Nessuno crede nella nostra vittoria come ci credo io, nessuno
Sono state queste le parole amareggiate di Volodymyr Zelensky consegnate al Time, all’indomani del deludente, almeno per lui, vertice Onu. Mentre i potenti della Terra gli facevano capire che stavano finendo soldi e armi, la moglie faceva shopping per le strade di New York. Forse l’unica che ci ha guadagnato qualcosa.
Aveva poi aggiunto:
La cosa più paurosa è che una parte del mondo si è abituata alla guerra in Ucraina, la stanchezza per la guerra di diffonde come un’onda, lo vediamo negli Stati Uniti, in Europa
Del resto, le forze militari ucraine, a parte qualche sporadico successo, non hanno mai dato l’impressione di poter ribaltare le sorti del conflitto. Il che è alquanto frustrante, se si pensa ai danni economici che stiamo subendo da quasi 2 anni. A ciò si è aggiunto che è scoppiato un altro conflitto, quello a Gaza, che ha spostato l’attenzione altrove.
Le elezioni potrebbero peggiorare le cose
La rabbia di Zelensky è palpabile, l’ottimismo è un lontano ricordo, emerge soprattutto un filo di acrimonia nei confronti di chi non aiuta come potrebbe, forse dimenticando gli sforzi incessanti di questi venti mesi. Sono venute meno le battute per stemperare la tensione. Si sente persino tradito, il timore è che l’aiuto a Israele possa mettere a rischio quello all’Ucraina.
L’ultima batosta arriverà dal fatto che in molti paesi occidentali, in primis gli Stati Uniti, nei prossimi mesi si andrà al voto. E chi ha sostenuto l’Ucraina con decisione rischia di non essere riconfermato. Quanto accaduto in Slovacchia è un esempio lampante.