Secondo l’etimologia anglosassone per startup si intende una impresa emergente impegnata nel settore tecnologico. Nata da un’idea innovativa che punta ad introdurre una novità nel settore di riferimento, finanche a rivoluzionarlo.
Intesa come società in fase embrionale, auspica di attrarre capitali importanti da società di investimento per potersi ampliare. Magari anche quotandosi in Borsa.
Dunque, scopriamo meglio come aprire una startup.
Cos’è una startup?
Prima di vedere come avviare una startup, è giusto spendere due parole su cosa sia in concreto.
Come riporta Wikipedia, originariamente questo termine è nato negli Stati Uniti, indicava le nuove società del settore informatico e tecnologico.
Le startup sono società in stato di avvio, dove occorre ancora stabilirne l’organizzazione ed utilizzano in genere una limitata quantità di capitali, lavoro e terreni. E questo è anche vantaggioso poiché se il progetto non ottiene successo, gli investimenti iniziali non sono stati particolarmente cospicui.
Quando si decide di avviare una startup, è opportuno impostare la cosiddetta pre-money valuation.
Cosa dice la legge italiana sulle startup?
In Italia questa forma di società è il decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179 (cosiddetto “Crescita 2.0”), che definisce una start-up innovativa nel modo seguente:
Ai fini del presente decreto, l’impresa start-up innovativa, di seguito «start-up innovativa», è la società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, di diritto italiano ovvero una Societas Europaea, residente in Italia ai sensi dell’articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le cui azioni o quote rappresentative del capitale sociale non sono quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione
Poi indica una serie di requisiti che vedremo più in avanti.
Quali devono essere i requisiti per aprire una startup?
Il succitato decreto indica i seguenti requisiti:
- deve svolgere attività d’impresa da non più di 60 mesi (quindi 5 anni)
- deve avere la sede principale e svolgere la propria attività in Italia
- a partire dal secondo anno di attività il totale del valore della produzione annua non deve superare i 5 milioni di euro
- non ha mai distribuito utili
- ha, quale oggetto sociale esclusivo o prevalente, lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico
- non è frutto di una fusione, scissione o cessione di azienda o di ramo di azienda. Quindi deve essere del tutto nuova
- le spese in ricerca e sviluppo devono essere uguali o superiori al 15 per cento del maggiore valore fra costo e valore totale della produzione della start-up innovativa. Escludendo da essere le spese per l’acquisto e la locazione di beni immobili. Tra le spese da computare rientrano anche le spese legali per la registrazione e protezione di proprietà intellettuale, termini e licenze d’uso. Le spese risultano dall’ultimo bilancio approvato e sono descritte in nota integrativa. In assenza di bilancio nel primo anno di vita, fa fede la dichiarazione sottoscritta dal legale rappresentante della start-up innovativa
- impiego come dipendenti o collaboratori a qualsiasi titolo, per almeno un terzo, di personale in possesso di titolo di dottorato di ricerca o che sta svolgendo un dottorato di ricerca presso un’università italiana o straniera. Così come in percentuale uguale o superiore a due terzi della forza lavoro complessiva, di personale in possesso di laurea magistrale ma impegnata sempre in attività di ricerca accademica
- sia titolare o depositaria o licenziataria di almeno una privativa industriale relativa a una invenzione industriale, biotecnologica; a una topografia di prodotto a semiconduttori o a una nuova varietà vegetale; ovvero sia titolare dei diritti relativi ad un programma per elaboratore originario registrato presso il Registro pubblico speciale per i programmi per elaboratore, direttamente afferenti all’oggetto sociale e all’attività di impresa
Incubatore e acceleratore di startup: cosa sono e le differenze
Qual è la differenza tra acceleratore e incubatore di startup? Per acceleratore di startup si intende un programma per lo sviluppo di una azienda con lo scopo di renderla autonoma. Si tratta di un’azienda che si occupa di dare un aiuto nell’avviare un’impresa agli inizi.
Per incubatore di startup (detto anche Business Innovation Centre) si intende uno spazio fisico condiviso nel quale le startup hanno la propria sede agli inizi, per poi spostarsi quando hanno spiccato il volo dotandosi di una sede propria. Va pensato un po’ come un nido per gli uccelli.
