Primark: la ressa al Campania evidenzia due mali della nostra società

Primark: la ressa al Campania evidenzia due mali della nostra società

Ha finalmente aperto i battenti il tanto atteso store di Primark nel centro commerciale Campania, situato a Marcianise, in provincia di Caserta. Il primo della Campania.

Come detto in un precedente articolo, Primark ha aperto il proprio negozio lunedì 19 dicembre, sebbene alcune false voci avevano annunciato l’apertura all’inizio del mese. L’apertura ufficiale è stata comunque anticipata da una dedicata ai soli parenti ed amici dei dipendenti.

Orbene, fin da lunedì 19 dicembre al Campania sono andate in scena immagini che forse ad oggi abbiamo visto solo in America, in occasione del Black Friday.

Ed ecco che tanti immancabili video sui social ci hanno mostrato centinaia di persone in attesa all’ingresso del centro commerciale fin dalle prime ore del mattino e poi fughe all’interno appena le porte si sono aperte.

Una ressa incredibile che ci dice due tristi verità sulla società di oggi.

Ressa da Primark al Centro commerciale Campania: i motivi

La ressa per entrare nello store di Primark al Campania ci dice due tristi verità sui nostri tempi. La prima, che viviamo in una società consumistica, dove il consumismo appunto genera bisogni e desideri. Spingendoci ad acquistare compulsivamente oggetti o attivare servizi dei quali magari non abbiamo neppure bisogno. O, comunque, non in modo così impellente come ci portano a credere.

Ma chi di dovere, in modo scientifico, innesca nel cervello del potenziale cliente la desiderabilità di ciò che promuove. Facendolo apparire come qualcosa di indispensabile da possedere.

Se però questo in fondo già lo sappiamo – poiché è un male ormai cronico della società del consumismo, in auge da un trentennio, quando il capitalismo da un lato e la graduale perdita dei valori tradizionali dall’altro, hanno preso il sopravvento – diverso è il discorso per quanto riguarda il secondo male: l’effetto emulazione. Che forse già c’era, ma da un decennio è stato enfatizzato dai Social.

Se prima c’era solo Facebook, l’emergere di altri luoghi virtuali dove mettersi in vetrina, come Instagram e TikTok, ha fatto sì che si acquista qualcosa o si partecipa ad un evento perché dobbiamo mostrare agli altri di non essere esclusi dagli eventi del momento. Di essere dunque partecipi alle cose che, secondo i nuovi parametri dettati dal virtuale, contano davvero.

Poi si è messa la strategica apertura a ridosso del Natale, che ha spinto molti a cercare l’affare last minute per i regali.

Dunque, un distruttivo mix di questi due mali – acquisti compulsivi dettati da un sapiente lavaggio del cervello ed obbligo di mettere in piazza la propria vita per non sentirsi ai margini – ha creato il fenomeno Primark. Come ne creerà tanti altri.

Ecco uno dei tanti video sulla ressa per Primark:

Primark cosa vende?

Come riporta il sito ufficiale, Primark è stato fondato da Arthur Ryan nel 1969 con il nome di Penneys, un singolo negozio su Mary Street, a Dublino, capitale dell’Irlanda.

Fin da subito, lo scopo è stato quello di offrire agli irlandesi, che non se la passavano certo bene tra povertà diffusa e terrorismo, capi di abbigliamento accessibili per tutti pur non disdegnando la qualità. E negli anni non ha mai perso questo mood. Oggi ha aperto negozi in 14 Paesi che danno lavoro a oltre 65.000.

Primark vende dai capi must-have a quelli di moda per donna, uomo e bambini. Ma anche accessori di abbigliamento, di bellezza e per la casa.

Non discutendo i prodotti interessanti che magari ha, nonché i posti di lavoro che ha prodotto in una zona da sempre in difficoltà dal punto di vista occupazionale, resta il fatto che scene come quelle che stiamo vedendo da ormai una decina di giorni, sono assurde e incomprensibili.

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