Con l’arrivo della “bella stagione“, torna il solito problema che nessuno voglia fare il lavoro stagionale. Ovvero, quel lavoro che nasce e si esaurisce nel giro di una stagione, poiché chiama a svolgere mansioni tipiche di quel periodo.
Il lavoro stagionale caratterizza soprattutto il settore turistico e agricolo. Nel primo caso, l’estate e l’inverno chiama a raccolta un certo tipo di professioni specializzate. Soprattutto nel campo della ristorazione, dell’intrattenimento e della gestione delle strutture.
Il secondo, la raccolta di determinati prodotti che vengono fuori solo in determinati periodi dell’anno. E la mancata raccolta vanifica il lavoro della coltivazione e innesca l’innalzamento dei prezzi.
Ora, torna i dibattito sul fatto che nessuno voglia fare il lavoro stagionale. E il reddito di cittadinanza viene visto come il principale imputato.
Ma è davvero così? Non proprio.
Lavoro stagionale e Reddito di cittadinanza: come risolvere il problema
In effetti, il reddito di cittadinanza invoglia i percettori a starsene a casa a non fare nulla. Poiché, a fronte di un lavoro faticoso pagato in modo eguale, poco meglio o addirittura peggio, conviene fare così.
E’ facile chiamare sfaticati ragazzi che devono svolgere il lavoro stagionale in stabilimenti balneari, lavorando dal mattino presto al tardo pomeriggio. Toccando anche le 12 ore al giorno in altissima stagione.
E sappiamo quanto lavoro nero viene impiegato per questi lavori estivi. O anche lavoro grigio. Nel senso che in busta paga viene riportata una cosa, ma poi nella realtà importi ed ore effettive di lavoro sono completamente differenti. I primi ben più bassi, a fronte delle seconde ben più alte.
Inoltre, come ricorda Il Fatto quotidiano, che riporta i dati forniti dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro, è proprio nei comparti della ristorazione e dell’alloggio che si riscontrano tassi di irregolarità vertiginosi. Che superano il 70%. Ovviamente il turismo detiene il primato, per forza di cose, per numero di violazioni.
Il reddito di cittadinanza ha semplicemente scoperchiato un problema da sempre esistente in Italia: lo sfruttamento dei lavoratori. Certo, per alcuni lavori non si può chiedere la stabilizzazione, poiché, per loro natura si esauriscono col finire della stagione. Tuttavia, buste paga ben più pesanti e veritiere, e rispetto di orari e di condizioni di lavoro, renderebbero tutto molto più incentivante.
Certo, non è facile, poiché, soprattutto dopo la stagione estiva scorsa passata in sordina, le strutture hanno guadagnato molto meno. Dunque si caricherebbero di un fardello ulteriore. Ma è anche vero che in epoca pre-Covid, ci hanno marciato non poco. Tra prezzi in molti casi assurdi, concessioni balneari al limite del ridicolo e appunto sfruttamento della manodopera.
Del resto, già Marx ne Il Capitale ce lo insegnava. Laddove non è più possibile fare leva sulla merce, occorre puntare al numero delle ore svolte e alla retribuzione per aumentare i profitti.
C’è anche da dire che le strutture balneari o invernali ti fanno guadagnare solo alcuni mesi l’anno. E dunque si cerca di spremere quanto più possibile il limone. Ma quando si scelgono certe attività, bisogna essere consapevoli. E anziché prendersela con dipendenti o clienti, occorre ingegnarsi per sopravvivere tutto l’anno (per esempio, migliore gestione del denaro guadagnato o fare attività aggiuntive nei periodi di ferma).
Reddito di cittadinanza non parte del problema
Il Reddito di cittadinanza è solo parte del problema. Perché pagare centinaia di migliaia di persone per non fare nulla, è altrettanto vergognoso. Tali persone andrebbero impiegate in lavori di pubblica utilità, in base alle loro attitudini professionali e in proporzione all’importo percepito.
Anche sul Reddito di cittadinanza sono stati commessi molti errori. Oltre alla questione del mancato utilizzo dei percettori, ci sono anche gli scarsi controlli alla fonte di chi ne ha davvero diritto e il ruolo inutile dei Navigator.
Il discorso del Lavoro stagionale Vs Reddito di cittadinanza è quindi molto complesso e non può essere ridotto alla scarsa voglia dei ragazzi. Andrebbero affrontate più questioni, che vengono messe in gioco solo quando la stagione sta per iniziare. E ci si accorge del problema, come sempre, troppo tardi.
Non darò il mio voto a Catello Maresca, che è un ottimo magistrato ma, secondo me, se fosse eletto non sarebbe un buon sindaco. Avrei dato il mio voto a Francesco Borrelli, che ha toccato con mano i problemi di Napoli, è un uomo onesto an che intellettualmente, ha polso e potrebbe espletare ottimamente il suo mandato. Peccato che non s presenti.