Come aprire un CAF? Acronimo di Centro per l’Assistenza Fiscale, i CAF stanno proliferando delle nostre città, diventati come sono un punto di riferimento per quanti devono richiedere informazioni ed espletare pratiche burocratiche in ambito lavorativo e pensionistico. Ma anche per la compilazione della dichiarazione dei redditi, ecc.
Ma conviene davvero aprire un CAF? Quali sono i requisiti e i costi? Lo vediamo di seguito.
Cos’è un CAF?
Partiamo dalle basi. Come detto, il nome è un acronimo, stante per Centro di Assistenza Fiscale. Si tratta, come spiega GoDaddy, di una società autorizzata dal Ministero delle Finanze e obbligatoriamente iscritta all’apposito albo nazionale. La quale si occupa di offrire assistenza fiscale (e in taluni casi anche legale) a lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi, disoccupati, pensionati e datori di lavoro.
Aprire un CAF significa avere precise e puntuali competenze in materia fiscale, anche perché è sottoposta al severo controllo dell’Agenzia delle Entrate.
L’espletamento delle pratiche può essere sia gratuito che a pagamento, dipende dalla tipologia di servizio offerto.
Quali e quanti tipi di CAF esistono?
Possiamo dire che esistono due grandi famiglie di Centri di Assistenza Fiscale:
- destinati ai lavoratori dipendenti
- per i datori di lavoro
Cosa fa un CAF? Ecco quali servizi offre
Come detto, offrono assistenza fiscale su diverse pratiche, come le seguenti elencate da Fenalca:
Servizi per l’Agenzia delle Entrate
- Modello 730
- Modello Redditi
- Registrazione contratti di locazione
- Successioni telematiche
- Modello F24
- Modello Eas
Servizi per l’INPS
- Modello ISEE
- RED
- Modello INVCIV
- Reddito di cittadinanza
- Pensione di cittadinanza
Servizi per il Comune
- ANF – Assegno nucelo familiare
- MAT – Assegno Maternità
Servizi previdenziali (Convenzione con Patronato)
- Pensioni
- Assegni
- Invalidità
- Disoccupazioni ordinarie – Naspi
- Disoccupazioni Agricole
- Bonus
Servizi Sindacali
- Conciliazioni
- Dimissioni volontarie
- Gestione deleghe previdenziali
- Gestione deleghe Naspi
Altri servizi
- Rilascio SPID e nomina RAO – Namirial
- Rilascio PEC – Aruba
- Pratiche.it – richiesta Certificati Conservatoria, Catstali, Camera di Commecio, PRA, Anagrafe comunale e tanto altro
- Cessione del quinto dello stipendio e della pensione
- Social Media Marketing
Quanto si guadagna con un CAF?
Secondo il portale dedicato agli annunci di lavoro Indeed, lo stipendio medio di un operatore fiscale si aggira intorno ai 1.085 € netti al mese, mentre all’anno sono 13.539 €.
Come abbiamo detto in precedenza, alcune pratiche sono rimborsate dall’Agenzia delle entrate, mentre altri sono pagati direttamente dagli utenti. Inoltre, un CAF può guadagnare offrendo dei tesseramenti annuali ai propri utenti offrendo però in cambio alcuni sconti o servizi gratuiti altrimenti a pagamento.
Tra le pratiche gratuite e poi rimborsate abbiamo:
- dichiarazione dei redditi
- compilazione del modello 730
- Red
- Icric/frequenza
- Assas/Ps
- erogazione Bonus
- Reddito di cittadinanza
- assegno di disoccupazione
Ecco invece le pratiche che occorre far pagare:
- dichiarazione IMU
- visure catastali e ipocatastali
- calcolo degli F24 per IMU e TASI
- registrazione di un contratto di affitto
- successioni
- volture e i contratti di lavoro domestico
- NASPI
- apertura/chiusura Partita IVA
- Elaborazione ISEE
Dunque, a parte lo stipendio in sé, dipende anche dalla capacità di acquisire una vasta platea di utenti, così da ottenere anche la possibilità di farsi pagare per alcune pratiche. Soprattutto per la gestione della contabilità dei liberi professionisti e delle medio/grandi società.
Inoltre, avere un Patronato apre maggiori possibilità per le differenze che vedremo più avanti.
Quali sono i requisiti per aprire un CAF?
Un privato non può aprire da solo un Centro di Assistenza fiscale, ma ha bisogno di farlo sotto forma di associazione o organizzazione. Le quali peraltro devono essere anche operative da diversi anni. Come le seguenti:
- Associazioni sindacali di categoria fra imprenditori, presenti nel Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, istituite da almeno dieci anni
- Associazioni sindacali di categoria fra imprenditori, istituite da almeno dieci anni, diverse da quelle precedentemente indicate se, con decreto del Ministero delle Finanze, ne è riconosciuta la rilevanza nazionale con riferimento al numero degli associati e all’esistenza di strutture organizzate in almeno 30 province
- Organizzazioni aderenti alle associazioni di cui ai punti precedenti, previa delega della propria associazione nazionale
- Organizzazioni sindacali dei lavoratori dipendenti e pensionati aventi complessivamente almeno 50.000 aderenti
- Sostituti di imposta aventi almeno 50.000 dipendenti
- Associazioni di lavoratori promotrici di istituti di patronato riconosciuti, aventi almeno 50.000 aderenti
Come aprire un CAF?
