Chi era Rosario Livatino, il primo giudice proclamato Beato

Ricordo come fosse ieri quando a scuola ci fecero vedere “Il giudice ragazzino“, film su Rosario Livatino, Magistrato ucciso nel 1990 dalla Stidda. Una organizzazione criminale di stampo mafioso in contrasto con Cosa nostra.

Del resto, i film che vedi da adolescente ti restano impressi per tutta la vita. Come Michael Collins, sull’omonimo patriota irlandese, che mi fece scattare l’amore per la meravigliosa “isola di smeraldo” e il suo popolo. E tanti altri.

Rosario Livatino domenica 9 maggio 2021 diventerà Beato. Un primo passo, si spera, per la santificazione.

Vediamo chi era Rosario Livatino e perché fu ucciso.

Rosario Livatino chi è

livatino foto

Chi è Rosario Livatino? Come riporta Wikipedia, nacque a Canicattì il 3 ottobre 1952. Dopo essersi diplomato presso il liceo classico Ugo Foscolo, nel 1971 si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza di Palermo. Laureandosi con lode 4 anni dopo.

La carriera di Livatino fu fulminea, mosso dalla passione, dalla bravura e dalla sete di giustizia in una terra strozzata dal malaffare. Tra il 1977 e il 1978 prestò servizio come vicedirettore in prova presso l’Ufficio del Registro di Agrigento. Sempre nel 1978, dopo essersi classificato tra i primi in graduatoria nel concorso per entrare nella magistratura italiana, venne assegnato presso il tribunale ordinario di Caltanissetta.

Perché Rosario Livatino fu ucciso

rosario livatino beato

L’anno seguente diventò sostituto procuratore presso il tribunale di Agrigento. Ricoprendo tale incarico fino al 1989, diventando poi giudice a latere.

Come Sostituto Procuratore della Repubblica si occupò fin dagli anni ottanta di indagare non soltanto su fatti di criminalità mafiosa ma anche di tangenti e corruzione. Ecco alcune delle indagini più importanti che istruì:

  • Nel 1982 sulle cooperative giovanili di Porto Empedocle, in particolare sui criteri con cui erano finanziate dalla Regione Sicilia
  • inchiesta su un giro di fatture false o gonfiate per circa 52 miliardi di lire che gli imprenditori catanesi Carmelo Costanzo, Mario Rendo, Gaetano Graci ed altri ottenevano in tutta la Sicilia dalle ditte subappaltatrici per opere mai eseguite o appena cominciate
  • prima grossa indagine sulla mafia agrigentina insieme ai suoi colleghi, poi sfociata nel maxi-processo contro mafiosi della zona. Indagati furono anche politici locali. Per quella che fu successivamente definita Tangentopoli siciliana

Livatino fu tra i primi magistrati ad utilizzare lo strumento della confisca dei beni ai mafiosi. Insomma, dava molto fastidio e non solo alle organizzazioni criminali locali, ma anche alla classe politica di quelle zone.

Su tutte, colpirono le parole, a 8 mesi dalla morte, dell’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Le quali, visto il personaggio, non mi meravigliano più di tanto:

Possiamo continuare con questo tabù, che poi significa che ogni ragazzino che ha vinto il concorso ritiene di dover esercitare l’azione penale a diritto e a rovescio, come gli pare e gli piace, senza rispondere a nessuno…? Non è possibile che si creda che un ragazzino, solo perché ha fatto il concorso di diritto romano, sia in grado di condurre indagini complesse contro la mafia e il traffico di droga. Questa è un’autentica sciocchezza! A questo ragazzino io non gli affiderei nemmeno l’amministrazione di una casa terrena, come si dice in Sardegna, una casa a un piano con una sola finestra, che è anche la porta.

Cossiga, probabilmente, era anche stizzito dal clima di tensione che si creò dopo la sua morte all’interno della stessa Magistratura. E nel rapporto Stato-Mafia, che negli anni a venire divenne ancora più imbarazzante.

I colleghi più fidati di Livatino, Roberto Saieva e Fabio Salamone, denunciarono lo stato di abbandono in cui versavano i magistrati impegnati in prima linea nelle indagini antimafia, costretti a lavorare in condizioni non certo ideali. Situazione nella quale versano di fatto ancora oggi, seppur comunque con nette migliorie rispetto al passato.

