Italiani vivono di più ma peggio: 1 anziano su 4 assume 10 farmaci

Italiani vivono di più ma peggio: 1 anziano su 4 assume 10 farmaci

Gli italiani sono tra i popoli più longevi al mondo, con una aspettativa di vita che sfiora gli 83 anni, superata solo da Hong Kong e Giappone, paesi che invece superano quella soglia anagrafica.

Se è vero che la nostra aspettativa di vita è fortemente aumentata nel Nuovo Millennio, tanto da essere incrementata di dieci anni rispetto al 2000, è anche vero che alla vecchiaia ci arriviamo molto male. Imbottiti di farmaci.

I quali certo possono proprio aiutare in questo scopo, ma bisogna anche chiedersi quanti ne servano davvero e se è possibile prevenire tutto ciò con uno stile di vita migliore in età più giovane.

Del resto, il business sui cui regge la Medicina ufficiale è noto (qui abbiamo descritto le sue origini).

Quanti farmaci assumono gli anziani italiani

Come riporta Il Giornale, in Italia 2 anziani su 3 assumono ogni giorno almeno 5 farmaci con altrettanti principi attivi. Ma il numero si raddoppia arrivando a 10 farmaci al giorno per 1 anziano su 4. Il che in numeri assoluti si traduce in oltre 3,5 milioni di persone.

In campo medico si chiama la “politerapia” correlata all’invecchiamento, di cui il nostro paese risente molto. Infatti, sono oltre 14 milioni gli italiani Over 65, praticamente 1 su 4. Tra cui il 75% deve fare i conti con almeno due malattie croniche da fronteggiare. Che diventa quasi il 100% quando si superano gli 80 anni.

Si tratta del report di Italia Longeva, l’Associazione nazionale per l’invecchiamento e la longevità attiva promossa dal Ministero della Salute. L’associazione ha realizzato un video-tutorial insieme alla Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) dal titolo “Anziani e farmaci: 10 regole per la corretta assunzione”.

Il tema è molto delicato visto che i farmaci spesso entrano in contrasto tra loro e dunque un piano terapeutico va ben organizzato col proprio medico. Onde evitare l’annullamento dell’efficacia di un farmaco o addirittura il suo effetto controproducente.

Così come bisogna stare attenti all’interazione dei farmaci con gli alimenti e con le attività quotidiane (la guida, l’uso di macchinari per chi è ancora al lavoro, ecc.).

Le raccomandazioni riguardano non solo i pazienti “attivi” ma anche i caregiver che li seguono.

Resta appunto però da chiedersi quanto si possa fare per la prevenzione e quanto i medici di base seguano davvero i propri pazienti. Visto che ne hanno mediamente oltre mille a testa e stanno diventando sempre più impiegati stressati anziché dottori.

Infine, la sanità sta diventando sempre più costosa, in quanto per una visita specialistica pubblica o un esame diagnostico occorre attendere molti mesi. Per cui ci si rivolge ai privati, ma la povertà dilagante fa sì che sempre meno possano permetterselo.

Pare a questo proposito che il Governo Meloni stia pensando ad una assicurazione sanitaria, in pieno stile Made in Usa (ne abbiamo parlato qui).

Aspettativa di vita in Italia sempre più elevata: ma a quale prezzo?

Come riporta Habitante, secondo una stima del 2019 da parte del World Economic Forum l’Italia si posiziona terza al mondo per aspettativa di vita. Parimenti con l’Islanda. Questa la Top 15:

  1. Hong Kong – 83,5 anni
  2. Giappone – 83.1 anni
  3. Italia – 82,9 anni
  4. Islanda – 82, 9 anni
  5. Svizzera – 82, 7 anni
  6. Francia – 82, 6 anni
  7. Spagna – 82, 4 anni
  8. Singapore – 82, 1 anni
  9. Australia – 82, 1 anni
  10. Israele – 81,7 anni
  11. Svezia – 81, 7 anni
  12. Regno Unito – 81, 5 anni
  13. Norvegia – 81, 5 anni
  14. Lussemburgo – 81, 4 anni
  15. Corea del Sud – 81, 4 anni

Dove starebbe il successo delle prime tre? Hong Kong avrebbe tra i segreti del suo elisir di lunga vita la tradizione di cuocere gli alimenti al vapore (qui abbiamo parlato dei metodi di cottura più sani) e consumare molto tè. Oltre all’abitudine cantonese di praticare il Tai Chi.

Il Giappone ha dominato questa classifica fino a tre anni fa, ma l’alto tasso di suicidi nel paese (soprattutto a quanto pare tra le donne) ha comportato un declassamento. Anche qui ad incidere una dieta sana. C’è da di

L’Italia chiude il podio e lo deve anche essa dall’abitudine di mangiare cibo sano e fresco, indipendentemente dal reddito. Ma, a quanto pare, ci finiscono anche imbottiti di farmaci…

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2 Risposte a “Italiani vivono di più ma peggio: 1 anziano su 4 assume 10 farmaci”

  1. Un elastico può essere forte, ma se cominci a tirarlo fino allo spasimo, prima o poi si romperà, oltre al fatto che le sue caratteristiche si perderanno col tempo e inizierà a rovinarsi dopo un po’.
    Questa metafora serve a introdurre il discorso della vita umana che nell’ultimo secolo è cresciuta notevolmente passando da una vita media di 55 anni agli attuali 83. Ciò che non è cresciuta però è la qualità della vita ed è mia esperienza personale vedere molti anziani arrancare nelle loro ultime fasi della vita che, se non fosse per i farmaci che assumono sarebbe decisamente più breve.
    Il fatto è che la vita umana è divenuta artificiosa e non rispetta minimamente i canoni della natura. Se andiamo a controllare l’esistenza dei nostri cugini primati, vediamo che nessuno fra loro arriva alle spesso mirabolanti età umane, ma si fermano occhio e croce a quelle che un tempo erano considerati normali limiti della nostra vita, ovvero all’età media di inizio 900.
    Il limite dell’esistenza è stabilito dal genoma di ciascuno di noi e se dura tanto avrà di sicuro la sua ragione legata all’ecosistema di riferimento. In natura infatti gli erbivori sono più longevi dei carnivori per consentire alle generazioni future di questi di trovare cibo a disposizione.
    È perciò possibile capire anche per noi qual’è il limite giusto oltre il quale inizia la sofferenza geriatrica, e a dircelo è la fisiologia femminile la quale intorno ai 45 anni cessa di possedere velleità riproduttive durante gli anni del climaterio, che corrisponde occhio e croce al periodo in cui una donna dopo aver avuto l’ultimo figlio lo porta verso la maturazione psicosociale insieme con suo compagno.
    È quindi facile capire allora quale dovrebbe essere l’età utile per l’essere umano, ovvero intorno ai 60 anni. Oltre questo limite il nostro organismo inizia rapidamente a perdere quelle caratteristiche di vigore che lo hanno contraddistinto fino ad allora, con la comparsa delle inevitabili malattie della senescenza a cui si cerca vanamente e spesso sadicamente, di porre un rimedio effimero quanto inutile.
    Stiamo tirando troppo l’elastico che prima o poi si spezzerà.

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