Violenza sulle donne: il fallimento dei Centri di recupero per uomini

Violenza sulle donne: il fallimento dei Centri di recupero per uomini

Sono almeno 4 ad oggi, le donne assassinate da uomini che avevano intrapreso un percorso in un Cuav, Centro per uomini autori di violenza

Non si arrestano i casi di cronaca inerenti alla violenza sulle donne. Neppure il tempo di riportare un caso in una zona d’Italia, che ecco che se ne consuma un altro altrove. Da Nord a Sud, italiani e stranieri, mariti, fidanzati, uomini respinti, semplici corteggiatori, padri e fratelli padroni, talvolta anche figli ai danni di chi li ha messi al mondo.

Ogni governo inasprisce le pene, sprona alla denuncia, fa proclami. Ma i dati restano drammatici, se non pure peggiori. La questione è culturale, il fallimento parte dalle famiglie e prosegue nelle scuole. Ma c’è un altro dato che parla di fallimento.

Sono almeno quattro, fino ad oggi, le donne assassinate da uomini che avevano intrapreso un percorso in un Cuav, Centro per uomini autori di violenza. Un istituto che dunque, non sta certo prevenendo un innalzamento del livello di pericolosità degli autori di stalking o maltrattamenti. La vittima è duplice: la donna, ma anche l’uomo stesso, che non viene aiutato nell’evitare un folle gesto, un crimine.

Cosa sono i Centri per uomini autori di violenza (Cuav)

Come riporta Nadia Somma, attivista presso il Centro antiviolenza Demetra, sul suo blog su Il fatto quotidiano, i requisiti dei Cuav sono stati definiti, nel settembre del 2022, nel documento dell’Intesa Stato Regioni. Anche se le associazioni dove gli autori di violenza possono fare percorsi finalizzati a interrompere comportamenti violenti esistono da almeno una quindicina di anni (sono nati come Cam – Centro Ascolto Uomini Maltrattanti). Oggi ve ne sono di pubblici e privati.

Un’inchiesta approfondita sui limiti dell’Intesa è stata realizzata da Maddalena Robustelli, nell’articolo Dubbi sulla normativa prevista per i centri riabilitativi degli uomini maltrattanti pubblicato nel settembre del 2022 su Noi Donne.

Violenza sulle donne: il fallimento dei Centri per uomini autori di violenza (Cuav)

Come sottolinea sempre la Somma, una delle criticità riguarda le metodologie di intervento e gli approcci al problema della violenza che sono diverse tra i Cuav. Ci sono quelli che rilasciano relazioni positive sulle capacità genitoriali di uomini maltrattanti e altri che si prodigano affinché gli uomini in percorso possano vedere i figli anche se le ex sono in protezione in una Casa Rifugio.

Ci sono donne che raccontano di continuare a subire vessazioni dagli ex , soprattutto di tipo psicologico e manipolativo, anche dopo la conclusione del percorso. L’associazione D.i.Re mette in evidenza da anni i limiti e le criticità dei Cam-Cuav, ma le critiche sono rimaste inascoltate dalle istituzioni.

Queste le conclusioni di Nadia Somma:

Questi percorsi in quale misura contemplano la decostruzione degli stereotipi appresi, dei pregiudizi, dei modelli di relazione tra uomini e donne che sono stati interiorizzati? Fino a che punto mettono in discussione la mascolinità identificata col dominio?

Sono nodi che possono essere sciolti dopo anni di elaborazione personale, pochi mesi non sono sufficienti. Oggi i Cuav rischiano di essere scorciatoie per evitare misure cautelari che potrebbero salvare la vita alle donne con l’aggravante di offrire, agli autori di violenza, ciò che è loro più conveniente. I Cuav che quindici anni fa si proposero come strumento per tutelare maggiormente le donne, dovrebbero essere i primi a criticare il documento dell’Intesa e a chiedere la modifica del Codice Rosso che concede la sospensione condizionale della pena agli uomini che accolgono

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Pubblicato da Valeria Marano

Appassionata di Gossip e curiosità.

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