Nello stesso periodo, il giudice Francesco Di Maggio, intervistato dal quotidiano L’Unità, affermò: “Dietro la bara di Livatino non può nascondersi tutta la magistratura“. I rappresentanti di tutte le Procure siciliane, riunitisi ad Agrigento per commemorare Livatino (intervenne anche Paolo Borsellino), minacciarono le dimissioni di massa, denunciando l’inerzia dello Stato di fronte all’assassinio dei magistrati.

Dopo un paio di anni trovarono la morte, come noto, anche Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Livatino come fu ucciso

livatino storia

Il 21 settembre 1990, Livatino viaggiava senza scorta sulla SS 640 Caltanissetta-Agrigento, per recarsi in tribunale. Quando, all’altezza del viadotto Gasena (in territorio di Agrigento), mentre era a bordo della sua vecchia Ford Fiesta color amaranto, fu speronato da un’auto.

Tentò disperatamente una fuga a piedi attraverso i campi limitrofi ma, già ferito da un colpo ad una spalla, fu raggiunto dopo poche decine di metri e freddato a colpi di pistola.

Il processo iniziò nel 1991 e proseguì celermente grazie alla testimonianza oculare di Pietro Nava, un agente di commercio originario di Milano che passò lì per caso al momento dell’omicidio. Ma anche grazie alla collaborazione delle persone via via arrestate.

Nell‘ottobre 2001 la prima sezione penale della Cassazione confermò l’ergastolo per Gallea e Calafato, disponendo però lo stralcio per Giuseppe Montanti e Salvatore Parla. Il cui ergastolo sarà comunque confermato l’anno successivo e diverrà definitivo.

Livatino perché Beato

Questi i passaggi decisivi per la beatificazione di Rosario Livatino:

  1. 1993: il vescovo di Agrigento, Carmelo Ferraro, incarica la prof.ssa Ida Abate, che fu insegnante del giudice, di raccogliere testimonianze per la causa di beatificazione
  2. 2011: l’arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, firma il decreto per avviare il processo diocesano di beatificazione, aperto ufficialmente il 21 settembre 2011 nella chiesa di San Domenico di Canicattì. Furono chiamate a testimoniare 45 persone tra cui uno dei 4 killer del giudice, Gaetano Puzzangaro
  3. 2018: viene annunciata la chiusura del processo diocesano, con invio a Roma dei documenti e delle testimonianze per l’esame finale presso la Congregazione delle Cause dei Santi
  4. 2020: Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto riguardante il martirio, aprendo la strada della sua beatificazione. Si fa riferimento anche al fatto che Giuseppe Di Caro, il capo della “famiglia” di Canicattì che abitava nello stesso palazzo in cui vivevano Livatino e i genitori, lo definiva con spregio “santocchio”‘ per via della sua frequentazione quasi giornaliera della chiesa

La cerimonia di beatificazione si svolgerà domenica 9 maggio 2021 presso la Cattedrale di Agrigento, in concomitanza con l’anniversario della visita apostolica ad Agrigento di papa Giovanni Paolo II. Nella quale il Papa polacco esortava i mafiosi a pentirsi.

Livatino è di fatto il primo magistrato beato nella storia della Chiesa cattolica.

Film su Livatino Il Giudice ragazzino streaming

il giudice ragazzino film

Il film del 1994, diretto da Alessandro Di Robilant, narra la vita del giudice Rosario Livatino. Ispirando il titolo dal nomignolo attribuitogli da Francesco Cossiga. Il film parte dall’ingresso in magistratura al suo impegno nella lotta alla mafia, fino all’assassinio avvenuto il 21 settembre 1990.

Girato in diversi Comuni tra Agrigento e Canicattì, vede tra i protagonisti Giulio Scarpati nei panni di Rosario Livatino e Sabrina Ferilli in quelli di Angela Guarnera, la sua compagna. Nel film emergono, tra le altre cose, anche i conflitti tra i due, per l’eccessiva abnegazione al lavoro di Livatino.

Su Youtube è possibile trovare il Giudice ragazzino completo:

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