Il caso di due 13enni stuprate da un branco riporta alla luce i problemi del Parco verde di Caivano. Dove si contano altri precedenti.
“Lascia perdere, Jake, è Chinatown“. Con questa frase, che dice tutto, si chiude il bellissimo film giallo del 1974 del maestro Roman Polanski, con il grande Jack Nicholson. Con la quale il detective protagonista viene invitato a non indagare oltre sulla morte di una giovane ricca, dietro cui c’è una storia di incesti che riguarda l’alta società. Bene, si potrebbe tranquillamente parafrasare per il quartiere Parco verde di Caivano.
Un quartiere popolare, tipico agglomerato di periferia fatto di scatoloni di cemento dove rinchiudere persone difficili, ma che finiscono per trasformarsi, molto spesso, in comode piazze di spaccio. Un po’ come le tristemente famose vele di Scampia, diventate tali ancora di più grazie alla serie Tv Gomorra, i quartieri popolari di Ponticelli o Barra, o, restando nell’area Nord della vasta provincia di Napoli, le Salicelle di Afragola (delle quali abbiamo scritto qui).
Il Parco verde di Caivano è di nuovo passato ai disonori delle cronache per un caso che riguarda minorenni, il quale fa il paio con quanto accaduto in Sicilia pochi giorni fa: all’inizio di luglio due cuginette di appena 13 anni sono state violentate da un gruppo di adolescenti.
Come riporta Il Giornale, in sei avrebbero abusato delle ragazzine; tra loro solo un maggiorenne. Per le 13enni, i giudici hanno deciso il trasferimento in una casa famiglia fuori Caivano, lontano da quel luogo dell’orrore. Purtroppo sono tanti i casi simili.
Parco verde di Caivano, gli altri casi di cronaca
Tanti, purtroppo, i precedenti che parlano di abusi su minori, talvolta sfociati in omicidi: nell’isolato numero 3, a giugno del 2014 fu uccisa Fortuna Loffredo, una bambina di 6 anni fu lanciata dall’ottavo piano dell’appartamento dove abitava. E’ stato condannato un vicino di casa (ricordiamo poi l’uscita infelice sul caso dell’intellettualoide Corrado Augias)
Appena un anno prima, nel 2013, Antonio Giglio, un bambino di 4 anni, cadde in circostanze misteriose dal settimo piano della sua abitazione, nello stesso isolato di Fortuna Loffredo. Sulla morte del piccolo Antonio ha indagato la procura di Napoli Nord, dopo i primi due anni in cui si era pensato a un semplice incidente. Nel 2021 i genitori, sospettati di aver ucciso il figlio, sono stati assolti.
Parco verde di Caivano nota piazza di spaccio europea
E poi c’è la droga. Il Parco verde di Caivano è conosciuto in Italia e in Europa come contenitore strategico di numerose piazze di spaccio. Gli ultimi dati sono agghiaccianti: delle circa seimila persone che abitano nel quartiere, quasi mille, compresi i bambini, vivono con i proventi del traffico di sostanze stupefacenti. Da qui parte la droga che arriva in ogni regione della Penisola.
Le parole del parroco Don Maurizio Patriciello
Sconsolato Don Maurizio Patriciello, parroco della zona che da anni si batte sia contro la criminalità che insiste sul territorio, sia contro la Terra dei fuochi, mai realmente risolta. Tra le altre cose, ha così commentato l’accaduto:
Mi dispiace dirlo ma questo è un quartiere che non doveva mai nascere: qui sono state ammassate tutte le povertà. E poi cosa si è fatto?
E sugli stupratori:
Sono vittime della povertà educativa. La pornografia è ormai una vera emergenza. Ma cosa si fa?
Infine, ha invitato la Premier Meloni a recarsi sul posto. Chissà se potrà. Magari è troppo impegnata a risolvere i problemi degli ucraini, come Usa comanda.
La storia del Parco Verde di Caivano
Il Parco Verde di Caivano è nato inizialmente come alloggio per i quasi 300mila sfollati del pesante terremoto dell’Irpinia del 1980. Terremoto che ha ucciso definitivamente il sud, separando il Mezzogiorno dal resto dell’Italia.
Costò 1.500 miliardi di vecchie lire allo Stato italiano e diventò un rione permanente in un Comune a Nord di Napoli che conta quasi 36mila abitanti, ai confini con Caserta (in particolare il comune di Marcianise). Pesantemente, come detto, vittima anche di inquinamento sia industriale che illegale.
Insomma, il solito insieme di scatoloni di cemento che fa comodo a tutti: alle istituzioni, che così possono tenere concentrati in un unico spazio persone “difficili“, ma anche alla Camorra, che può attingervi per lo spaccio di droga o per trovare facile manovalanza.