Sudamerica nuovo fronte di guerra? Paesi tutti contro tutti

Sudamerica nuovo fronte di guerra? Paesi tutti contro tutti

In Sudamerica sono tanti paesi che si stanno scontrando, venutisi a creare due fronti: uno conservatore e uno socialista.

Che il Sudamerica – o America Latina, se preferite – sia stato sempre un territorio instabile dal punto di vista sociale, economico e politico-istituzionale, è cosa nota. Negli ultimi mesi però la tensione non è solo all’interno dei paesi ma anche tra i paesi ed è particolarmente alta.

Certo, l’altra metà dell’America, quella più povera e soggiogata proprio dal Nord del continente, tutto sommato non è territorio di guerra da ormai un secolo. Ma ora c’è il rischio che le cose precipitino, anche per le diverse “teste calde” che governano i vari Stati. In linea con il carattere pasionario tipico di quei territorio. E poi, ormai, è l’ultimo continente rimasto senza guerra.

Ecco cosa sta accadendo.

Sudamerica sull’orlo di una guerra tra Paesi?

A dipingere un quadro latinos a tinte fosche è il sito First online.

Emblema della crisi è l’ultima riunione del Celac – principale organo di coordinamento politico della regione – disertata da molti leader. Il presidente brasiliano Lula ha fatto visita in questa settimana all’omologo colombiano Gustavo Petro in un clima di altissima tensione. Proprio Lula ha voluto riportare il Brasile all’interno del Celac, dopo che Bolsonaro ne aveva decretato l’uscita. Il presidente brasiliano, che ha scontato una ingiusta detenzione, si sta proponendo da paciere e mediatore tra i paesi, ma l’impresa è ardua.

Se Lula può andare d’accordo con altri presidenti socialisti quali Petro, appunto, ma anche il cileno Gabriel Boric, è in alta tensione con l’estremista di destra Javier Milei. Il quale è pure in tensione con Gustavo Petro, avendogli dato già del “comunista assassino” . Non solo, ha anche offerto asilo agli oppositori del presidente venezuelano Nicolas Maduro.

Peraltro, tanti paesi andranno al voto: lo stesso Venezuela, ma anche Uruguay, Messico, Panama, El Salvador e Repubblica Dominicana, anche se questi ultimi paesi fanno parte del centroamerica. Lembo di terra che unisce Nord e Sud e che non se la passa meglio.

Lula è in contrasto con Maduro che ha voluto lo stop alla candidata dell’opposizione Maria Corina Machado. Sempre il Venezuela è attenzionato dagli Stati Uniti (che da tempo però ha messo gli occhi addosso sul paese) per l’annessione del tutto unilaterale dell’Essequibo, una parte consistente (circa i due terzi) del territorio della vicina Guyana, Paese indipendente ma da sempre nella sfera di influenza anglosassone. Il Paese con capitale Georgetown fu infatti colonia inglese e oggi ha ceduto quasi la metà dei diritti di estrazione del ricchissimo blocco di petrolio offshore di Stabroek al colosso statunitense Exxon.

Un altro fronte è quello tra Venezuela e Cile, lo scorso 12 aprile, il presidente Gabriel Boric ha richiamato l’ambasciatore da Caracas, dopo che Maduro aveva sostenuto che la banda criminale venezuelana “Tren de Aragua”, che opera in Cile, fosse solo frutto di una “finzione mediatica”.

Insomma, ricapitolando tutti gli scontri abbiamo Brasile-Argentina, Brasile-Venezuela, Venezuela-Usa, Argentina-Colombia, Messico-Ecuador, Honduras e, appunto, Venezuela-Cile.

Occhio al fronte Ecuador-Messico

L’Ecuador è un altro paese che preoccupa, soprattutto da quando, lo scorso ottobre, a vincere le presidenziali sia stato il 35 enne conservatore Daniel Noboa. Aggiungendosi al fronte “di destra” insieme a Argentina, Paraguay, Uruguay, Costa Rica e Guatemala.

Il nuovo presidente ha dichiarato guerra totale ai narcos e questo ha generato violentissime proteste nelle carceri con centinaia di omicidi in tutto il Paese, compreso quello del procuratore Cesar Suarez, a gennaio.

Ma un evento preoccupa la comunità internazionale su tutti: lo scorso 5 aprile è però successo un episodio gravissimo ed inaudito: l’ex presidente ecuadoregno Jorge Glas, condannato per associazione a delinquere e corruzione, è stato catturato dalla polizia all’interno dell’ambasciata messicana a Quito, violando le leggi internazionali e provocando la reazione indignata del presidente messicano Miguel Angel Lopez Obrador.

Il Messico ha deciso di interrompere le relazioni con l’Ecuador e sta portando il caso alla Corte Internazionale dell’Aia e all’Onu, il tutto mentre secondo la stampa locale Glas avrebbe tentato il suicidio in carcere, pochi giorni dopo l’arresto.

L’Honduras filo-putiniano

Poi c’è l’Honduras, che ha attirato le critiche di molti presidenti sudamericani poiché la presidente di turno del Celac, l’honduregna Xiomara Castro, socialista, si era pubblicamente congratulata per la rielezione di Vladimir Putin in Russia, attraverso un comunicato dal quale si erano dissociati dieci Paesi dell’area, in particolare Argentina e Cile.

Ricordiamo che lì vicino c’è un altro paese storicamente vicino alla Russia, il Nicaragua, dai tempi dell’Unione sovietica, avendo diversi campi di addestramento ancora oggi attivi (ne abbiamo parlato qui).

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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