Avventura cyberpunk uscita nel 2015, Technobabylon dimostra ancora una volta l’abilità nel raccontare storie della Wadjet Eye Games
Otto anni possono rappresentare un’eternità in un mondo in continua evoluzione come quello dei videogiochi, ma fortunatamente ci sono determinati generi che resistono bene allo scorrere del tempo, in quanto fanno meno affidamento su fattori tecnologici.
Uno di questi è sicuramente quello delle avventure che, come un buon libro, basano il loro successo sulla trama, l’ambientazione e i personaggi, piuttosto che su grafica super-dettagliata e sequenze interattive cinematografiche.
Le avventure della Wadjet Eye Games, una piccola società americana, si spingono ancora un passo più in là, in quanto visivamente strizzano l’occhio ai classici degli anni 90 del secolo scorso, con pixel bene in vista e grafica in 2D.
Ovviamente non basta fare appello solo alla nostalgia per creare un’avventura di alto livello, e difatti i loro prodotti migliori hanno delle solide fondamenta per quanto riguarda il mondo di gioco, trama e dialoghi ottimamente scritti e personaggi interessanti e spesso memorabili.
Technobabylon, avventura cyberpunk uscita nel 2015, è un perfetto esempio di quanto appena detto.
Gli inizi difficili nello sviluppo e l’uscita del gioco
Technobabylon nasce nel 2010 come progetto di prova di James Dearden, che inizialmente pianificava di pubblicarlo gratuitamente in dieci episodi.
Ma dopo i primi tre, il progetto entrò in una fase di stallo, finché Dearden non incontrò ad una convention Dave Gilbert, il fondatore della Wadjet Eye Games.
Gilbert diede vari suggerimenti su come migliorare il gioco, in particolare dal punto di vista grafico. Dearden decise quindi di contattare il grafico Ben Chandler (che entrerà poi a far parte della Wadjet Eye), essendo rimasto impressionato dai suoi lavori precedenti.
In questo modo, Technobabylon vede finalmente la luce cinque anni dopo le incertezze iniziali, a nome Technocrat Games (l’etichetta di Dearden) e sotto l’egida della Wadjet Eye Games.
L’ambientazione e i personaggi principali
Technobabylon è ambientato nella città futuristica di Newton, gestita da un’Intelligenza Artificiale (IA) chiamata Central, in base alle direttive del governo.
All’avanguardia della tecnica, Newton è dominata dall’uso del wetware, un particolare materiale organico che consente di interfacciarsi mentalmente con sistemi informatici e di accedere alla Trance, un mondo virtuale dove poter vivere una vita parallela.
La storia segue le vicende di tre personaggi principali, ognuno controllabile in varie parti del gioco:
– Charlie Regis, un attempato agente di polizia della CEL, diretta da Central. Ex-ingegnere genetico dal passato tormentato, diventerà ben presto vittima di ricatto con in gioco la sopravvivenza dei suoi figli non ancora nati;
– Max Lao, diventata partner “junior” di Regis dopo un passato criminale ed esperta di tecnologia, sarà costretta a scegliere se continuare a seguire le direttive di Central o supportare il collega nel suo momento di difficoltà;
– Latha “Mandala” Sesame, una giovane disoccupata e agorafobica, che passa la maggior parte del suo tempo connessa alla Trance, con la quale dimostra una straordinaria affinità. La sua vita cambia completamente quando, per motivi misteriosi, qualcuno tenta di ucciderla.
Un’avventura cyberpunk che va al di là del genere
Come si può capire dalle premesse di cui sopra, il mondo di Technobabylon è piuttosto duro e straniante, ma ci sono vari elementi che lo distinguono dalle classiche ambientazioni cyberpunk.
Innanzitutto, il gioco dipinge un interessante rapporto uomo-macchina, che è evidente nell’uso del wetware, ma soprattutto nel fatto che Central non è la classica IA che domina Newton in maniera logica e spietata, quanto piuttosto un avanzato programma di gestione cittadina.
Inoltre, ci sono numerose “valvole di sfogo” per la pressione impressa sia dall’ambientazione che dalla storia. Lao, ad esempio, rappresenta un eccellente contraltare scanzonato al più serioso Regis, e nel gioco sono presenti una serie di IA minori dalla personalità bizzarra.
Ciò non significa che il gioco sia una parodia del genere cyberpunk: la Trance, ad esempio, può essere vista come una sorta di droga per fuggire dal mondo reale e non mancano momenti violenti, cospirazioni che minacciano di cambiare il mondo e profonde riflessioni su concetti come l’identità, la famiglia e l’ambizione professionale.
Tuttavia, il tutto è sapientemente miscelato in modo da fornire un risultato molto equilibrato e coerente.
Enigmi, storia e personaggi
La difficoltà degli enigmi non è particolarmente elevata, ma essi sono (quasi) sempre logici e interessanti, rendendo il progresso della storia estremamente fluido.
Storia che, nonostante qualche passaggio un po’ ostico da seguire, è decisamente intrigante e misteriosa, con dialoghi ficcanti e due finali diversi a seconda delle scelte fatte nell’ultimo capitolo.
Una menzione speciale va fatta per le notizie dal mondo, che cambiano ad ogni scena e danno struttura all’ambientazione, al di là della città di Newton in cui si svolge la trama.
I personaggi principali sono ben caratterizzati e il processo di crescita è evidente, in particolare per Latha, che si trova costretta ad abbandonare la sicurezza della Trance e confrontarsi col mondo reale (“meatspace”, cioè “spazio di carne”, in termini di gioco).
Brillanti sono anche alcuni personaggi secondari, che pur avendo per forza di cose meno battute a disposizione, aggiungono diversità e carattere alla storia. Particolarmente azzeccato Liam Stepford, presidente di una società specializzata nella fabbricazione di sintetici (robot dalle fattezze umane), che resta impresso per il suo caratteristico intercalare.
L’aspetto tecnico, i (pochi) difetti e le considerazioni finali
La grafica del gioco è ben fatta e adatta all’ambientazione, con personaggi grandi e fondali piuttosto dettagliati.
Di qualità anche il reparto audio: la musica, in particolare, è un’interessante combinazione di classica e new wave e il doppiaggio, pur non essendo sempre presente al di fuori dei dialoghi, è generalmente di buon livello.
Technobabylon, ovviamente, presenta anche qualche difetto.
Come già accennato, la storia a tratti è un po’ difficile da seguire e le sezioni in cui i personaggi descrivono ciò che vedono o pensano sono solo parzialmente doppiate.
Inoltre, il capitolo finale è stranamente poco curato: qualche dialogo che viene ripetuto quando la trama ormai è avanzata, un ramo secondario della storia lasciato incompleto, un enigma che richiede di aguzzare la vista per essere risolto.
Ciò nonostante, i pregi del gioco sono talmente preponderanti che si può facilmente chiudere un occhio sui (pochi) difetti, che intaccano solo in minima parte un’esperienza ludica di altissimo livello, come ormai ci ha ben abituati la Wadjet Eye Games, che sembra trasformare in oro tutto ciò che tocca.
(Fonte immagini: Wadjet Eye Games Press Assets)
(Originariamente pubblicato su Storie Semplici)