Ucraina: Lula rifiuta invio di armi, preferendo guerra a povertà

Ucraina: Lula rifiuta invio di armi, preferendo guerra a povertà

Chi è al governo di un paese, dovrebbe sempre sforzarsi di dare priorità ai propri problemi interni per poi aiutare, per quanto possibile gli altri paesi. Del resto, è quanto farebbe un buon padre di famiglia, che difficilmente priverebbe i propri figli di cibo per darlo agli altri.

Non proprio quello che sta facendo da noi la Meloni, la quale ha ridotto, per poi sopprimere, il reddito di cittadinanza. Proseguendo invece negli aiuti all’Ucraina in guerra contro la Russia.

Mentre è ciò che intende fare il presidente del Brasile Lula, fresco di insediamento. Il quale ha risposto picche al cancelliere tedesco Olaf Scholz, in missione ad inizio settimana in Sudamerica per convincere i paesi latinoamericani a dare il loro contributo alla causa.

Lula rifiuta aiuto ad Ucraina per dare priorità a poveri del Brasile

Come riporta L’Indipendente, a differenza di Argentina e Cile, il Brasile ha detto no a propri aiuti militari all’Ucraina.

Queste le parole di Lula, nelle quale si legge anche una critica all’Ucraina per lo scarso sforzo di cercare la pace:

Per un verso, penso che la Russia abbia commesso il classico errore di invadere il territorio di un altro paese, dunque la Russia ha torto»

Ma continuo anche a pensare che se uno non vuole, due non litigano. A volere la pace bisogna essere in due

il Brasile non vuole avere alcuna partecipazione, nemmeno indiretta. Dovremmo cercare chi può trovare la pace tra Russia e Ucraina

In particolare Sholtz, che tra l’altro è il primo premier europeo ad incontrare Lula, aveva chiesto al Brasile di fornire munizioni all’Ucraina per i cannoni antiaerei Gepard di fabbricazione tedesca.

Lula sta tenendo una serie di posizioni che stanno andando contro l’opinione generale che, rispetto al suo predecessore Bolsonaro, sia più allineato all’establishment che governa il mondo. Anzi, proprio Bolsonaro ha consentito alle multinazionali straniere di sfruttare più facilmente suolo e risorse carioche ai danni delle comunità indigene.

Lula ha infatti anche rifiutato di aderire al cosiddetto “club del clima” tedesco, un insieme di Stati che dovrebbero coordinare le loro politiche industriali e climatiche. Distinguendosi anche in questo da Cile e Argentina. Inoltre, fin da subito è stato critico nei confronti di Zelensky, dicendo di lui: «questo ragazzo è responsabile dello scoppio della guerra quanto Putin».

Ed ancora, ha sottolineato l’importante ruolo della Cina nei colloqui di pace, argomento di cui discuterà in una visita programmata a Pechino a marzo. Brasile, Cina e Russia, insieme ad India e Sudafrica fanno parte dei cosiddetti Brics. I paesi ancora chiamati “in via di sviluppo” ma che di fatto hanno ormai superato per egemonia politica ed economica quelli occidentali.

Tra i primi atti del governo guidato da Luiz Inacio Lula da Silva lo sforzo per ripristinare i diritti delle comunità indigene pesantemente penalizzate da Bolsonaro e il lancio di una valuta comune con l’Argentina (di cui abbiamo parlato qui).

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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