Quindi la differenza è sostanziale, visto che con il termine acceleratore di startup si intende il programma che che aiuta lo sviluppo di una siffatta società. Con incubatore di startup, invece, la sede fisica iniziale condivisa.
Come aprire una startup?
Come si avvia una startup? Dato per scontato che abbiamo le idee chiare su cosa verterà la nostra startup, qui ci occupiamo del secondo step, relativo agli aspetti pratici.
Startup Geeks ha ideato un interessante guida a riguardo.
Creare un Business plan
Occorre innanzitutto ideare un Business Plan, vale a dire un prospetto dove si cerca di delineare il modo in cui la propria azienda si evolverà nel tempo.
Chiaramente non potremo descrivere tutto nei dettagli e nelle prime fasi il business plan sarà molto “approssimativo”. Ma sarà importante cercare di avere un’idea su costi e ricavi iniziali e quindi quanto capitale iniziale occorre. Ovviamente sarà modificato in corsa.
Ecco alcuni aspetti che un Business plan deve contenere:
- Sommario esecutivo
- Descrizione del Business che si vuole svolgere
- Le Strategie di mercato che si intendono impostare
- Analisi dei competitors del settore contro cui si andrà a competere
- Piano di progettazione e sviluppo
- Piano operativo e gestionale
- Tutti i fattori finanziari possibili in campo
- Il Team con cui si andrà a lavorare
Da ciò si evince come il Business plain vada aggiornato continuamente, poiché i fattori in campo cambiano continuamente: dai competitors ai compagni di viaggio fino ai fattori interni ed esterni alla propria attività.
Scegli degli ottimi compagni di viaggio
Generalmente, una startup non si realizza mai da soli, o almeno non del tutto. Occorre circondarsi di un team di sviluppatori serio e competente, che dia sostanziale aiuto e non pianti grane. Che sia critico in modo costruttivo e propositivo. Meglio lasciar perdere pessimisti e disfattisti, ma dare spazio a realisti.
Le tre figure da ricercare sono:
- uno o più co-founder: ovvero coloro che ti affiancheranno fin dall’inizio nella nascita della società, o contribuendo finanziariamente o mediante opere d’ingegno
- nuovi membri del team: coloro che si aggiungeranno al progetto successivamente, anche in base alla piega che esso prenderà, alle nuove sfide, difficoltà o svolte
- un mentor: colui che ci fornisce una guida saggia nelle decisioni da prendere, pur restando fuori dal progetto. Darà il suo contributo da esterno, grazie alla sua esperienza
La scelta di queste figure non deve essere frettolosa, ma devono essere selezionate in modo meticoloso. Ponendo tutto sulla chiarezza fin dall’inizio, spiegando bene le proprie intenzioni e risorse disponibili.
Realizza il primo Minimum Viable Product
Il prodotto o servizio iniziale non deve essere per forza già completo, anzi, gli esperti ritengono che sia meglio proprio realizzare una prima versione incompleta. Una sorta di bozza che successivamente sarà affinata.
Si parla pertanto di Minimum Viable Product (MVP), ovvero la prima versione funzionale del prodotto che possiede le caratteristiche base, che nel tempo verranno ampliate e migliorate.
Inizialmente meglio utilizzare tool gratuiti per la creazione di un sito, poi quando il progetto sarà finalmente decollato, potremmo pensare di investire di più e magari anche affidarci ad una software house. Quindi, effettuare investimenti più corposi.
E’ un po’ come quando si decide di aprire un negozio o un ristorante da zero. Meglio partire da un piccolo locale, con un fitto ridotto, per poi allargarci dopo 2-3 anni se le cose vanno bene. Insomma, il classico consiglio di “non fare il passo più lungo della gamba“.
Avvalersi di un avvocato e di un consulente fiscale
Dovremo per forza di cose farci affiancare da due figure professionali:
- un avvocato (civilista, sperando che non occorra uno penalista)
- un consulente fiscale (commercialista)
Infatti, sono tante le scartoffie burocratiche che dovremo redigere e, sebbene alcune cose possiamo farle da soli, è sempre meglio avvalersi di figure competenti.
