Reddito di cittadinanza: verso rivolta sociale? Prime proteste all’Inps

Reddito di cittadinanza: verso rivolta sociale? Prime proteste all’Inps

Tra Napoli e Caserta sono iniziate le prime proteste contro la soppressione del Reddito di cittadinanza. Si rischia allargamento.

E venne il giorno. Come promesso dal centro-destra in campagna elettorale, il Reddito di cittadinanza è stato soppresso: 169mila famiglie italiane hanno ricevuto un sms dall’Inps per essere informate che a partire da agosto sarebbe scattato lo stop al reddito o pensione di cittadinanza.

Si tratta di quelle famiglie dove non ci sono componenti disabili, minori o “over 65”. Nell’sms si legge poi una frase sibillina:

in attesa eventuale presa in carico da parte dei servizi sociali

Nonostante il fatto che questo provvedimento sia stato annunciato da mesi, non sono mancati primi focolai di rivolta, soprattutto presso le sedi Inps. Mentre molti sindaci del Sud – dove come noto il reddito di cittadinanza è diffusamente percepito – si sono detti perplessi e preoccupati per l’impatto sociale che questa soppressione avrebbe comportato.

Prime proteste contro l’Inps per soppressione del Reddito di cittadinanza

Come riporta Avvenire, subito sono scattate, in particolare nella zona di Napoli (la Campania era al primo posto per il maggior numero di Redditi pagati) le proteste degli ormai ex percettori. Centinaia di persone hanno chiamato le sedi Inps di Napoli e provincia per avere chiarimenti in merito ai nuovi requisiti.

Nella mattinata, alla sede Inps di via De Gasperi, a Napoli, due persone hanno avuto un alterco con i vigilantes all’ingresso. Sul posto è intervenuta una pattuglia della polizia. Anche a Calvizzano, un comune dell’area a nord di Napoli, sono state numerose le persone che si sono recate negli uffici per chiedere ai funzionari cosa fare.

Numerose le persone che si sono recate anche presso le sedi delle municipalità, a partire da quella di Scampia. Nella sola Campania sarebbero quasi 37mila, circa il 22% del totale, gli sms arrivati a famiglie beneficiarie del reddito di cittadinanza.

Comunque, circa la metà di loro, dopo la “pausa” di agosto, da settembre dovrebbero ricevere i 350 euro previsti dalla riforma come contributo per la formazione al lavoro da trovare.

Il reddito di cittadinanza andava sicuramente migliorato, per esempio potenziando e attivando i centri per l’impiego. Come del resto la riforma giallo-verde prevedeva, ma molte regioni non hanno dato seguito ai concorsi per le assunzioni dei Cpi.

Sarebbe bastato far lavorare i percettori nel numero di ore proporzionale all’importo ricevuto. E invece, a parte qualche buon esempio qua e là, soprattutto in Lombardia, poco è stato fatto. Il Rdc ha avuto anche “il merito” di portare a galla lo sfruttamento imperante in certi settori, come la ristorazione o il turismo. Questi primi focolai rischiano di incendiare il paese.

Meglio investire quei soldi per la “campagna di Russia“, la Meloni peraltro è fresca di investitura da parte di Biden e Kissinger.

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Pubblicato da Carlo Brigante

Mi definisco un "ribelle" del web

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