Da qualche anno, Renzi ha intrapreso un dialogo privilegiato con l’Arabia Saudita, innescando non poche polemiche, alla luce di come vengono gestiti in quel paese i diritti civili.
Ultimo passaggio di questo connubio tosco-saudita la pubblicazione di un editoriale per Arab News, noto per essere vicino alla famiglia reale saudita. Cosa pressoché inevitabile, alla luce della inesistente libertà di stampa “vantata” in quei paesi. Non pago dunque di lavorare con il controverso principe reggente Mohammed bin Salman.
Certo, Renzi le polemiche se le tira proprio, anche per quello che ha scritto in quell’editoriale. Alquanto discutibile.
Approfondiamo anche i motivi per cui Renzi collabora con l’Arabia saudita.
Editoriale Renzi per Arab News
L’editoriale di Renzi per Arab News è consultabile qui. Partiamo dal titolo: “AlUla can be the city of the future, as well as of the past”. Ovvero: “AlUla può essere la città del futuro, così come del passato”.
In questo editoriale, Renzi presenta la regione saudita di Alula come un posto meraviglioso. Una vasta area desertica di circa 22mila mq, nel quale ricade anche il sito patrimonio mondiale dell’Unesco Hegra. Un mix di oasi e diversi antichi siti risalenti a migliaia di anni fa. Oltre ad un centinaio di tombe, di epoca nabatea, scavate nella roccia arenaria.
Ecco un passaggio importante dell’editoriale di Renzi per Arab News:
La regione di AlUla in Arabia Saudita è la prossima grande opportunità per stabilire una destinazione globale per la cultura, la storia, il patrimonio e l’ecoturismo (…) Con il lancio della Commissione reale per il ‘Journey Through Time Masterplan’ di AlUla, AlUla e l’Arabia Saudita stanno seguendo questo approccio inclusivo alla comunità e incentrato sulla cultura. E, come è avvenuto a Matera, la rigenerazione di AlUla sarà costruita sul rispetto della cultura del passato
Non mancano poi citazioni, come quella di Dostoevskij: “la bellezza salverà il mondo”. Ed esalta la “sostenibilità economica, ambientale e sociale” del progetto di Bin Salman.
Tutto molto bello insomma. Peccato che quest’ultimo sia il mandante dell’omicidio di Kashoggi. Oltre a guidare un paese che viola sistematicamente i diritti civili e politici, oltre ad avere un rapporto ambiguo con alcuni gruppi terroristici islamisti.
Perché Renzi collabora con Arabia Saudita
Come sottolinea TheSubmarine, Renzi avrebbe un ruolo di tutto rispetto all’interno della piattaforma FII. Della quale ormai fanno parte diversi politici ed ex politici occidentali.
I primi rapporti risalgono al 2017, ma da inizio 2021 c’è stato un salto di qualità. Renzi è infatti entrato nell’advisory board dell’FII, praticamente la sezione che si occupa di intelligenza artificiale, robotica e cybersicurezza. Gli incontri del board si tengono quattro volte l’anno, e i componenti devono essere presenti fisicamente almeno una volta l’anno. Il che gli frutterebbe 80mila dollari l’anno.
Il suo compito sarebbe di dare consigli tecnici “su come usare la cultura nelle città, che è un possibile driver del cambiamento del paese mediorientale”.
Forse ha fatto breccia nel cuore impregnato di petrolio dei sauditi la trasmissione di Renzi “Firenze secondo me”, nella quale l’ex Sindaco di Firenze si presentava come un nuovo Alberto Angela. Ignari forse che sia stata chiusa per il misero 2% di share. Praticamente il suo peso elettorale.
Perché rapporti tra Renzi e Arabia Saudita sono discutibili
Renzi ha descritto il principe saudita Mohammed Bin Salman come uomo di “grandi capacità, un sovrano assai più riformista del padre, e propugnatore di un’Arabia Saudita moderna e più rispettosa del ruolo delle donne“.
Peccato però che in Arabia Saudita le donne abbiano ancora in una posizione di netta subordinazione e molte attiviste sono oggetto di gravissimi abusi da parte del governo. Si pensi a Loujain al-Hathloul e Mayaa al-Zahrani, condannate lo scorso dicembre a cinque anni e otto mesi di prigione dal Tribunale penale speciale. Con l’accusa di “agitazione, aver eseguito un programma politico estero, e aver usato internet per destabilizzare l’ordine pubblico.”
Il tribunale ha poi ridotto le due sentenze a due anni e dieci mesi e, dato che il calcolo è partito da maggio 2018, le due donne sono rimaste in carcere per altri 3 mesi.
Oltre a ciò, dal 2015 Riad guida una coalizione che è impegnata in una guerra sanguinaria contro i ribelli Houthi in Yemen. Una guerra atroce, dimenticata dall’occidente (ne ho parlato qui).
Ad inizio 2021, tra l’altro, è emerso pure che Aramco, la più grande compagnia petrolifera del mondo di proprietà dello stato saudita, dichiara circa la metà del proprio carbon footprint. Cosa significa ciò? Che l’azienda esclude dalle proprie dichiarazioni agli investitori le emissioni di gran parte delle proprie raffinerie e dei propri stabilimenti chimici. Allocati in siti internazionali o in comproprietà.
Renzi si muove e ragiona come un normale cittadino. Un libero professionista che, come tanti, cerca di fare affari coi ricchi paesi sauditi. Ignorando però di avere ancora un ruolo istituzionale in Italia, almeno come capo politico di un partito che, pur nella esiguità del suo peso elettorale, siede nella maggioranza che sostiene il Governo, vanta ministri nell’esecutivo Draghi, è presente in molte assise e governi locali e nel Parlamento europeo.