Il 23 novembre 1980 ricorre il drammatico anniversario del terremoto che ebbe come epicentro l’Irpinia. Colpendo duramente anche zone interne della provincia di Salerno e la provincia di Potenza nella confinante Basilicata.
Un terremoto che segnò la fine definitiva del Mezzogiorno d’Italia, con molti paesini, già vittime di un massiccio fenomeno migratorio giovanile e di arretratezza infrastrutturale, che morirono definitivamente. Non riuscendosi più a riprendere.
“Ho visto morire il sud“, scriverà di li a poco Alberto Moravia su L’Espresso, il 7 dicembre 1980.
Oltre al pesante sisma, ovviamente, influirono sul bilancio finale delle vittime anche:
- le costruzioni edili sbagliate
- i soccorsi arrivati con grave ritardo (fu proprio questo evento a spingere per la nascita di una Protezione civile che coordinasse i soccorsi)
A ciò aggiungiamoci la malapolitica, che non poco speculò sui soldi della successiva lenta ricostruzione in commistione con la Camorra.
Detto ciò, particolarmente toccante, perché annovera in modo rilevante tra le vittime i bambini, è la storia di Balvano. Paese in provincia di Potenza. Ripercorriamo la storia del terremoto irpinia 1980, il numero delle vittime e le responsabilità [sta_anchor id=”irpinia”]politiche[/sta_anchor].
Terremoto irpinia 1980 storia
Come riporta Wikipedia, il terremoto si verificò alle 19:34:53 di domenica 23 novembre 1980. Una forte scossa che durò circa 90 secondi, con un ipocentro di circa 10 km di profondità e che colpì un’area di 17.000 km². Compresa tra Avellino, Salerno e Potenza.
Questi i comuni più duramente colpiti (X grado della scala Mercalli):
- Castelnuovo di Conza
- Conza della Campania
- Laviano
- Lioni
- Sant’Angelo dei Lombardi
- Senerchia
- Calabritto
- Santomenna
Interessata pesantemente anche Napoli: a Poggioreale crollò un palazzo in via Stadera, causando 52 morti. Ma probabilmente si trattò di difetti di costruzione, dato che il palazzo “gemello” di fianco restò integro.
Dei 679 comuni che costituiscono le otto aree interessate globalmente dal sisma (Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia), 506 (il 74%) sono stati danneggiati.
Trentasei comuni della fascia epicentrale hanno avuto circa 20.000 alloggi distrutti o irrecuperabili. In 244 comuni (non epicentrali) delle province di Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Foggia, Napoli, Potenza e Salerno, altri 50.000 alloggi hanno subito danni da gravissimi a medio-gravi. Ulteriori 30.000 alloggi lo sono stati in maniera lieve.
I mass-media registrarono la portata del Terremoto Irpinia 1980 solo dopo diverse ore, se non giorni. Alla storia è passato il titolo in prima pagina de Il Mattino di Napoli del 24 novembre: Un minuto di terrore – I morti sono centinaia.
Ma ancora di più l’esortazione del titolo in prima pagina del 26 novembre che riportata con caratteri cubitali: FATE PRESTO. Spesso riutilizzato anche di recente quando si verifica un evento drammatico che richiede immediato intervento.
La vergognosa ricostruzione post- terremoto Irpina 1980
Ci fu una enorme speculazione post-terremoto, con tanti soldi spariti o dirottati verso comuni che non ne avevano particolare bisogno. Il che ebbe pesanti ripercussioni per la ricostruzioni dei Comuni realmente colpiti in modo severo dal sisma.
Basta solo dire che i Comuni beneficiari, dagli iniziali 339 finirono per diventare 687. Praticamente quasi l’8,4% del totale dei comuni italiani. In pratica, è come se quasi un Comune italiano su 10, fosse stato colpito dal terremoto.
Oltre alle abitazioni, gravi danni furono inferti anche alle piccole-medie imprese e alle attività artigiane. Con la perdita di migliaia di posti di lavoro e danni patrimoniali per decine di migliaia di miliardi di lire.
