I limiti della vista e come funziona la messa a fuoco

I limiti della vista e come funziona la messa a fuoco

Come già accennato nello scritto del 18 aprile, cominceremo a passare in rassegna i limiti fisiologici dei nostri sensi, sia nella normalità che nella patologia, per capire come alcune mirabolanti tecnologie siano francamente solo delle trovate commerciali che non aggiungono nulla alle vostre capacità visive.

La nostra è una vista a colori a cui va aggiunto che è fatta soprattutto per la distanza.
La nostra capacità di messa a fuoco infatti, inizia ad essere efficace per distanze a cominciare dai 25 cm ovvero dal punto in cui i due fuochi della retina si “accomodano” e convergono verso un unica visione che poi in seconda battuta sarà elaborata a livello della corteccia encefalica occipitale deputata a questa funzione.

Se infatti provate a puntare qualcosa al di sotto di questo numero e avete una vista normale (emmetrope) vedrete sempre due oggetti distinti anche se magari è uno solo, come può essere un dito, fate la prova!

La messa a fuoco dipende dalla elasticità del cristallino, piccola lente di cellule trasparenti al cui interno vi è un liquido, l’umore acqueo. Essendo molto modulabile esso attraverso dei muscoli che lo collegano alla sclera, i muscoli ciliari, è in grado di comprimersi e allungarsi determinando così la lunghezza dei raggi luminosi (rifrazione) che poi giungeranno alla retina, essendo il cristallino allungato per la visione da lontano e “accorciato” per quella degli oggetti vicini, con una straordinaria malleabilità che nessuna lente progressiva può pareggiare.

Oltre alla messa a fuoco un altro parametro da tenere in considerazione è la capacità di risoluzione di due punti distinti che è di circa 1/10 di millimetro, oltre la quale essi appariranno come uno solo o comunque non distinguibili.

Come funziona la messa a fuoco della vista

La messa a fuoco, che tutti conosciamo e impariamo quando usiamo le camere fotografiche anche del cellulare, è un altro elemento fondamentale che limita la nostra visione e che per aumentare richiede delle protesi oculari, come possono essere lenti d’ingrandimento che spaziano dal limite dell’angstrom (la più piccola misura di grandezza pari a un decimilionesimo di millimetro), praticamente le dimensioni di una molecola, a quelle dei telescopi spaziali in grado di mostrare alla nostra vista oggetti astrali che diversamente ci apparirebbero come dei puntini, sempre quando sono visibili a occhio nudo, e in effetti quando li usiamo è come se ci aprissimo un mondo sconosciuto, lo stesso che apparve a Galileo con uno dei suoi telescopi artigianali (li fece da sé) quando vide monti e pianure sulla Luna o i satelliti che da lui presero il nome.

Ovviamente non possiamo vivere con un microscopio o un telescopio davanti agli occhi, ed anche se quello che vediamo è una meraviglia esso non fa altro che riportare nei limiti delle nostre capacità ciò che si para davanti alla nostra vista che coi limiti suddetti deve comunque tornare a fare i conti, per cui ad esempio le immagini avranno dei punti di risoluzione impossibili da superare per i motivi che spiegherò nel prossimo scritto, e che non dipendono solo dal nostro sensorio ma dai limiti degli strumenti usati.

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Pubblicato da Francesca Silvana Scoppio

Medico chirurgo specialista in medicina interna e attualmente presto servizio nella ASL di Bari.

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