Passiamo ora all’argomento centrale dell’articolo: come si apre un CAF? La legge di riferimento è il Capo V del Decreto n. 241 del 1997, poi sottoposto a modifica dal d.lgs. 490/498.
Ecco i passaggi da compiere:
- Aprire la Partita IVA e ottenere la qualifica di sostituto d’imposta
- Conseguire l’autorizzazione dall’Agenzia delle Entrate
- Iscriversi all’Albo dei Centri di Assistenza Fiscale
- Comunicare l’avvio attività al Comune nel quale ricade la sede almeno 30 giorni prima dell’apertura
- Stipulare le dovute assicurazioni contro la responsabilità civile
- Regolarizzare le posizioni INPS e INAIL di tutti i dipendenti che vi lavoreranno
- Assicurarsi che impianti, postazioni e l’ufficio della sede in generale siano a norma
Una scelta interessante potrebbe essere quella di avviare un franchising. Il franchisor offre una formazione iniziale sui programmi, nonché corsi periodici di aggiornamento sulle novità fiscali. Inoltre mette a disposizione programmi informatici gratuiti e un’assistenza continua. In cambio, solitamente viene richiesta una quota annuale di adesione, fissa o in percentuale sui ricavi.
Quanto costa aprire un CAF?
Le cifre sono ovviamente ballerine e possono variare. In linea di massima, occorre partire da non meno di 40mila euro circa. Tra i costi principali di avvio troviamo:
Affittare un locale che sia a norma e adeguato allo scopo, possibilmente superiore ai 40 mq, per rendere la presenza degli utenti confortevole e dare a loro la giusta privacy. Quindi deve prevedere almeno un corridoio o una stanza per l’attesa, una stanza per accoglierli, ed un bagno. Calcolate poi lo spazio per tutte le apparecchiature informatiche (pc, stampanti/scanner) e per la presenza di un armadietto che abbia spazio a sufficienza per accogliere i vari faldoni.
Calcolare poi l’acquisto di computer abbastanza recenti per evitare che si impallino e rallentino il lavoro; l’attivazione di un abbonamento telefonico per offrire un numero fisso e uno per internet per collegarsi al sito dell’Inps e svolgere eventuali ricerche; l’acquisto di stampanti integrate con scanner, per stampare o scannerizzare documenti; l’acquisto di licenze dei software indispensabili a fare questo lavoro.
Ancora, tenente conto delle utenze di luce, acqua e gas. Così come l’eventuale assunzione di personale, soprattutto se l’utenza cresce come ci si augura.
Meglio poi pubblicizzare il CAF, magari col tradizionale volantinaggio e sfruttando i Social (ci si potrebbe affidare ad un Social media manager se non si hanno capacità e tempo).
Infine, data l’alta affluenza di persone (almeno si spera), meglio far pulire gli ambienti almeno una volta a settimana affidandosi ad una ditta o comunque una persona. Non vi pare?
Quali sono i requisiti per lavorare in un CAF?
Quali sono i requisiti per lavorare in un CAF? Per quanto concerne invece i dipendenti di un Centro di Assistenza fiscale, quanti ambiscono a lavorare in un CAF devono essere ovviamente competenti nelle seguenti materie:
- imposte dirette e indirette
- formazione del bilancio
- dichiarazione dei redditi
- contabilità e fisco in generale
Occorre poi avere una discreta attitudine nell’utilizzare software e strumenti informatici, visto che le piattaforme per espletare le domande degli utenti si aggiornano spesso e ne emergono sempre di nuove.
Inutile dire che occorre anche essere dotati di una certa empatia e pazienza, poiché spesso si avrà a che fare con un pubblico ignorante in materia al quale bisognerà spiegare le cose maccheronicamente. Così come con persone che magari, pur non avendo alcuna conoscenza in materia, chiedono di ottenere dei diritti che non gli spettano.
Dunque, occorre essere dei tecnici “socievoli“, sebbene si potrebbe anche essere destinati a lavorare “dietro le quinte” e quindi ad occuparsi solo di calcoli e pratiche. Questo è più facile che accada nei grandi CAF, dove vi lavorano più dipendenti.
Lavorare in un CAF richiede anche disponibilità ad aggiornarsi continuamente, visto che le leggi in materia fiscale cambiano di anno in anno, andando a rendere ancora più farraginoso il già complicato quadro normativo. Ma anche saper gestire lo stress, soprattutto quando si avvicinano le varie scadenze annuali.