Ecco le diverse pratiche burocratiche da espletare:
- Denominazione commerciale della società
- Natura giuridica della società (srl, srls, etc)
- Riconoscimento della Persona Giuridica
- Registrazione presso la Camera di Commercio
- Creazione Partita IVA
- Creazione di un conto bancario
- Deposito di marchi, copyright e/o brevetti
- Acquisto di eventuali licenze
- Contratti collaboratori o dipendenti, eventuali contratti di work for equity
- Conferimenti eventuali
Inizialmente, per risparmiare, potremmo anche chiedere consulenza a un CAF.
Scegliere una sede fisica
Oggi come oggi siamo sempre più propensi a lavorare in smart working, quindi a comunicare con capo e colleghi tramite videochiamate e conference call. Perfino il metaverso sta diventando un’opzione che in futuro prenderà sempre più piede.
Tuttavia, la presenza fisica può essere sempre la scelta migliore, perché sarete tutti a disposizione e facilmente reperibili, anziché cercarvi tramite email, chat o appunto videochiamate. Anche per svolgere delle riunioni periodiche.
Dunque, occorrerà scegliere una sede fisica, la cui grandezza dipenderà da quanti ne siete. Anche qui vale il consiglio di non esagerare quando si è agli inizi. Quindi evitare zone centrali delle grandi città, almeno che non si abbia la possibilità economica per farlo fin da subito. Va da sé che avere sede in una zona in vista aiuta alla pubblicità di partenza.
Così come locali troppo grandi, basterà avere lo spazio adeguato e la giusta privacy. Naturalmente un bagno e un buon sistema di areazione (balconi, finestre, ecc.).
Una soluzione rapida per quando si è agli inizi sono gli incubatori di startup, di cui abbiamo parlato in precedenza.
Sfruttare tutti i Social possibili
Avere dei profili Social aziendali è ormai diventato indispensabile, per farsi trovare facilmente, comunicare con i propri clienti in modo agevolato, dare notizia di tutte le novità del’attività, ecc.
Ecco come sfruttare i vari Social:
- Facebook: per pubblicare post dai testi più lunghi, corredati da link e immagini
- Instagram: per postare stories con tanto di link al nostro sito (lending page)
- TikTok: qui dovrete essere bravi a fare dei video brevi ed efficaci, anche dei simpatici siparietti o sit-com volendo
- WhatsApp: app di messaggistica per parlare facilmente con i propri clienti direttamente dal proprio telefono, magari pubblicando l’icona della app sul sito, non disdegnando comunque la presenza di una Live chat che però è più impegnativa
- Youtube: qui i video possono essere più lunghi, concedendovi descrizioni più approfondite, interviste, ecc.
- Twitter: brevi messaggi di testo dove inserire magari delle lending page o semplicemente dare un saluto o esprimere un pensiero
Inizialmente possiamo curare noi il lato social, anche perché ormai sono tutti in sinergia tra loro. Successivamente, se l’attività è decollata, potremmo affidarci ad un Social Media Manager, che si occupi proprio di questo.
Studiare la concorrenza
Almeno che non si lanci un’idea del tutto vergine e innovativa, la concorrenza ci sarà sempre, in tutti i settori. Bisogna quindi studiarla, comprenderne le capacità ma anche i punti deboli, così da prendere spunto dai primi e sfruttare i secondi.
Consigli su come aprire una startup
Viste le cose iniziali da fare, vediamo alcuni consigli utili riguardo il corso d’opera dell’attività.
Detto dei Social, ribadiamo che vanno usati costantemente, tutti i giorni. Un profilo poco aggiornato è brutto da vedere, ma, soprattutto, dà l’impressione che l’attività vada male e sia in stato di abbandono.
Quanto alle vendite, dobbiamo stare attenti a non farci fregare dal prossimo. Meglio sempre chiedere un anticipo al cliente, commisurato all’importo totale. Quando siamo agli inizi, se la cifra supera i mille euro, meglio chiedere una percentuale come anticipo (il 20 o 30 percento) e non una caparra a sua discrezione. Poi magari l’asticella dei mille euro può tranquillamente salire se il fatturato va ottimamente.
Non inseguire troppo i clienti, ma concentrati su un audience potenzialmente interessato.
Meglio non perdere tempo con le cosiddette vanity metrics. Ma concentrarsi su quelle concrete ed utili, come:
- tasso di conversione: percentuali di utenti che effettuano un acquisto sul totale delle persone contattate o che hanno contattato
- tempo di acquisto: quanto tempo impiega un cliente per acquistare il prodotto o servizio proposto
- coefficiente di viralità: il numero di persone che ne invitato altre a comprare il tuo prodotto
Incrociare questi dati (acquisto effettivo, tempo in cui avviene, coinvolgimento di altri clienti) può dare un quadro esaustivo su come stanno andando le cose.
