Operai Renault ci ricordano come si protesta

La Francia, diciamocela tutta, a noi italiani non sta proprio simpatica. Sarà perché, storicamente, abbiamo subito più torti e depredazioni (ultimo il Monte bianco) da parte loro. Sarà che in tempi più recenti, insieme alla Germania in seno all’Unione europea, ci guarda con disprezzo ed arroganza.

Eppure, da loro ci arriva spesso una lezione. Un memento, relativo a come si protesta davvero. Le rivolte in Francia, sono, come si suol dire, “come Dio comanda“. Quando ci si mettono, i francesi, sono capaci di scioperare ad oltranza, fino ad ottenere quello che vogliono. E non mi riferisco tanto alla protesta dei Gilet gialli, diventata ad un certo punto una farsa.

Ma alla protesta operaia e a quella studentesca, che nel nostro Paese sono diventate soprattutto una fiera cartellonistica, con tanto di passerella politica. O un pretesto per marinare la scuola.

Ultimo esempio ci arriva dagli operai della Renault, che hanno praticamente sequestrato i dirigenti dell’azienda.

Ecco cosa è successo e perché protestano.

La protesta degli operai Renault

renault

Come riporta Contropiano, che cita a sua volta L’Antidiplomatico, in questi giorni 350 dipendenti hanno picchettato lo stabilimento Renault di Fonderie de Bretagne. Finendo per bloccare ben 7 dirigenti per 12 ore.

Ciò in quanto la casa automobilistica francese ha annunciato di voler vendere o addirittura chiudere la struttura.

Il sindacalista della CGT, Maël Le Goff, ha denunciato in un’intervista a RT francese come questa azione si sia resa necessaria dal momento che non c’erano segnali di dialogo da parte della dirigenza dell’azienda. Gli operai hanno agito “semplicemente per poter discutere con loro“.

Le Goff parla di dipendenti in balia da un anno e di autentica presa in giro. Questo uno dei passaggi cruciali dell’intervista:

Ci confermano che non c’è acquirente, siamo sotto il ricatto della decisione della Renault che vuole separarsi da noi. Come al solito, la Renault non mantiene i suoi impegni, annunciati nel maggio dello scorso anno. Per questo usiamo spesso la parola ‘tradimento’, tutte le parole e tutti gli impegni della Renault non sono mai rispettati per la Fonderia di Bretagna

Mentre il picchetto e la mobilitazione è ancora in corso, il sindacalista bretone ha insistito sull’impegno dei dipendenti a voler mantenere gli impegni con l’azienda:

È un know-how generazionale, veniamo tutti da famiglie di fonderie. Come si dice spesso, questa azienda è nostra: […] perché le nostre famiglie ci lavoravano, […] perché vi si investiva denaro pubblico, pagato con le nostre tasse

Perché Renault vuole chiudere

Lo scorso 11 marzo, Renault ha annunciato la decisione di vendere l’impianto e il governo ha annunciato il 26 aprile la creazione di un fondo di 50 milioni di euro per sostenere la riqualificazione dei dipendenti del settore automobilistico, comprese le fonderie in grande difficoltà.

Più in generale, la casa automobilistica francese ha annunciato all’inizio del 2020 un piano di risparmio di oltre due miliardi di euro in tre anni, che prevede in particolare 4.600 tagli di posti di lavoro su 48.000 in Francia. Quindi, quasi un decimo del totale.

Infine, per uscire dalla crisi, il gruppo ha beneficiato di un prestito bancario da cinque miliardi di euro garantito dallo Stato francese.

Renault storia

renault auto

Come riporta Wikipedia, Renault è una casa automobilistica francese fondata nel 1898 a Parigi su iniziativa dell’imprenditore Louis Renault. Durante l’occupazione nazista nella seconda guerra mondiale fu costretta a produrre veicoli e armamenti per il governo invasore. Per questo, il suo fondatore fu anche accusato di collaborazionismo.

Dopo la sua morte, Renault fu nazionalizzata e chiamata Régie nationale des usines Renault. Durante la statalizzazione, diede vita a veicoli di grande successo come la Dauphine (2,5 milioni di auto vendute); la Renault 4 (8 milioni di unità vendute); la Renault 25 o la Fuego, auto di gamma alta vendute a centinaia di migliaia di esemplari.

L’azienda tornò privata nel 1996 e fu ribattezzata Renault SA. Negli anni successivi ha avviato collaborazioni con la svedese Volvo e la giapponese Nissan. Oltre a rilevare la romena Dacia.

Il gruppo Renault-Nissan-Mitsubishi di cui è membro costituente è stato classificato nel 2017 il consorzio automobilistico più grande del mondo.

Nel 2019 FCA propone una fusione che poi sarà respinta. L’ex Fiat ci riuscirà poi con un’altra francese, la Peugeout, dando vita al gruppo Stellantis.

Ironia della sorte, Ceo del gruppo Renault è proprio un italiano: Luca De Meo, che ha lasciato la direzione di Seat (gruppo Volkswagen). Perché loro si intendono di rivoluzioni, ma noi di auto ne capiamo forse di più.

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