TikTok ci legge nel pensiero? L’esperimento che lo conferma

TikTok ci legge nel pensiero? L’esperimento che lo conferma

L’impressione che TikTok ci legge nel pensiero è reale: un esperimento di Milena Gabanelli spiega come ciò avviene tecnicamente.

Quante volte, smanettando sul pensiero, ci siamo detti tra noi che il telefono ci spia. In effetti, gli annunci pubblicitari che ci appaiono sui vari social e sui banner dei siti rispondono a ricerche che abbiamo compiuto o a prodotti che abbiamo pensato. Anche TikTok ci sorprende spesso, mostrandoci contenuti di nostro interesse, come se appunto ci leggesse nel pensiero.

Un esperimento presentato da Milena Gabanelli, volto noto della Tv per aver curato e condotto Report su Raitre, con la supervisione della docente di Informatica Giuridica Andrea Rossetti e dell’avvocato Stefano Rossetti, prova che TikTok ci legge effettivamente nel pensiero.

L’esperimento è stato eseguito utilizzando due smartphone: uno nuovo e l’altro usato abitualmente dal proprietario, collegandoli alla stessa rete wi-fi.

L’esperimento che prova che TikTok ci legge nel pensiero

Come mostrato sulla sua rubrica Dataroom sul Corriere della sera, con il telefono “vergine” la Gabanelli ha creato un nuovo profilo TikTok, fornendo dati personali e creando una password. Poi ha accettato i termini d’uso e le policy sulla privacy.

Come però spiega, ci sono poi informazioni raccolte in automatico, in base a una serie di fattori: modello del dispositivo, sistema operativo, schemi o i ritmi di battitura, indirizzo IP e lingua del sistema. Ma non è ancora finita: TikTok raccoglie altri dati anche in base alla localizzazione, i contenuti visualizzati, la durata e frequenza di utilizzo.

Completano il quadro dei dati raccolti su di noi le cosiddette informazioni dedotte. Vale a dire generalità dei soggetti con cui interagisco, nonché i nostri interessi.

Che fine fanno i nostri dati? A chi vanno questi dati? Dall’analisi del traffico degli esperti di Swascan si vede che i file confluiscono nei server di proprietà di TikTok e in un’immensa rete di computer (CDN) che ridistribuisce i contenuti. Da qui le informazioni che ci riguardano, spiega ancora la Gabanelli, vengono inviate ai cosiddetti data broker. Questi ultimi sono società specializzate nelle operazioni di profilazione che classificano ogni singolo utente e lo collocano in una o più categorie.

Il telefono ci spia

Non è chiaro che cosa accada davvero ai dati, visto che le piattaforme schermano i flussi. La Gabanelli, sempre nell’esperimento, ha notato che i brand seguiti tramite lo smartphone “vergine” venivano poi pubblicizzati anche sul profilo Instagram dell’altro smartphone usato abitualmente. Idem per le ricerche effettuate sul motore di ricerca Google: quelle fatte da un profilo influenzano le informazioni ricevute sull’altro.

Ovviamente, il problema non riguarda solo TikTok. Se ci fate caso, ogni app installata ci chiede il consenso per utilizzare il nostro microfono, la geolocalizzazione, la fotocamera, i contatti. Così da ascoltarci, vedere cosa fotografiamo, i nostri spostamenti, qual è la nostra rete sociale. Quanti poi hanno gli elettrodomestici smart sono ulteriormente spiati nelle loro abitudini. Un Grande Fratello che sa tutto di noi.

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Pubblicato da Carlo Brigante

Mi definisco un "ribelle" del web

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