Morto Roberto Maroni: incarnava la ‘Lega di governo’

Morto Roberto Maroni: incarnava la ‘Lega di governo’

Lega, e politica italiana, in lutto per la morte di Roberto Ernesto Maroni, per gli amici “Bobo“. Aveva 67 anni e da tempo lottava contro un brutto male, che lo aveva anche costretto al ritiro da un po’.

Maroni rappresentava la Lega moderata, quella “di governo“, che culla il sogno della secessione del Nord ma sa stare nelle stanze dei bottoni delle istituzioni. Leghista della prima ora, collaborò con Umberto Bossi fin dal 1979, co-fondando con lui ed altri il partito, ottenendo già dei primi successi in quel di Varese a metà anni ’80.

Maroni aveva però iniziato tra i banchi di scuola nelle file dell’estrema sinistra, precisamente in Democrazia Proletaria, fino all’età di 24 anni. Quando al rosso comunista che si andava sempre più sbiadendo a livello mondiale, preferirà il Verde leghista in ascesa.

Roberto Maroni: biografia

Come riporta Wikipedia, parallelamente ai suoi primi impegni politici, si laurea in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Milano, diventando poi avvocato. Lavora quindi per diverse società: nell’ufficio legale del Banco Ambrosiano guidato da Roberto Calvi, diventa manager legale della multinazionale statunitense Avon cosmetici e consulente per la Mythos.

Nel 1989 arriva la Lega Nord, partito che non lascerà mai. Ricoprendo in “camicia verde” diversi incarichi interni, come quello di Segretario prima dell’arrivo poi di Salvini nel 2013. Ma soprattutto incarichi di governo: Ministro dell’interno nei governi Berlusconi I e Berlusconi IV, risultando il primo politico esterno alla Democrazia Cristiana a ricoprire l’incarico nella storia repubblicana. Nonché Ministro del lavoro e delle politiche sociali nei governi Berlusconi II e Berlusconi III.

È stato anche presidente della Regione Lombardia dal 2013 al 2018.

Non sono mancate controversie giudiziarie, come l’indagine ancora in corso relativa all’Expo o alla pena pecuniaria per resistenza a pubblico ufficiale nel 1998 (il che mosse delle critiche per la rinnovata nomina a Ministro degli interni dieci anni dopo).

Si ricorderà anche il caso Alenia Aermacchi e la polemica con Roberto Saviano, che lo accusò nella trasmissione Vieni via con me di non essere abbastanza incisivo nella lotta alla Mafia. Avendo anche negato le infiltrazioni ndranghetiste al Nord Italia, soprattutto in Lombardia. Maroni poi parteciperà alla puntata successiva per controbattere allo scrittore.

Durante il suo mandato come Ministro del Lavoro e delle politiche sociali sollecitò l’affiancamento di una scorta per il suo collaboratore Marco Biagi, che però non arrivò in tempo dato che fu ucciso dalle Nuove Brigate Rosse. Le quali lo “condannarono a morte” per la riforma del lavoro ribattezzata Legge Biagi.

L’ultimo incarico è stato quello di presidente della Consulta per l’attuazione del protocollo d’intesa per la prevenzione e il contrasto dello sfruttamento lavorativo in agricoltura e del caporalato, organo del Ministero dell’interno.

Come tanti della “vecchia guardia“, farà un passo indietro per fare spazio alla Lega nazionale improntata da Matteo Salvini. Quella che riuscirà ad ottenere anche il 30 percento in diversi comuni del sud, sfonderà in regioni rosse come Emilia Romagna e Toscana e otterrà un clamoroso 34% alle europee. Una sorta di rottamazione per dirla come l’altro Matteo, Renzi.

Maroni tra thriller e musica

Come ricorda La Repubblica, Roberto Maroni ha comunque fatto in tempo per vedere alle stampe il thriller fantapolitico scritto a quattro mani con Carlo Brambilla dal titolo evocativo “Il Viminale esploderà“. Uscito lo scorso 28 ottobre.

Maroni amava anche la musica, avendo anche fondato un gruppo, Distretto 51, nel 1983. Prediligeva l’organo Hammond. Che secondo gli amici che provano così a farsi forza, ora sta suonando in Paradiso agli angeli.

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