Javier Milei, chi è il Grillo argentino che si fa consigliare dal cane

Javier Milei, chi è il Grillo argentino che si fa consigliare dal cane

Vediamo chi è e il programma di Javier Milei, candidato alle prossime presidenziali in Argentina. Paragonato anche a Trump e Bolsonaro.

Grillo, Trump, Bolsonaro. Si sprecano i paragoni intorno a Javier Milei, un outsider della politica che in effetti ricorda i succitati. Qui però siamo in Argentina, dove il prossimo ottobre ci saranno le elezioni presidenziali.

Alle Primarie, mediante le quali ciascun partito sceglie il proprio candidato, Milei ha ottenuto infatti il 30% dei voti. Ha così superato anche i due partiti tradizionali che generalmente si contendono la posta in palio: la destra di Juntos por el Cambio, arrivata al secondo posto, e i peronisti di Unión por la Patria, che chiudono il podio. Fermi rispettivamente al 28 e al 27%.

Vediamo chi è Javier Milei e perché fa tanto parlare di sé.

Chi è Javier Milei, possibile prossimo presidente dell’Argentina

Come racconta Il Post, Javier Milei è nato a Buenos Aires. Compirà 53 anni il prossimo 22 ottobre, guarda caso proprio il giorno in cui sono fissate le elezioni presidenziali.

È figlio di un autista di autobus, diventato in seguito un uomo d’affari nel settore dei trasporti, e di una casalinga. Tuttavia, 5 anni fa aveva dichiarato che i suoi genitori per lui erano «morti».

Secondo i racconti giornalistici, sarebbe cresciuto in un ambiente molto violento e che in famiglia è stato sostenuto solo dalla nonna materna e dalla sorella minore Karina, quest’ultima oggi coordinatrice della sua campagna elettorale e che viene da lui soprannominata “El Jefe”, “il capo”. Entrambe ringraziate sul palco durante l’ultima arringa del 7 agosto prima delle primarie. Oltre a loro, ha ringraziato anche i suoi 5 mastini, che definisce «figli a quattro zampe».

Dalle idee cattoliche radicate e radicali (ha frequentato scuole cattoliche e università private, oltre a conoscere bene la Bibbia), attualmente uno dei suoi principali consiglieri è un rabbino. Pare infatti intenzionato a convertirsi all’ebraismo.

A scuola Milei era soprannominato “El Loco”, cioè “il matto”, per via delle sfuriate e dell’aggressività che ogni tanto mostrava in classe. Le stesse che da adulto a esternato nei talk show televisivi, al punto da renderlo prima l’economista più amato dalla televisione e poi deputato nel 2021. Di qui il paragone con Grillo, almeno sul lato della comunicazione violenta che fa presa tra gli scontenti.

Dal punto di vista professionale, Milei è stato anche a capo di diverse società di consulenza private, ma è stato anche conduttore radiofonico e di talk show, oltre a insegnare all’università. Non trascurabile il fatto che sia stato, appena ventenne, consigliere economico di Antonio Domingo Bussi, militare durante la dittatura in Argentina (dal 1976 al 1983), eletto deputato alla fine degli anni Novanta, poi espulso dal parlamento e accusato di crimini contro l’umanità.

Appassionato di telepatia, dice di avere un mezzo per comunicare con il più anziano dei suoi mastini, morto nel 2017, a cui chiede spesso consiglio, tanto da essere diventato, per sua ammissione, il suo mentore politico.

Programma politico di Javier Milei

Le sue idee politiche, invece, lo rendono molto simile a Trump, ma soprattutto, all’ex presidente del rivale paese vicino Brasile. Nell’anno e mezzo in cui è stato al Congresso, ha messo a disposizione il proprio stipendio tramite un sorteggio, definendo

lo stato un’organizzazione criminale che si finanzia attraverso le tasse prelevate alle persone con la forza. Stiamo restituendo i soldi che la casta politica ha rubato

Nel giugno dello scorso anno, durante un dibattito radiofonico, si è detto favorevole alla compravendita privata di organi, giacché, tradotto in soldoni, ognuno è libero di farci ciò che vuole. Milei dice di voler vietare l’ingresso nel paese di stranieri con precedenti penali e di voler espellere coloro che commettono dei reati. Dice che lo stato dovrebbe occuparsi solo di amministrare la giustizia e di garantire la sicurezza, e che la banca centrale ruba denaro agli argentini attraverso l’inflazione. Nelle sue arringhe attacca costantemente quella che considera la «casta» della politica.

È negazionista rispetto ai numeri dei cosiddetti desaparecidos durante la dittatura che lui preferisce chiamare «guerra» (ricordiamo che i desaparecidos sono le persone prelevate durante la dittatura e poi scomparse) ed è negazionista riguardo i cambiamenti climatici. Ancora, è contro l’aborto, il femminismo e l’educazione sessuale nelle scuole, mentre è favorevole all’uso delle armi per tutti. Vuole ridurre le tasse, i programmi assistenziali e privatizzare le imprese pubbliche.

La sua ascesa verso le presidenziali è iniziata nel giugno 2022, ma nessuno gli ha dato inizialmente molto credito. Il suo successo, secondo i commentatori argentini, è facilitato dallo scontento generale degli argentini. Paese mai del tutto ripresosi dallo scandalo dei Bond di un ventennio fa, costantemente aggredito dall’alta inflazione, esasperato dalla Pandemia.

Molti, pertanto, ritengono che le due principali coalizioni, che da anni si alternano alla guida del paese, non sono in grado di portare l’Argentina fuori dal pantano. E dunque, vedono in Javier Milei il giusto antidoto per dare lo scossone. Tuttavia, non manca chi, come il quotidiano Pagina 12, fa dei paragoni tra l’attuale situazione politica argentina e quella che portò alla dittatura dei colonnelli.

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