Isis-K è il nome con cui i media hanno ribattezzato il nuovo gruppo terroristico islamista uscito da un Afghanistan ricaduto in mano ai talebani.
Il nome completo è The Islamic State of Iraq and the Levant – Khorasan Province, abbreviato anche in ISK (o IS-K), ISISK (o ISIS–K), IS–KP or Daesh–Khorasan. In Italia si sta largamente usando l’acronimo Isis-K.
Il gruppo in realtà non è proprio nuovo, dato che ha visto la luce nel 2014. Ma ora, con la fuga di americani e britannici dall’Afghanistan, ha sicuramente più spazio di azione e possibilità di potenziarsi. Infatti, il pesante attentato all’aeroporto di Kabul di alcuni giorni fa, dimostra come Isis-K voglia presentarsi al Mondo con tutti i crismi.
Cerchiamo di conoscere meglio cos’è Isis-K e quali rischi corre l’Italia.
Isis-K chi è
Come riporta Wikipedia, The Islamic State of Iraq and the Levant – Khorasan Province, traducibile in “lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante – Provincia di Khorasan” è un ramo dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL) attivo in Asia meridionale e Asia centrale.
L’ISIL-KP è stato attivo in Afghanistan e la sua area di operazioni comprende anche altri paesi come il Pakistan (che ha assunto un ruolo molto importante anche per il ritorno dei talebani), il Tagikistan e l’India.
L’ISIL ha annunciato la formazione del gruppo nel gennaio 2015 e ha nominato l’ex militante di Tehrik-i-Taliban Pakistan (TTP) Hafiz Saeed Khan come suo leader con l’ex comandante talebano afgano Abdul Rauf Aliza nominato vice leader.
Aliza è stato ucciso in un attacco aereo statunitense nel febbraio 2015 mentre Khan è stato ucciso in un attacco aereo statunitense nel luglio 2016.
Il leader dell’ISIL-KP, Abdullah Orokzai noto anche come Aslam Farooqi, è stato catturato nell’aprile 2020.
Nell’agosto 2021, l’Isis-k ha ucciso 13 militari americani e almeno 169 afgani durante l’evacuazione statunitense di Kabul, il numero più alto di morti militari statunitensi in Afghanistan dal 2011.
Isis-K come è nato
Intorno a settembre 2014, l’ISIS-K ha inviato rappresentanti in Pakistan per incontrare militanti locali, tra cui alcune fazioni di Tehrik-i-Taliban Pakistan (TTP), dopo mesi di discussioni. Allo stesso tempo, volantini, bandiere e materiale di propaganda a sostegno dell’ISIS-K hanno iniziato a essere distribuiti in alcune parti del Pakistan, incluso un opuscolo scritto in pashto e dari che invitava tutti i musulmani a giurare fedeltà ad Abu Bakr al-Baghdadi.
Si ritiene che i volantini siano stati prodotti e distribuiti da oltre confine in Afghanistan. Nell’ottobre 2014 l’ex comandante talebano Abdul Rauf Khadim ha visitato l’Iraq. In seguito tornò in Afghanistan dove reclutò seguaci nelle province di Helmand e Farah. Nello stesso mese, 6 comandanti del TTP in Pakistan; Hafiz Khan Saeed, portavoce ufficiale Shahidullah Shahid, e i comandanti del TTP delle regioni tribali di Kurram e Khyber e dei distretti di Peshawar e Hangu, disertarono pubblicamente dal TTP e giurarono fedeltà ad Abu Bakr al-Baghdadi.
Il 10 gennaio 2015, queste sei persone sono apparse in un video in cui hanno nuovamente giurato fedeltà ad al-Baghdadi e hanno nominato Hafiz Saeed Khan come leader del loro gruppo. A loro si unirono altri comandanti militanti di medio livello, inclusi rappresentanti della provincia afgana di Logar e Kunar e del Lakki Marwat del Pakistan.
Shahidullah Shahid ha affermato che altri jihadisti di entrambi i paesi hanno sostenuto il giuramento di fedeltà ma non sono stati in grado di partecipare all’incontro di persona.
Afghanistan e India sospettano che ISIS-K sia una fazione separatista del Pakistan Tehrik-i-Taliban.
Come spiega a Il Giornale Claudio Bertolotti – analista strategico, per due anni capo sezione contro-intelligence e sicurezza di Isaf (la missione Nato in Afghanistan) e coordinatore della ricerca per il CeMiSS, il Centro Militare di Studi Strategici – attorno al nuovo nucleo confluiscono ex componenti dell’Isis, militanti pakistani, estremisti dell’Uzbekistan, a cui si aggiungono reduci di guerra in Siria e Iraq.
I quali, con la loro diaspora, creano un gruppo con una visione globale, e sono interessati alla lotta a oltranza transnazionale, a differenza dei talebani. L’Afghanistan per loro è un punto di partenza.
ISIS-K: quali rischi per l’Italia
Torna dunque l’incubo attentati. Per l’intera area mediorientale, certo, ma anche per Usa ed Europa. Come afferma sempre Bertolotti:
Quanto accaduto a Kabul credo sia uno stimolo alle azioni emulative. Non solo. La vittoria dei talebani spingerà alcuni gruppi, e anche singoli, ad agire. La minaccia per l’Europa resta elevata. L’organizzazione dello Stato islamico non è più efficace e strutturata come nel 2015-2017. Ma rimane la potenzialità. Un appello dei gruppi che dovessero imporsi in Afghanistan potrebbe spingere per nuovi attentati
E l’Italia? Personalmente, dubito che il nostro paese corra particolari rischi di attentati di una certa entità. Del resto è così che va dagli anni ’90, quando il terrorismo islamico ha iniziato a colpire con azioni plateali gli occidentali.
I motivi sono due:
- siamo una porta spalancata per l’ingresso in Europa, dando asilo ed accoglienza praticamente a chiunque. Non a caso, diversi terroristi che hanno colpito in questi anni, sono passati per l’Italia in modo praticamente indisturbato. Soprattutto quando al governo c’è il Pd e la politica dei porti chiusi di Salvini è stata una brevissima parentesi rispetto all’ultimo decennio. Ai terroristi non conviene creare panico in Italia, ciò significherebbe maggiori controlli e inasprimenti sugli ingressi. Sarebbe dunque un clamoroso autogol.
- la presenza del Vaticano, l’epicentro della religione cattolica apostolica romana, che ha dissuaso i terroristi dal compiere clamorosi attacchi
Attenzione però. Ciò non vuol dire che occorra escludere anche micro-attentati, come il fanatico di turno che con un machete si sveglia una mattina e colpisce passanti alla rinfusa. Questo rischio resta ed è frutto di pericolose azioni singole impossibili da prevedere.
I paesi più a rischio sono Usa, Gran Bretagna e Francia. Quelli che da decenni agiscono con maggiore incisività in Medioriente, sebbene alla fine favorendo paradossalmente i terroristi stessi, avendo creato forte instabilità in quella regione del Mondo. Da sempre una polveriera.