Ucraina e Polonia in un unico Stato: la ‘pazza idea’ americana

Ucraina e Polonia in un unico Stato: la ‘pazza idea’ americana

Abbiamo più volte parlato della possibilità che la Polonia rivendichi degli stati dell’Ucraina che un tempo, prima della nascita dell’URSS, gli appartenevano. Ovvero, la zona Nord-Ovest del paese, attuale Leopoli.

Gli Usa, che ormai hanno colonizzato l’Europa perdendo anche gli ultimi ostacoli britannici e tedeschi, già immaginano un futuro stato unificato tra i due paesi. Rievocando antiche mappe geopolitiche.

Curioso è un articolo apparso sulla rivista Foreign Policy, senza dubbio un manifesto intellettualoide dell’imperalismo statunitense, scritto da uno degli specialisti dell’American Enterprise Institute. Certo Dalibor Rohac.

Il quale si auto-definisce “un think tank di politica pubblica dedicato alla difesa della dignità umana, all’espansione del potenziale umano e alla costruzione di un mondo più libero e sicuro“. Certo, abbiamo visto quanto abbiano resi liberi e sicuri paesi come Iraq o Afghanistan.

Vediamo su quali teorie si baserebbe questo stato ucraino-polacco.

Un unico stato tra Ucraina e Polonia: l’idea da un matrimonio del 1386

Come fa notare Contropiano, che ha tradotto l’articolo, l’idea futuristica si baserebbe…su un matrimonio del regale del 1386! Praticamente oltre 7 secoli fa.

Questa è la storia. All’epoca, il matrimonio consentì l’unione tra Polonia e Lituania:

Nel 1386, l’ultimo sovrano pagano della Lituania, Jogaila, sposò la regina bambina della Polonia, Jadwiga, allora appena adolescente. Il matrimonio creò un’unione politica tra la Polonia e il Granducato di Lituania, che comprendeva gran parte delle attuali Bielorussia e Ucraina.

In questo modo si risolse un duplice problema. Da un lato, ha contribuito a portare i vasti territori dell’Europa orientale, comprese le terre dell’ex Rus’ di Kyiv, all’interno della cristianità occidentale. In secondo luogo, l’unione affrontò l’immediata preoccupazione per la sicurezza di polacchi e lituani: la minaccia dei Cavalieri Teutonici.

L’Unione polacco-lituano sarebbe diventata uno dei Paesi più grandi d’Europa e un affascinante laboratorio di governance politica, studiato in dettaglio dai padri fondatori degli Stati Uniti, in particolare nei Federalist Papers.

Dopo la fine della dinastia jagellonica, l’Unione si trasformò in una monarchia elettorale, simile alle città-stato italiane ma operante su una scala molto più ampia. La legislatura dell’Unione e le diete locali seguivano il principio dell’unanimità, non diversamente da quanto fa oggi il Consiglio europeo su molte questioni. L’atmosfera di tolleranza religiosa e di libertà di cui godeva la nobiltà dell’Unione costituiva un netto contrasto con le monarchie assolutiste dell’Europa occidentale, per non parlare della tragica storia che seguì la fine dell’Unione nel 1795.

Di qui poi la translazione con Polonia e Ucraina:

grazie a quattro secoli di storia comune all’interno del Unione polacco-lituano, gran parte dell’Ucraina odierna (e della Bielorussia) condivide molto più del suo passato con la Polonia che con la Russia, nonostante le affermazioni dei propagandisti russi che affermano il contrario e nonostante il fatto che la relazione sia stata spesso molto complicata, come dimostrano gli eventi del Diluvio del XVII secolo, in particolare la rivolta di Khmelnytsky e le sue interpretazioni contrastanti da parte di polacchi e ucraini.

Tuttavia, il presente e il futuro prossimo sono ancora in corso. Entrambi i Paesi stanno affrontando la minaccia della Russia. Oggi la Polonia è un membro regolare dell’UE e della NATO, mentre l’Ucraina è desiderosa di aderire a entrambe le organizzazioni, non diversamente dal Granducato di un tempo, desideroso di entrare a far parte dell’Europa tradizionale e cristianizzata.

Anche se la guerra dell’Ucraina contro la Russia dovesse concludersi con una decisiva vittoria ucraina, che caccerebbe dal Paese le degradate forze russe, Kiev dovrebbe affrontare una lotta potenzialmente lunga decenni per entrare nell’UE, per non parlare dell’ottenimento di credibili garanzie di sicurezza da parte degli Stati Uniti.

(…)

Immaginiamo invece che, alla fine della guerra, la Polonia e l’Ucraina formino uno Stato federale o confederale comune, fondendo le loro politiche estere e di difesa e portando l’Ucraina nell’UE e nella NATO quasi istantaneamente.

L’Unione polacco-ucraina diventerebbe il secondo Paese più grande dell’UE e probabilmente la sua maggiore potenza militare, fornendo un contrappeso più che adeguato al tandem franco-tedesco, cosa che manca all’UE dopo la Brexit.

Per gli Stati Uniti e l’Europa occidentale, l’unione sarebbe un modo permanente per proteggere il fianco orientale dell’Europa dall’aggressione russa. Invece di un paese sconclusionato e un po’ caotico di 43 milioni di abitanti che indugia nella terra di nessuno, l’Europa occidentale sarebbe protetta dalla Russia da un paese formidabile con una comprensione molto chiara della minaccia russa.

