Vietnam, la nuova tigre asiatica tra luci e ombre

Vietnam, la nuova tigre asiatica tra luci e ombre

Il Vietnam da anni sta facendo registrare una strepitosa crescita. Cerchiamo di capirne i motivi, non sempre irreprensibili.

L’aggettivo “tigre asiatica” fu coniato per descrivere la grande crescita economica di due paesi asiatici verso la seconda metà anni ’90: Cina e Corea del sud. Con un adattamento anche per l’Irlanda, che nello stesso periodo fece registrare un importante boom economico: tigre celtica.

Ora l’aggettivo tigre asiatica viene utilizzato per un paese il cui nome rievoca un’atroce guerra che vide contrapporsi, su campo imparziale come ora accade in Ucraina, Stati Uniti d’America e Russia. Vale a dire il Vietnam.

Il paese sta facendo registrare da tempo una formidabile crescita economica, sebbene nasconda non poche ombre. Vediamo cosa accade in Vietnam.

La crescita economica del Vietnam

Fashion Magazine descrive bene la crescita del Vietnam: nel corso del 2023, i ricavi nel mercato dei beni di lusso ammonteranno a 957,2 milioni di dollari e cresceranno annualmente del 3,23% nel periodo 2023-2028.

Sono tanti i marchi di lusso che stanno scegliendo il Vietnam: Dior, Louis Vuitton, Tiffany & Co., Berluti, Santoni e Gianvito Rossi. Colossi che stanno cavalcando la tigre asiatica tramite partner locali collaudati come Dafc. Non solo moda, ma anche turismo di lusso: nella capitale Hanoi stanno per aprire hotel quali Four Seasons, Fairmont, Waldorf Astoria o Ritz Carton.

Secondo un rapporto della Banca Mondiale, le previsioni di crescita del Pil vietnamita, nonostante la difficile situazione globale, sono del 6,3% per il 2023, con un obiettivo di incremento medio annuo, per il periodo 2021-2030, del 7%. Entro il 2050 il Pil pro capite nominale è previsto essere compreso tra i 27 e i 32mila dollari.

La popolazione vietnamita è costituita da 97 milioni di persone, di cui si stima che dai 33 ai 44 milioni facciano parte della classe media. Una cifra che oscilla dal più del doppio a più del triplo rispetto al 2016, quando erano “solo15 milioni. Il che porta una crescita generale, perché si tratta di persone che spendono e fanno girare l’economia.

Un ruolo determinante spetta alla Cina, che per aggirare i dazi imposti dagli Stati Uniti dal 2018 sta dislocando le proprie aziende qui e a Hong Kong.

Cosa c’è dietro la crescita economica del Vietnam

Cosa sta spingendo la crescita economica del Vietnam? Le scelte del governo che si sono adeguate a pieno alla globalizzazione: tanta deregulation che favoriscono le multinazionali pronte a investire. Ma anche investimenti sulle infrastrutture e sul capitale umano, con una crescente scolarizzazione.

Certo, deregulation significa anche meno diritti. In Vietnam i sindacati ci sono, ma sono quasi una farsa. Senza scendere troppo nei particolari, come spiega Vietnam briefing, i sindacati sono difficilmente in grado di esercitare il loro potere come scritto dalla Legge. Nelle imprese, i rappresentanti sindacali sono anche dipendenti dell’impresa, assunti dalla società ed eletti dal collettivo dei dipendenti, ma sotto la raccomandazione / designazione del consiglio di amministrazione della società.

Oltretutto, il capo del sindacato deve essere il direttore finanziario, il direttore delle risorse umane o anche il direttore generale. Insomma, i sindacati possono proteggere gli interessi dei lavoratori solo in una certa misura. Sono considerabili come “un ponte” tra i dipendenti e il consiglio di amministrazione dell’azienda, contribuendo a trasmettere i pensieri e le aspirazioni dei dipendenti ai leader. Ma poi, bisogna vedere se restino solo tali.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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