Come ottenere finanziamenti per una startup
Va da sé che generalmente una startup si basa su un’idea interessante che però cerca i giusti mezzi per essere realizzata. Se non abbiamo i capitali adatti per vedere concretizzarsi il nostro sogno, allora possiamo cercare finanziamenti in diversi modi:
- Friend, Family and Fools: il modo più banale e tradizionale, ovvero quello di chiedere un prestito ad amici e familiari
- Tramite bando pubblico: cercando di sfruttare i bandi pubblicati da Regioni o Comuni, solitamente sfruttando i fondi europei. In genere si tratta di contributi a fondo perduto o comunque che richiedono un rientro molto agevolato. Sebbene occorra dire che spesso riguardano i giovani (Under 35, ma anche Under 30 e talvolta perfino Under 25), quindi si potrebbe coinvolgerne qualcuno se non lo si è più
- Crowdfunding: utilizzare una piattaforma sulla quale pubblicare il proprio progetto e sperare di trovare tanti che ci credano inviando i propri fondi, che saranno restituiti successivamente a progetto avviato con un piccolo interesse. Questa modalità sta ottenendo grande riscontro nel campo immobiliare
- Sfruttando incubatori e acceleratori di startup: abbiamo visto in un paragrafo precedente le differenze.
Come scegliere il business giusto di una startup?
Facciamo un passo indietro, proprio agli inizi. Quando cioè abbiamo nel cuore e nella mente il desiderio di aprire una startup ma non sappiamo su quale business concentrarci. Solitamente, questo accade a chi ha un gruzzoletto da investire, mentre il problema opposto si presenta quando abbiamo un’idea ma non i capitali.
Per individuare il nostro business, dobbiamo innanzitutto scavare in noi stessi e comprendere quali sono le nostre conoscenze e competenze, perché sarebbe un grave errore buttarsi in un settore senza conoscerne almeno le basi. Inoltre, inutile dire che occorre farsi due conti in tasca per capire le nostre reali possibilità economiche.
Fatto ciò, dobbiamo misurare le nostre ambizioni, fin dove vogliamo spingerci e quanto siamo disposti ad investire in termini di tempo e sforzi(oltre che economici).
Fatto ciò, dobbiamo volgere lo sguardo al contesto esterno, quello socio-economico e tecnologico. E quindi comprendere:
- Quale sarà il prossimo trend di mercato
- Individuare un problema comune non ancora risolto
- Capire come implementare una tecnologia già in uso
- Captare qualcosa del quotidiano che potrebbe essere fatto più efficacemente, velocemente o economicamente, migliorando la vita di molti
- Individuare un settore dove la concorrenza non sia troppo elevata e già molto avanzata
Naturalmente, anche il business può essere modificato se abbiamo fatto la scelta errata o magari leggermente modificato. Va da sé che azzeccare subito il tipo di attività fa sì di non dover investire altro denaro o dover ripartire da zero.
Al momento della scrittura, sono due i settori che stanno andando per la maggiore:
- Fintech: pagamenti e investimenti online
- Green economy: attività economiche basate sulle nuove esigenze ambientali
- Space economy: tecnologia per andare sullo Spazio
Quanto costa aprire una startup?
Quali sono i costi per aprire una startup? Purtroppo, avviare un’impresa e tenerla in vita ha tanti costi, quindi voci in uscita. Specie in un paese come il nostro dove Fisco e Burocrazia sono asfissianti e affossano migliaia di PMI ogni anno.
Come spiega Marketing col cuore, i costi principali per avviare una startup sono i seguenti:
- di ricerca pre-avvio (le ricerche di mercato, da fare affidandosi a società esterne)
- di costituzione (tutte le varie scartoffie burocratico-legali)
- di avvio (investimenti in tecnologie, attrezzature, pubblicità)
- di mantenimento (commercialista, bilancio annuale, interessi su finanziamenti e prestiti, dipendenti)
Vediamo di seguito nello specifico ogni voce.