“Senza un’Ucraina indipendente, non ci può essere una Polonia indipendente“, sosteneva notoriamente il leader polacco del periodo tra le due guerre, Jozef Pilsudski, sostenendo la necessità di una federazione dell’Europa orientale a guida polacca che comprendesse Lituania, Bielorussia e Ucraina, in pratica una ricreazione del Unione medievale.

Rohac poi accenna a qualcosa che già si è verificato in questi mesi di guerra:

Non è un discorso di fantasia. All’inizio della guerra, la Polonia ha approvato una legge che consentiva ai rifugiati ucraini di ottenere un numero di identificazione polacco, dando loro così accesso a una serie di benefici sociali e sanitari normalmente riservati ai cittadini polacchi.

Il governo ucraino ha promesso di ricambiare, estendendo ai polacchi in Ucraina uno status giuridico speciale non disponibile per gli altri stranieri. Con oltre 3 milioni di ucraini che vivono in Polonia – compresa una consistente popolazione prebellica – i legami culturali, sociali e personali tra le due nazioni si rafforzano ogni giorno di più.

Stato unitario tra Polonia e Ucraina come unificazione della Germania

Dalibor Rohac parla poi di un precedente storico più vicino: la riunificazione della Germania dopo il crollo del muro di Berlino.

Dopo le prime elezioni libere in Germania Est nel marzo 1990, il nuovo governo cristiano-democratico negoziò rapidamente un trattato che stabiliva un’unione monetaria, economica e sociale tra la Germania Est e la Germania Ovest, a partire dal 1° luglio dello stesso anno. Non solo il marco tedesco divenne moneta a corso legale nella Germania dell’Est, ma la Germania dell’Est adottò anche la legislazione della Germania dell’Ovest che regolava l’attività economica – dall’antitrust, al lavoro, alla regolamentazione ambientale, alla protezione dei consumatori – e procedette allo smantellamento di ogni residuo del dominio comunista.

Questo fu solo il primo passo verso l’unificazione politica. Seguì l’adesione della Germania Est alla Costituzione tedesca, la Legge fondamentale, proprio come fece il Saarland quando si unì alla Germania Ovest nel 1956.

Un complesso trattato di unificazione regolava nei minimi dettagli quali parti della legge della ex Germania Est sarebbero rimaste in vigore e quali sarebbero state sostituite dalla legge della Germania Ovest, con quali modalità e tempi.

Contemporaneamente, nell’estate del 1990, un accordo tra il cancelliere Helmut Kohl e il leader sovietico Mikhail Gorbaciov spianò la strada verso l’adesione alla NATO e alla Comunità economica europea (CEE) per la Germania unificata. Nell’ambito della CEE, l’unificazione tedesca ha provocato una revisione del trattato, che ha portato infine all’abbandono da parte della Germania del suo amato marco tedesco a favore dell’euro.

Non si può sminuire la complessità dell’unificazione, in particolare dei suoi aspetti legali e normativi, ulteriormente complicati dagli impegni europei della Germania. Tuttavia, l’esempio tedesco dimostra che un simile esercizio è possibile quando esiste una sufficiente volontà politica. A meno di 11 mesi dalla caduta del Muro di Berlino, il 3 ottobre 1990 i tedeschi dell’Est sono diventati cittadini della Repubblica federale a tutti gli effetti.

In finale elogio alla politica americana

Dopo aver ammesso l’esistenza di alcune obiezioni, dando anche delle sue risposte, arriva la chicca finale. Dove l’autore ridicolizza la politica europea ed enfatizza quella americana. Unica capace di un simile capolavoro ucraino-polacco.

Un’unione politica esplicita tra la Polonia e l’Ucraina renderebbe impossibile prendere tempo e sottrarsi a tale impegno, come si può prevedere che faranno. Opporsi a tale unione, inoltre, significherebbe opporsi a uno degli attributi fondamentali dell’autodeterminazione nazionale dell’Ucraina, che i leader europei hanno giurato più volte di proteggere.

È qui che entra in gioco la leadership degli Stati Uniti. Considerati gli investimenti già effettuati per il successo dell’Ucraina sul campo di battaglia, che superano di gran lunga i contributi dell’Europa occidentale, gli americani hanno un forte interesse a trasformare l’Ucraina in una storia di successo, soprattutto quando la guerra stessa si allontana dallo specchietto retrovisore.

Data la cronica incostanza della vecchia Europa, illustrata dalle disavventure dell’UE nei Balcani, il futuro dell’Ucraina è troppo importante per essere lasciato nelle mani di Bruxelles, Parigi e Berlino. Se Varsavia e Kiev fossero disposte a farsi avanti e a risolvere il problema dell’Europa orientale una volta per tutte, l’amministrazione statunitense dovrebbe sostenere la Polonia e l’Ucraina.

Insomma, il neoliberismo americano auspica un accorpamento di Polonia e Ucraina in un unico Stato, in chiave anti-russa. Una grande colonia dove piazzare proprie basi militari (come già avviene in territorio polacco) occultate sotto la bandiera della NATO e dalla quale sfruttare materie prime e forza lavoro. Auguri, ne avete bisogno.

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