Vediamo perché Matera vuole passare dalla Basilicata alla Puglia e i precedenti.
Le richieste di trasferimento verso altre regioni o province è quasi all’ordine del giorno in Italia. Amministratori di turno che cercano di porre fine al malcontento dei cittadini che rappresentano (magari anche per una questione di visibilità e populismo), i quali si sentono trascurati dall’ente locale che dovrebbe offrire loro servizi adeguati e i giusti diritti spettanti. Ci sono casi che però fanno più discutere di altri, per il rilievo del territorio pronto a fare il salto. Come il caso di Matera – famosa per i Sassi – che vorrebbe fare i bagagli e trasferirsi in Puglia dalla Basilicata su cui a malavoglia giace.
Del resto, si tratta di un diritto sacrosanto sancito dalla nostra Costituzione. Nella fattispecie, l’articolo 132, che recita, tra le altre cose:
Si può, con l’approvazione della maggioranza delle popolazioni della Provincia o delle Province interessate e del Comune o dei Comuni interessati espressa mediante referendum e con legge della Repubblica, sentiti i Consigli regionali, consentire che Provincie e Comuni, che ne facciano richiesta, siano staccati da una Regione ed aggregati ad un’altra
Perché Matera vuole passare in Puglia
Come riporta Libero, a promuovere l’iniziativa sono 2 ex senatori della repubblica, di centro e centrodestra: Tito di Maggio e Corrado Danzi. I quali, presso il municipio di via Aldo Moro hanno portato le cinquanta firme raccolte necessarie per avviare un iter referendario. Che cita:
Vuoi che d’ora in avanti Matera faccia riferimento a Bari e non a Potenza?
Sì, No.
Gli altri passaggi necessari sono: il Consiglio comunale materano ha quindici giorni di tempo per ammettere o no l’istanza referendaria. Dopodiché i proponenti dovranno raccogliere le sottoscrizioni dei cittadini in due mesi e, una volta depositate quelle, ci saranno altri 120 giorni per organizzare le urne.
Tra le motivazioni dietro la richiesta di passare alla provincia di Bari, di recente in grande ascesa con località come Monopoli e Polignano a mare con tanti turisti in estate (che si aggiungono a località ormai garanzia di turismo come Alberobello), così come lo stesso capoluogo barese, che fa sfoggio di un centro storico e di un lungo mare finalmente restituiti alla loro bellezza.
“Siamo stanchi di subire lo strapotere di Potenza“, tuonano:
la città deve ricevere l’attenzione che merita. C’è una chiara volontà da parte dei politici ponentini di recuperare a sé il centro della Regione, il che può anche essere legittimo ma noi materani non possiamo assolutamente tollerare che si vada oltre. Siamo e ci consideriamo apripista per quello che è il progetto delle “macroregioni”
Certo, se la cosa si realizzasse davvero avrebbe del clamoroso. La Puglia – tra le regioni più gettonate d’Italia dal punto di vista turistico, aggiungerebbe al suo già vasto patrimonio costituito da bellezze paesaggistiche, siti culturali ed enogastromia apprezzata in tutto il mondo – si fregerebbe di un altro luogo d’interesse incredibile.
Mentre di contro la Basilicata, regione già in sofferenza dal punto di vista economico e in termini di visibilità, perderebbe un pezzo fondamentale, per un colpo forse decisivo e letale.
I tanti altri casi
L’Italia, si sa, è stata unita con la colla dai Savoia. Mossi da potentati stranieri (quelli che ancora oggi influiscono sulle sorti italiche ed europee) e dai propri interessi finanziari. E questo fatto riemerge spesso come la vernice vecchia sotto quella fresca, tra lotte campanilistiche varie ed eventuali da nord a sud.
Le richieste di passare ad altra amministrazione, passate e presenti, non si contano. Negli stessi giorni, nella zona opposta d’Italia, gli abitanti di Colico (8mila persone in provincia, per ora, di Lecco), in Lombardia, si sono riuniti in un comitato per chiedere l’”annessione” a Sondrio. Anche per affiancare due brand turistici di successo come il lago di Como e la Valtellina. Forse anche in vista delle Olimpiadi invernali del 2026. Dunque, campanilismo certo, ma in questo caso anche marketing strategico.
E, ancora, Casteldelci e Maiolo, sono passati all’Emilia Romagna dalle Marche nel 2009. L’anno prima Lamon ha lasciato il Veneto per il Trentino Alto Adige, nello stesso periodo Caponago e Lentate sul Seveso sono diventati brianzoli salutando Milano.
Proprio nel 2009, un barista di Bisaccia – comune in provincia di Avellino, ultimo della Campania prima della Puglia – ci aveva parlato della volontà del comune di passare sotto l’amministrazione pugliese. Poi non se ne fece più nulla. Ma magari torneranno alla carica, chissà ispirati proprio da Matera.
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Matera e molti altri comuni hanno in comune con la Puglia un substrato storico e linguistico, parlandosi in essi dialetto barese e non già potentino o della zona Lausberg. Penso che Matera con Altamura Gravina e Gioia del Colle con questi comuni, potrebbero perfino fare la settima provincia pugliese.