Quanto costa aprire una startup
Ovviamente, non ci sono numeri precisi da dare. Per i costi di pre-avvio, possiamo anche risparmiare decidendo di farle da soli. Ciò potrebbe significare mettersi tante ore e tanti giorni al telefono, girare tutta l’Italia per le interviste “vìs-à-vìs, ecc. Un’indagine di mercato fatta da una società potrebbe costare in media 500-800 euro, poi dipende dalle zone che vogliamo coprire, la complessità dei questionari, la durata dell’indagine, ecc.
Quanto costa la burocrazia di una startup
Maggiormente commisurabili sono i costi relativi alle pratiche, come l’imposta di bollo di 200€, le spese per la vidimazione dei Libri Contabili di circa 300€, la parcella per il notaio che in genere si aggira intorno ai 1500/1800€ + IVA. Dunque stiamo parlando di circa 2000/2500€.
Aprire una startup costi
Come detto, dobbiamo poi acquistare Pc, software, spese in pubblicità (volantinaggio, Social, ecc.). E anche qui le cifre sono ballerine, perché dipende di quanti pc abbiamo bisogno, dei tipi di software, se vogliamo affidarci ad una ditta di distribuzione di materiale pubblicitario o vogliamo dare i volantini da soli, e se vogliamo affidarci ad un Social Media Manager o pubblicare i post da soli.
Quanto costa mantenere una startup
Infine, abbiamo i costi di mantenimento, quindi: le spese per dipendenti, commercialista, tasse e interessi su possibili finanziamenti. La contabilità di questo tipo di imprese è ordinaria, per cui la parcella media di un commercialista per gli adempimenti base varia tra le 300 e le 400€ al mese.
Aprire una startup conviene?
Conviene aprire una startup? Se si ha in cantiere una idea valida, magari già rapportata con la realtà per capire se può avere successo o meno, se si hanno a disposizione i capitali giusti o già si conosce la fonte dei finanziamenti, possiamo anche provarci.
Bisogna mettere sui due piatti della bilancia:
- rischi/opportunità
- costi/ricavi
- ambizioni e sogni/realtà dei fatti
Conclusioni
L’idea di startup è nata negli Stati Uniti nella seconda metà anni ’90, sull’onda della bolla delle dot-com. Poi di fatto esplosa nel 2000, ma che di fatto ha solo sancito una selezione darwiniana dei vari progetti.
Avviare una startup significa aprire un’impresa totalmente nuova che si occupi di tecnologia, partendo da un’idea innovativa, possibilmente rivoluzionaria. Che risolva problemi irrisolti o crei nuovi bisogni.
Per aprire una startup bisogna fare un’analisi di mercato per capire su quale business tuffarsi, cercare finanziamenti, circondarsi di un ottimo team, avere un avvocato e un commercialista, farsi pubblicità sui Social e così via.
Se conviene aprire o meno una startup dipende da noi. Dalla nostra idea di partenza, dalla nostra reale possibilità economica.
FAQ – Aprire una startup
Se si ha in cantiere una idea valida, magari già rapportata con la realtà per capire se può avere successo o meno, se si hanno a disposizione i capitali giusti o già si conosce la fonte dei finanziamenti, possiamo anche provarci.
I costi sono tanti e vanno dalle analisi di mercato per capire su quale business tuffarsi ai costi di costituzione di natura burocratica/fiscale. Poi ci sono i costi di avvio relativi alle attrezzature informatiche, la sede, i dipendenti, fino ai costi di mantenimento come la pubblicità virtuale e/o cartacea e il pagamento di un commercialista che curi i conti e i rapporti con Fisco e Inps.
Una cifra definitiva non può essere data, perché dipende da quanto vogliamo allargarci, quali cose vogliamo fare da soli, se vogliamo affittare un locale, lavorare in smart working o finire in un incubatore, ecc.
In linea di massima parliamo di decine di migliaia di euro.
In sintesi, le varie fasi sono le seguenti:
Creare un Business plan
Scegliere degli ottimi compagni di viaggio
Realizzare il primo Minimum Viable Product
Avvalersi di un avvocato e di un consulente fiscale
Scegliere una sede fisica
Sfruttare tutti i Social possibili
Studiare la concorrenza
Al momento della scrittura, due settori in voga sono la Fintech e la Green economy. Un’analisi di mercato e stare tra le persone aiuterà ad individuare di cosa il pubblico ha bisogno e conviene investire.