I miliardi in favore del rilancio industriale non mancarono, sul modello del terremoto del Friuli. Tuttavia, il meccanismo di captazione dei fondi pubblici prevedeva la costituzione di imprese che fallivano non appena venivano intascati i contributi. I finanziamenti arrivarono talmente concentrati da non riuscire ad essere spesi.
In sette anni, ventisei banche cooperative aprirono gli sportelli nella zona terremotata (nove nella sola provincia di Avellino), arrivando a fare prestiti alle imprese del Nord Italia.
Per rilanciare venti zone industriali tra Campania e Basilicata vennero stanziati 7.762 miliardi di lire (circa 8 miliardi di € del 2010). Il costo finale fu dodici volte superiore al previsto in provincia di Avellino e diciassette volte in provincia di Salerno. Secondo la relazione finale della Corte dei Conti,[31] i costi per le infrastrutture crebbero fino a punte «di circa 27 volte rispetto a quelli previsti nelle convenzioni originarie». Il 48,5% delle concessioni industriali (146 casi) venne revocato.
Secondo una recente stima di Sergio Rizzo (co-autore del libro La casta) la stima dei danni del terremoto Irpinia 1980 supererebbe i 66 miliardi di euro.
Terremoto Irpinia 1980 inchieste giudiziarie
Nell’inchiesta Mani sul terremoto, saranno coinvolte 87 persone tra cui:
- Ciriaco De Mita
- Paolo Cirino Pomicino
- Salverino De Vito
- Vincenzo Scotti
- Antonio Gava
- Antonio Fantini
- Francesco De Lorenzo
- Giulio Di Donato
- il commissario Giuseppe Zamberletti
Il lungo processo si concluse nell’ottobre del 1988 con la sentenza
Secondo i giudici del tribunale romano chiamato a giudicare sulla controversia, era giusto scrivere che i fondi del terremoto transitavano nella banca di Avellino e che la Popolare è una banca della Dc demitiana
L’Unità non tardò a pubblicare il 3 dicembre un articolo in prima pagina dal titolo eloquente: «De Mita si è arricchito con il terremoto»
Durata terremoto Irpinia 1980
La durata del terremoto Irpinia 1980 è stato quantificato in 1 minuto e 30 secondi.
Vittime terremoto Irpinia 1980
Quante furono le vittime del terremoto Irpinia 1980? I dati più accreditati parlano di oltre 2900 vittime. 2.914 per la precisione.
I feriti furono 8.848, gli sfollati 280.000. Le abitazioni distrutte o danneggiate 362.000. Le Regioni colpite furono 3: Campania, Basilicata e Puglia.
La strage di bambini a Balvano
Come riporta Potenza News, a Balvano, Comune in provincia di Potenza, le vittime furono in totale 77. Di cui 65 bambini.
Le vittime erano raccolte nella Chiesa della S. Maria Assunta, nella consueta messa serale. Ironia della sorte, quella sera particolarmente affollata (400 presenti) poiché presenziarono anche i padri Predicatori.
Quel terremoto non solo ha distrutto una intera generazione, ma ha lasciato ferite indelebili nella popolazione locale di Balvano. Tanto che il sindaco di allora, nonché medico, Enzo Di Carlo, parlò di 1 abitante su 10 con problemi di ansia e depressione. Non mancando anche casi di schizofrenia e psicosi. Con un rilevante aumento nell’uso di psicofarmaci tra la popolazione.
Come riporta Wikipedia, attualmente Balvano registra 1799 abitanti e già nel 1944 fu triste palcoscenico di un’altra sciagura: quella del treno 8017, il numero del convoglio ferroviario coinvolto. Nella quale morirono 517 morti, benché le stime siano tuttora oggetto di discussione e il numero potrebbe essere maggiore, arrivando a oltre 600 vittime.
Il disastro di Balvano è il più grave incidente ferroviario per numero di vittime accaduto in Italia e uno dei più gravi disastri ferroviari della storia. Fu provocato dalla grande concentrazione di monossido di carbonio.