly Boppin’ Kids si dà sfacciatamente alla pista da ballo oppure act ibridi tra Italo e new wave che puzzano di plastica bruciata, come Robert Bauer o i Fitz del tormentone Audio/Video, che in qualche modo seguono la svolta dei Gaznevada, quella che porta diritto dal post punk alla dance.

Anche la Eurodance ha la sua regina: l’esplosiva Sabrina Salerno. Da soubrette viene trasformata in frizzante cantante: una ragazza solare, disinibita, una material girl spensierata e procace. Farà impazzire adolescenti, giovani e adulti e anch’ella, ancora oggi, ha un grande seguito.

Sabrina Salerno incarna appieno il Girl power di quel decennio. Un mood aggressivo, di rivalsa contro gli uomini, pur non disdegnando di mostrare appieno la propria femminilità e le proprie curve. E Sabrina ne aveva (e ne ha), eccome.

Ci proveranno su questa scia anche Tina, Monique o Angela Cavagna, ma non avranno lo stesso successo.

La Five non poteva non filtrare con la new summer of love, ovviamente a suo modo. Abbiamo Francesco Salvi, che oltre ad essere un simbolo della risata avant/demenziale del Drive In, usa un suono che fino ad allora era alieno per gli italiani. C’è da spostare una macchina, praticamente una cover di The Party dei Kraze, diventa un grandissimo successo in Italia. Altri dischi del genere seguiranno, come ad esempio quelli dei Double Dee.

Anche Jovanotti, sebbene sotto l’ala della FRI di Cecchetto, si appoggerà alla Five. I deejay si trasformano in presentatori televisivi: si pensi a Carlo Conti o Gerry Scotti. Quest’ultimo lancerà anche 2 singoli simil house associati ai suoi programmi, nonostante fosse stonato come una campana.

Ma poco importa. Ciò che conta sono i ritmi, l’apparenza, la spensieratezza, la voglia di non pensare più contrapposta a quella “impegnataanni ’70. E’ un’Italia che vuole divertirsi, sognare, dopo gli anni del terrorismo.

E per farlo, la Five Record propone musica estrema, anfetaminica, quasi una versione harsh noise del pop, una musica di consumo che si autoconsuma, si usa e si getta.

Tanti sono i personaggi che già facevano musica che si buttano nella Pop dance anni ’80: Andrea Centazzo, Carlo Siliotto, Massimiliano Cattapani, Valentina Gautier.

Gli anni ’90: la Five Record diventa RTI Music

Con l’arrivo degli anni ’90, la Five Record capisce che il tempo della Disco dance sia finito, ma non è finito quello della musica commerciale, usa e getta. Si cerca anche qualche sperimentazione nella musica alternativa che stava sorgendo, ma senza esiti.

E così la Five Record diventa dal 1991 la RTI Music e punta sul sicuro con interpreti come Mia Martini, Patty Pravo, Pietra Montecorvino, Celentano. Non solo, sempre per coprire tutte le fasce d’età, produce anche gli emergenti 883, che avranno un grande successo con la loro musica immediata, e Ambra Angiolini. Simbolo della generazione “Non è la Rai“, ma che oggi si atteggia a femminista.

Nel corso degli anni, saranno tanti gli artisti prodotti dalla RTI Music: si pensi a Edoardo Bennato, Marva Jan Marrow, Michele Zarrillo. Nonché tanti personaggi di Mediaset: Fiorello, Lorella Cuccarini, Marco Columbro, Pamela Prati, Fiorella Pierobon, Patrizia Rossetti, Enzo Iacchetti, Laura Freddi, Natalia Estrada. Oltre a quelli già citati prima (Francesco Salvi e Gerry Scotti).

La RTI Music è ancora oggi attiva, sebbene abbia ceduto quasi tutto il suo catalogo già a fine anni ’90 e produca soprattutto raccolte (come di Cristina D’Avena). Del resto, Berlusconi aveva intuito che il mercato discografico aveva le ore contate, come del resto accadrà dal 2000, con il dilagarsi della pirateria online.

Lo stesso disco del duo Berlusconi-Apicella sarà prodotto dalla Universal. Ma non avrà riscontro di pubblico, a parte essere acquistato dalla cerchia dell’imprenditore di Arcore. Il lavaggio del cervello non poteva fare miracoli…

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