Inizialmente, verrà richiesto di fare tirocinio dove al massimo si otterrà un rimborso spese. La speranza è quella di essere poi assunti, ma comunque la pratica iniziale tornerà molto utile in futuro per candidarsi altrove, magari in studi più grandi.
Le stesse università mettono a disposizione un elenco di Centri di assistenza fiscale a cui rivolgersi per richiedere di fare tirocinio.
Quali sono le differenze tra un CAF e un Patronato?
CAF e Patronati sono spesso confusi. Ma qual è la differenza CAF e patronato?
In effetti, come spiega Visure network, un patronato si occupa di prestare assistenza nel disbrigo delle pratiche soprattutto a lavoratori, pensionati e in generale a tutti i cittadini italiani. Anche nel suo caso alcuni servizi sono gratuiti ed altri a pagamento.
La differenza fondamentale è che, se il CAF si occupa prevalentemente di assistenza fiscale, il patronato si occupa soprattutto di pratiche legate alla previdenza o alle indennità erogate dallo Stato. Quindi, per esempio, disoccupazione, bonus, reddito di cittadinanza. Quindi, in sostanza cura i rapporti con l’INPS. Ma offre anche assistenza fiscale.
Ecco perché poi molti CAF diventano Patronati, proprio per essere più completi. Sono rari i casi in cui un CAF non sia anche un Patronato.
Conviene aprire un CAF?
Alla luce dei tanti bonus emersi in questi anni e servizi sociali molto richiesti come il Reddito di cittadinanza, da aggiungere ovviamente a tutto quanto concerne le pratiche per l’Inps, aprire un CAF può essere un’ottima soluzione per esercitare una professione e guadagnare.
Certo, la mole di lavoro può essere tanta, così come lo stress a cui si è sottoposti, tra calcoli e utenza alquanto esigente e talvolta insopportabile. Tuttavia, in genere un grande quantitativo di lavoro è sinonimo di guadagni maggiori. Meglio puntare ad essere anche un Patronato, così da allargare i servizi offerti.
Certo, ormai la concorrenza è tanta e sarebbe consigliabile scegliere una zona dove non ci sono altri centri nei paraggi o comunque molto pochi rispetto al numero di abitanti.
Ovviamente, lavorare in modo efficace, essere gentile con gli utenti, nonché rapido nelle risposte aiuta a sconfiggere la concorrenza.
Una buona scelta potrebbe essere quella di diventare un affiliato di un franchisor noto, come possono essere i grandi sindacati (CGIL, CISL e UIL per esempio) o una rete di CAF molto nota a livello locale. Ciò agevola anche l’avvio dell’attività e si ottiene una assistenza dall’alto.
Conclusioni
Aprire un CAF può essere un ottimo modo per mettersi in proprio e guadagnare, cercando il più possibile di ampliare la propria utenza.
Occorrerà espletare una serie di pratiche burocratiche, attrezzarsi con apparecchiature informatiche e software, scegliere un locale, aggiornarsi sulle novità, essere predisposti al rapporto col pubblico, spesso non facile.
Potrebbe agevolare aprire un franchising, così da avere un sostegno iniziale e in corso d’opera.
Il guadagnare è variabile: lo stipendio medio calcolato è prossimo ai 1.100 euro, ai quali possono essere sommati tesseramenti dei clienti, pratiche a pagamento, ecc.
FAQ – Aprire un CAF
Aprire la Partita IVA e ottenere la qualifica di sostituto d’imposta
Conseguire l’autorizzazione dall’Agenzia delle Entrate
Iscriversi all’Albo dei Centri di Assistenza Fiscale
Comunicare l’avvio attività al Comune nel quale ricade la sede almeno 30 giorni prima dell’apertura
Stipulare le dovute assicurazioni contro la responsabilità civile
Regolarizzare le posizioni INPS e INAIL di tutti i dipendenti che vi lavoreranno
Assicurarsi che impianti, postazioni e l’ufficio della sede in generale siano a norma
Lo stipendio medio di un operatore fiscale si aggira intorno ai 1.085 € netti al mese, mentre all’anno sono 13.539 €. Le cifre totali dipendono anche da come sta andando il centro, dal numero di utenti e dalle pratiche ogni anno espletate.
Il CAF svolge assistenza fiscale, il Patronato disbriga le pratica burocratiche inerenti ai servizi Inps, ma può svolgere anche assistenza fiscale.
I costi iniziali stimati per avviare un centro sono mediamente pari a 40mila euro, ma dipende da vari fattori. I costi sono attribuibili alla scelta di un locale, l’acquisto delle apparecchiature hardware e software, l’assunzione di personale, il costo delle utenze (telefonica, gas, luce, acqua, rifiuti), pubblicità all’avvio e in corso d’opera, e così via.
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