Il granchio blu fa male? Come si cucina e da dove proviene

Il granchio blu fa male? Come si cucina e da dove proviene

In questo articolo scopriamo se il granchio blu fa male, come si cucina, da dove proviene e se è pericoloso per gli esseri umani.

Il granchio blu fa male? Questo crostaceo acquatico ha fatto la sua irruzione nelle cucine degli italiani come la moda culinaria del momento. Il suo colore lo rende affascinante, dunque è una manna dal cielo per quanti producono video per i Social da professionisti o da dilettanti. Ma anche per le pescherie che lo esibiscono o per i pescatori che lo mostrano come trofeo.

Si tratta di una specie “aliena“, in quanto non originaria del mari italiani ma ormai qui si è ben accasato, importato dalle Americhe soprattutto accidentalmente dalle navi. Con la Tunisia che ne ha saputo fare un business.

La domanda però è d’obbligo: il granchio blu fa male alla salute dell’uomo? Lo vedremo di seguito, anche come si cucina.

🦀 Il granchio blu non fa male

No, il granchio blu non fa male all’essere umano. Si tratta di un granchio come quelli più comuni, né più né meno. Non contiene veleni o sostanze tossiche, per quanto le sue caratteristiche estetiche inducano a crederlo. Vediamole meglio nel paragrafo seguente.

Anzi, la carne del granchio blu in realtà fa molto bene, essendo ricca di vitamina B12.

🐟 Caratteristiche del granchio blu

Come riporta Cucchiaio, il suo nome originale è Callinectes sapidus, vive fino a 35 metri di profondità, in acque con una salinità molto variabile, compresa tra i 2 e i 48 g‰. Può resistere a una forchetta climatica molto ampia, compresa tra un minimo di 3 gradi a un massimo di 35 gradi. Dunque, ideale per le acque che circondano le Americhe, ma tutto sommato anche per il Mediterraneo, che nonostante tutto, resta ancora un mare piuttosto mite. Seppur tendente alle alte temperature.

Il granchio blu si adatta quindi a tutti gli ambienti, coste, lagune, estuari. Anzi, nel Mediterraneo si trova meglio che nell’Oceano Atlantico, visto che i suoi predatori naturali sono di meno: tartarughe marine, cefalopodi, pesci e uccelli. Viceversa, si tratta di acque ricche di animali che a sua volta preda: vongole, cozze, ostriche, telline, crostacei, piccoli pesci, meduse e vermi. Ed è proprio questo il problema principale della sua presenza dalle nostre parti.

🏖 Da dove proviene il granchio blu

Come riporta Wikipedia, questa particolare specie proviene dalle coste dell’intero continente americano: dalla Nuova Scozia all’Argentina, ma riesce ad ambientarsi anche lungo i fiumi non particolarmente salati. E’ arrivata dalle nostre parti tramite l’acqua incamerata per zavorrare le navi. Ed ecco che è giunta nel Mare del Nord, Mar Baltico, Mar Nero, Mediterraneo, ma anche in Asia nel Mar Giallo.

In Italia non si tratta di una novità: i primi avvistamenti risalgono al secondo dopoguerra (1949-51), a Marina di Grado e nella Laguna di Venezia. Successivamente sono stati avvistati nel porto di Genova (1965) e per la Sicilia (1970). A partire dagli anni 2000 frequenti sono stati gli avvistamenti in Basilicata, Puglia e Abruzzo. Ma ormai sono riscontrabili un po’ in tutte le regioni che affacciano sul mare.

🤮 Il granchio blu è pericoloso?

No, non è pericoloso per gli esseri umani, almeno che non si senta in pericolo e possa pizzicare con le chele, che in questo caso sono piuttosto a tenaglia. Ma si tratta di escoriazioni fastidiose.

Tuttavia, è una specie pericolosa per il nostro eco-sistema, visto che, come detto, va ghiotta di esseri marini molto importanti per il commercio ittico nostrano. Dunque, provoca gravi danni alla nostra pesca (già fortemente penalizzata dalle direttive europee) e ai meccanismi naturali del mediterraneo. Per ogni animale che si decima, viene a ridursi una catena alimentare fondamentale per gli equilibri di un sistema floristico e faunistico.

Ma i pescatori possono essere danneggiati anche dalle sue chele particolarmente forti, che possono finire per danneggiare l’equipaggiamento da pesca con conseguenti danni economici.

🥘 Il granchio blu come si cucina: ecco alcune ricette

Nella Est cost degli Stati Uniti vengono bolliti in acqua, aceto e varie misture di erbe aromatiche, gettati in scolapasta ed estratti una volta raggiunto il colore rosso, tipico dei crostacei bolliti.
Per estrarre la polpa del granchio, è necessario “scoperchiarlo” e in seguito romperne le varie articolazioni. E’ bene però sapere che, come sovente accade per i crostacei utilizzati in cucina, il quantitativo di carne è in realtà modesto rispetto alle dimensioni totali dell’animale.

Tuttavia, le branchie, che vengono dai più rimosse, vengono considerate da alcuni una prelibatezza. Gli americani li chiamano tomalley o mostarda, dal colore simile alla tipica salsa americana (diventata celebre nel nostro paese grazie a un famoso siparietto di Alberto Sordi)

Ancora, considerato un prezioso ingrediente del crab cake e di altre ricette locali. Tanto che in America viene venduta anche in scatola.

Un’altra ricetta riguarda i granchi blu catturati appena dopo la muta, quindi muniti di guscio ancora molle: vengono privati delle interiora e delle branchie e fritti dopo essere stati immersi in una pastella fatta di uova, farina ed erbe aromatiche.

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