Terremoto in Turchia: anche Siria devastata ma non interessa a nessuno

Terremoto in Turchia: anche Siria devastata ma non interessa a nessuno

Il bilancio delle vittime causate dal terremoto devastante che ha colpito le zone a confine tra Turchia e Siria è salito a oltre 6.200 morti. Così ripartiti: in Turchia, i morti hanno superato i 4.500 mentre i feriti sono circa 26mila. In Siria, invece, le zone controllate dal governo contano 800 morti e 1.400 feriti. Mentre nel nord-ovest controllato dai ribelli il bilancio è di almeno 900 morti e oltre 2.300 feriti.

Se però la comunità internazionale si sta concentrando soprattutto sulla Turchia – tra alleati reali e quelli di comodo – molto più distratta appare verso la Siria. Come visto, non meno falcidiata dal sisma. A parte poche eccezioni.

La verità è che forse questo terremoto è l’occasione giusta per dare la bastonata finale al paese, con gli sciacalli di turno pronti a sbranare il corpo esanime di un paese meraviglioso. Già pesantemente provato da oltre 10 anni di guerra civile.

La Siria fa gola a tanti: Turchia in primis, Iran, Israele, Russia, paesi europei.

Siria: vittime del terremoto snobbate da occidente

Come denuncia Il Primato Nazionale, dalla Siria giungono informazioni col contagocce, a volte inattendibili, soprattutto dalla provincia di Idlib, ancora ampiamente controllata dagli estremisti islamici.

Informazioni più precise arrivano invece da Latakia e Aleppo: la prima, costiera città mai occupata dai jihadisti, la seconda, riconquistata dall’esercito siriano nel dicembre 2016.

Ricordiamo che i terroristi che hanno mandato il paese nel caos e nella distruzione e che oggi rendono difficili gli aiuti umanitari ai terremotati siriani, sono stati foraggiati dagli occidentali. Gli stessi che hanno creato l’ISIS.

Come non bastasse, l’Unione europea ci sta mettendo il carico con l’embargo. Se è vero che, come specifica sempre Il Primato Nazionale, l’esportazione di alimenti, medicinali o attrezzature mediche non è soggetta a sanzioni dell’UE, l’embargo provoca tutta una serie di problemi logistici. Tra scarsità di mezzi di trasporto, assenza di voli internazionali e difficoltà di accesso in Siria anche dal Libano per le organizzazioni umanitarie.

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