Numero 88 abolito sulle maglie: l’ultima idiozia in nome dell’anti-semitismo

Numero 88 abolito sulle maglie: l’ultima idiozia in nome dell’anti-semitismo

Il Governo Meloni dichiara guerra al razzismo e all’anti-semitismo negli stadi. In fondo, solitamente proprio dai governi di centro-destra sono arrivati i provvedimenti più incisivi per combattere comportamenti anti-sportivi e violenti nel calcio. Si pensi al giro di vite durante l’era di Roberto Maroni Ministro degli interni.

E ora, come riporta La Gazzetta dello sport, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha annunciato

il divieto dell’uso da parte delle tifoserie di simboli che possano richiamare il nazismo, la responsabilizzazione dei tesserati a tenere un linguaggio non discriminatorio in tutte le manifestazioni pubbliche, la definizione delle modalità di interruzione delle partite in caso di episodi di discriminazione

Ma non solo le tifoserie. Anche le squadre di calcio e le società non possono adoperare simboli che inneggiano, almeno sulla carta e in teoria, l’anti-semitismo e il razzismo. Come adoperare dietro le maglie dei calciatori il numero 88. Ma non è una esagerazione?

Perché la maglia numero 88 è vietata sulle maglie di calcio

Il numero 8 viene utilizzato nei gruppi neonazisti per simbolizzare in modo criptato il saluto ‘Heil Hitler‘, dato che la h è l’ottava dell’alfabeto.

Il numero 88 è stato spesso utilizzato dai calciatori: si pensi a Borriello, Hernanes o Perotti. Mentre nell’ultima stagione in Serie A l’avevano scelta Pasalic, Basic, Rincon e Praszelik. Sono tutti neonazisti? In realtà il numero 8 simboleggia anche l’infinito ed è amato da molte persone per la sua forma doppiamente sferica, quindi esteticamente gradevole. Inoltre, specie i centrocampisti, usano questo numero quando l’8 è già stato scelto da un altro compagno di squadra.

Si ricorderà nel 2000 la polemica che scatenò Gianluigi Buffon quando era al Parma e scelse il numero 88. Polemiche rincarate dal fatto che su una maglia avesse riportato una frase tipico motto ai tempi del Fascismo: “Boia chi molla”. Il futuro portiere della Juventus e della Nazionale poi scelse il numero 77 per sedare la rivolta.

In questa società sempre più “educastrata” occorre dosare bene le parole espresse, gli abiti indossati, i gesti eseguiti. Perché si rischia facilmente di essere bollati come razzisti e anti-semiti.

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Pubblicato da Carlo Brigante

Mi definisco un "ribelle" del web

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