E’ uscito nelle sale cinematografiche Mixed by Erry, film diretto da Sydney Sibilia. Regista interessante che ha esordito nel 2014 con Smetto quando voglio, dal quale sono scaturiti altri due sequel.
La pellicola narra le vicende di Enrico Frattasio, detto Erry, giovane originario di Forcella, quartiere “difficile” di Napoli. Il quale, dalla seconda metà anni ’80 e fino al 1991, aveva messo in piedi insieme ai due fratelli un’autentica multinazionale basata sulla pirateria discografica. Creando un vero e proprio marchio: Mixed by Erry.
Un impero economico che diede lavoro a migliaia di persone, tra operai e “indotto“, facendo arricchire anche chi produceva le musicassette utilizzate come supporto fisico. Senza troppo curarsi su cosa davvero venisse registrato su di esse. Fino a quando la Finanza non riesce a porre fine al tutto.
Vediamo la trama e la recensione di Mixed by Erry.
Mixed by Erry trama
Come anticipato nell’incipit, il film ripercorre la vita di Enrico Frattasio, primogenito di tre figli. Gli altri due fratelli sono Peppe e Angelo. Loro padre, Pasquale, contrabbanda bottiglie di whisky e loro gli danno una mano, realizzando un piccolo opificio in casa.
Erry è dunque un “figlio d’arte“, sebbene il padre gli insegni, a suo modo, cosa sia l’onestà.
Vivono a Forcella, quartiere nel cuore di Napoli, nel periodo in cui costituiva il regno del clan Giuliano. Enrico ha la passione per la musica e lavora come commesso in un negozio di elettrodomestici, abbinandoci la creazione di musicassette su richiesta. Durante l’arresto del capoclan, viene pestato da alcuni bulli del posto e il fratello Angelo, per difenderlo, ferisce quasi mortalmente uno di loro, finendo in carcere per tentato omicidio.
Erry sogna di fare il deejay ma manca del “physique du role“. Tuttavia, la sua produzione di musicassette sta iniziando a crescere e così insieme al fratello Peppe decidono di ampliare la loro attività dotandosi di tecnologie più importanti. Pur costretti a ricorrere a prestiti presso uno strozzino.
L’attività cresce a dismisura, al punto da sostituire quella del contrabbando di sigarette, in calo. Arrivando a coprire oltre l’80% della fruizione musicale al Sud e il 27% a livello nazionale. La loro è ormai una casa discografica con tanto di marchio, siglando anche accordi con una multinazionale milanese per la fornitura di musicassette.
Non solo. Arrivano al punto di immettere sul mercato anche una versione non originale delle proprie musicassette. Quindi un falso del falso, anticipando quindi anche la pirateria di se stessi.
Tuttavia, compiono il passo più lungo della gamba e la Finanza li sta alle calcagna…
Mixed by Erry recensione
Il salernitano Sydney Sibilia è sicuramente una interessante realtà della cinematografia italiana. Il suo modo ricercato di raccontare le storie non disdegna altresì un taglio di tipo sorrentiniano. Pur senza scimmiottarlo e dosandolo come si dice in gergo culinario “quanto basta“.
Oltre alla saga succitata di Smetto quando voglio, che ha ottenuto un buon riscontro commerciale, ha segnato il salto di qualità con L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, come riporta Wikipedia, uscito nel 2020.
Mixed by Erry non cede alla tentazione di ricalcare le caratteristiche che contraddistinguono recenti produzioni di successo, che hanno alimentato oltremodo gli stereotipi su Napoli (vedi Gomorra, Mare fuori e tutti i film e le serie Tv che hanno sfruttato la coda).
Bensì, ci riporta ad una cinematografia più vicina ai grandi del passato, come quella di De Crescenzo e Troisi. I quali, pure parlavano dei problemi e dei difetti di Napoli e dei napoletani, ed anche in modo grottesco, ma non perdendo l’attenzione verso il lato poetico e romantico di questa città. Lo stesso gesticolare ed esprimersi dei protagonisti rievoca il grande Massimo.
Sullo sfondo la Napoli degli anni ’80. Non solo palcoscenico delle sanguinose guerre tra clan, ma anche della grande illusione di quegli anni per questa città. Tra le prodezze sul campo di Maradona, i film del succitato Troisi e la musica di Pino Daniele (illusione raccontata qui).
Il cast ben si collima, dove non mancano tanti volti noti della copiosa produzione cinematografica made in Naples dell’ultimo decennio. Per una città diventata la Hollywood italiana. Sebbene buona parte dei film, purtroppo, ne raffiguri soprattutto il lato povero e criminale. Tanto che il già citato Sorrentino, con il suo E’ stato la mano di Dio, risplende come una eccellente eccezione che conferma la regola.
Certo, inevitabilmente la storia è stata romanzata, ma ci sta, non essendo un documentario. Ma riesce a preservare il giusto equilibrio tra cronaca ed esigenze tipiche del mondo in celluloide.
Il regista cerca per tutta la durata del lungometraggio di non commettere l’errore di mitizzare i protagonisti della vicenda. I quali restano comunque dei fuorilegge. Riuscendoci abbastanza, facendo venir fuori soprattutto il loro lato più ingenuo e sognatore. Di chi voleva solo essere un deejay di successo ed invece, con le dovute proporzioni, si è ritrovato a diventare un Escobar della pirateria discografica.