Nel febbraio 2015 l’immagine di un misterioso vestito fece la sua comparsa su Internet, spaccando in due la comunità di utenti che la vide e generando delle vere e proprie faide online.
Il motivo? Una parte delle persone era convinta che il vestito fosse blu e nero, l’altra era pronta a giurare che fosse invece bianco e oro.
Ma come è possibile avere delle opinioni così diverse in un campo come la visione del colore, fino ad allora considerato pressappoco universale? E come mai ci sono voluti ben due anni prima che la scienza si pronunciasse in merito?
Lo scopriremo nei prossimi paragrafi, ma per non rovinarvi la sorpresa potete intanto dare un’occhiata alla foto originale e magari partecipare al sondaggio qui sotto.
SONDAGGIO
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La visione del colore del vestito e la percezione della luce
Come scrive il prof. Pascal Wallisch su Slate, nel 2015 la ricerca in merito alla visione del colore attraversava una fase di calma piatta, semplicemente perché gli scienziati lo consideravano un argomento ormai chiaro.
Grande fu quindi la sorpresa quando il fenomeno “the dress” fece la sua comparsa, per di più in maniera del tutto naturale, cioè senza partire da test di laboratorio.
Seguirono esperimenti febbrili, da cui due anni dopo emersero finalmente spiegazioni convincenti.
Il punto cruciale è che la percezione del colore è influenzata dalla percezione della luce, e dalla foto non era chiaro se essa fosse stata scattata all’aperto con luce naturale o al chiuso con luce artificiale, e nemmeno la provenienza della luce stessa: se da dietro, il vestito si sarebbe trovato in ombra.
In situazioni del genere, il cervello non si perde certo di coraggio e affronta l’incertezza facendo delle supposizioni basate su esperienze pregresse, che chiaramente variano da persona a persona.
Ciò è importante perché differenti condizioni di luce tendono a “favorire” colori differenti.
In particolare, le ombre favoriscono colori più vicini al blu (che ha una lunghezza d’onda corta) e quindi se penso che il vestito sia in ombra, il mio cervello “sottrae” automaticamente tonalità bluastre dall’immagine, facendola apparire più gialla.
Anche la luce naturale tende a favorire il blu, che è il colore del cielo, mentre quella artificiale (in particolare dalle vecchie lampadine a incandescenza) favorisce le onde più lunghe del giallo.
Insomma, nonostante si seppe poi che il vestito era di colore blu e nero, le persone il cui cervello ipotizzava che la foto fosse stata scattata all’aperto o in ombra, lo vedevano chiaramente bianco e oro.
I dettagli della ricerca sul vestito e i punti ancora aperti
Stabilito ciò, sorse subito un’altra domanda: in base a cosa persone diverse ipotizzano condizioni di illuminazione diverse?
Su questo i risultati degli studi sono più controversi, ma una cosa è certa: a parità di tutto il resto, persone che si alzano più presto e vanno a dormire più presto sono maggiormente esposte alla luce solare e, quindi, il loro cervello tende naturalmente a presumere che la luce sia naturale.
Sfortunatamente, la parte “a parità di tutto il resto” è difficile da realizzare in pratica: ad esempio, una persona a cui piace alzarsi tardi può essere forzata dal proprio lavoro ad alzarsi presto.
Ma una ricerca effettuata da Wallisch su un campione significativo di 13000 persone viene in soccorso: da essa emerge, infatti, che coloro che si ritengono delle persone mattiniere sono statisticamente più inclini a presumere che la luce sia naturale; l’opposto vale, invece, per chi si reputa un “poltrone”.
Ovviamente ci sono delle eccezioni: ad esempio, lo stesso autore, a cui piace andare a letto tardi, dichiara che inizialmente era sicuro che il vestito fosse bianco e oro; ma egli afferma anche che presumeva il vestito fosse in ombra, e pare che questa supposizione abbia prevalso su quella, derivante dall’esperienza di vita, di luce artificiale.
Inoltre, è possibile che il cervello cambi la sua “versione dei fatti”, sia in seguito a numerose visualizzazioni, anche di soggetti simili, che dopo aver saputo il vero colore del vestito (e lo studio suggerisce che sia più probabile cambiare in favore del colore reale che viceversa).
Insomma, nonostante decenni di ricerca, pare che il cervello umano serbi ancora numerosi misteri in attesa di essere svelati.
(Originariamente pubblicato su Storie Semplici)