Napoli sotterranea: raggi cosmici svelano tomba greca di 2500 anni fa

Napoli sotterranea: raggi cosmici svelano tomba greca di 2500 anni fa

Che la scienza possa venire in aiuto dell’archeologia non è cosa nuova: basti pensare alla rivoluzione avvenuta con l’introduzione della datazione al carbonio nella seconda metà del 1900.

In tempi più recenti persino il cosmo è stato asservito alla ricerca archeologica, consentendo coi suoi raggi il ritrovamento di luoghi antichi altrimenti inaccessibili.

Ed è proprio in questo modo che scienziati italiani e giapponesi hanno fatto una straordinaria scoperta nella viscere della città di Napoli.

Andiamo a vedere di che si tratta e in che modo è avvenuta.

I raggi cosmici e l’archeologia: muoni ed emulsioni nucleari

I muoni sono delle particelle elementari simili agli elettroni, ma di massa maggiore. 

Nel 1936 fu scoperto che essi vengono prodotti quando raggi cosmici provenienti dallo spazio colpiscono l’atmosfera terrestre.

Queste minuscole particelle sono in grado di attraversare pareti e rocce, per poi sparpagliarsi in aree aperte.

Per rilevarli e tracciarne il percorso si usano le cosiddette emulsioni nucleari, che impiegano pellicola fotografica estremamente sensibile.

Misurando il flusso di muoni, cioè quanti ne arrivano in un’area specifica in un certo tempo, e la loro direzione con un rilevatore di particelle, i ricercatori sono in grado di “sbirciare” dentro i vulcani o nelle cavità sotterranee

Tale tecnica è nota col nome di muografia.

I raggi cosmici usati per scoprire un’antica tomba greca nella Napoli sotterranea

Gli archeologi sanno da tempo che nel sottosuolo di Napoli sono presenti sia tombe greche risalenti al periodo tra il sesto e il terzo secolo a.C, che catacombe cristiane del periodo che va dal secondo al quarto secolo d.C.

Ma l’urbanistica recente rende spesso difficile l’accesso fisico a tali luoghi, situati a una profondità di circa 10 metri, ed è per questo che un gruppo di ricercatori italiani e giapponesi guidato da Valeri Tioukov, un fisico presso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), ha pensato di usare la muografia per dare un’occhiata al sottosuolo della città.

Come si può leggere su Live Science (qui l’articolo completo), le ricerche si sono concentrate nella zona del popoloso Rione Sanità.

Innanzitutto è stato piazzato un rilevatore di muoni a 18 metri di profondità, il che è necessario poiché i muoni vengono dal cielo; con esso è stato registrato il loro flusso per 28 giorni.

Quindi sono stati impiegati dei laser per effettuare una scansione 3D delle strutture già conosciute.

Ed è proprio comparando le immagini del flusso di muoni con quelle ottenute al laser che i ricercatori hanno scoperto una discrepanza di circa 2×3,5 metri, indicante la presenza di quello che con tutta probabilità è un ipogeo greco (cioè, la tomba di un individuo facoltoso) del periodo tra il sesto e il terzo secolo a.C.

Solo l’ultima scoperta nella Napoli sotterranea

Purtroppo la muografia non è in grado di rilevare oggetti più piccoli di 10 centimetri (come le ossa), ma la straordinaria scoperta va già a prenotare un posto a fianco ad altri importanti ritrovamenti nel sottosuolo di Napoli, come l’Ipogeo dei Togati e l’Ipogeo dei Melograni.

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Pubblicato da Girolamo Castaldo

I miei interessi principali sono scacchi, sci, anime, manga, videogiochi, musica e (astro)fisica. Storie Semplici: http://storiesemplici.substack.com

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