Brasile e Argentina verso Moneta unica: chi guadagna e chi perde

Brasile e Argentina verso Moneta unica: chi guadagna e chi perde

L’ipotesi di una moneta unica per tutti i paesi sudamericani, sulla scia di quanto accaduto per i paesi dell’Unione europea, è rimasta fino ad oggi una suggestione.

Del resto, parliamo di paesi politicamente molto turbolenti e spesso in antitesi e concorrenza tra loro. Inoltre, come noto, ancora forte è l’influenza degli Stati Uniti, che lì vi fa il bello ma soprattutto il cattivo tempo. E ha sempre osteggiato un simile progetto.

Tuttavia, proprio i due paesi più importanti, Brasile ed Argentina, sembrano ad un passo nel realizzare qualcosa di storico.

Moneta unica di Brasile e Argentina come funziona

A svelare il progetto è Contropiano, sempre attento alle dinamiche sudamericane. Brasile e Argentina terranno un vertice a Buenos Aires nel corso di questa settimana (durante la quale si terrà anche la Celac, il vertice della Comunità dei 33 Stati dell’America Latina e dei Caraibi) e inviteranno altre nazioni latinoamericane ad aderire. Per il presidente brasiliano Lula si tratta anche del suo primo impegno istituzionale all’estero.

L’attenzione iniziale si concentrerà su come una nuova valuta, che il Brasile suggerisce di chiamare “sur” (sud), possa dare impulso al commercio regionale e ridurre la dipendenza dal dollaro statunitense. Inizialmente, la nuova valuta funzionerà in parallelo con il real brasiliano e il peso argentino.

Secondo le stime del Financial Times, un’unione valutaria che coprisse tutta l’America Latina rappresenterebbe circa il 5% del PIL globale. Una percentuale notevole, visto che l’Euro, che rappresenta l’unione valutaria più grande del mondo, comprende circa il 14% del PIL globale, misurato in termini di dollari.

Parliamo dunque di un terzo di quel valore, ma considerando che parliamo di soli 2 paesi, mentre l’Eurozona ne conta oltre 20.

Altri esempi sono il franco CFA, utilizzato da alcuni Paesi africani e agganciato all’euro, e il dollaro dei Caraibi orientali. Ma molto inferiori rispetto al Pil globale.

Occorre però ricordare anche che per la realizzazione di una Moneta unica tra Brasile e Argentina occorrerà attendere diversi anni. Il Ministro dell’Economia argentino Sergio Massa ha ricordato che l’Europa ha impiegato 35 anni per creare l’euro. E’ anche vero però che la sua realizzazione ha previsto il coinvolgimento di molti più paesi.

Moneta unica tra Argentina e Brasile: chi ci perde?

Brasile e Argentina non parlano per la prima volta di una Moneta unica, ma già ci provano da anni. Ad opporsi per prima alla realizzazione del progetto la banca centrale brasiliana.

Inoltre, sempre sulla sponda carioca, un portavoce del ministero delle Finanze brasiliano ha dichiarato di non essere a conoscenza di un gruppo di lavoro su una moneta comune. Ma che il ministro delle Finanze Fernando Haddad, in un articolo scritto a quattro mani lo scorso anno, aveva parlato di una moneta comune sudamericana ma in formato digitale.

Del resto, proprio un paese sudamericano, El Salvador, è stato il primo al mondo a lanciare una valuta digitale avente corso legale, parallela a quella già in circolazione.

Brasile e Argentina, paesi tra loro nemici-amici (un po’ come Italia e Francia), stanno però già intensificando i propri rapporti commerciali negli ultimi anni. Basti pensare che nei primi 11 mesi dello scorso anno hanno raggiunto i 26,4 miliardi di dollari. Un +21% rispetto allo stesso periodo del 2021. Il loro asse costituisce la forza trainante del blocco commerciale regionale chiamato Mercosur, che comprende anche Paraguay e Uruguay.

Ma chi ci va a perdere e chi guadagnare dalla nascita di una Moneta unica tra Brasile e Argentina? Sicuramente di più la seconda, dato che l’inflazione annuale si avvicina al 100 percento mentre la banca centrale stampa denaro per finanziare la spesa. Nei primi tre anni di mandato del Presidente Alberto Fernández, secondo i dati della banca centrale, la quantità di denaro in circolazione è quadruplicata e la banconota di peso di maggior taglio vale meno di 3 dollari al tasso di cambio parallelo ampiamente utilizzato.

L’Argentina mostra da decenni una forte instabilità economica e il caso dei bonds di un ventennio fa è passato drammaticamente alla storia. Oltretutto, il paese campione del mondo è stato in gran parte tagliata fuori dai mercati internazionali del debito dopo il default del 2020 e deve ancora più di 40 miliardi di dollari al FMI per il salvataggio del 2018.

Il Brasile invece da anni è una solida realtà economica internazionale, facendo parte dei cosiddetti BRICS, che compongono anche Russia, India, Cina e Sudafrica. Certo, non mancano ancora forti contraddizioni interne, con una fetta della popolazione ancora in povertà estrema. Ma proprio Lula aveva di molto ovviato a ciò.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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