Per realizzare il Ponte sullo stretto saranno espropriate case, RSA, aree archeologiche

Per realizzare il Ponte sullo stretto saranno espropriate case, RSA, aree archeologiche

Gli espropri per fare il ponte sullo stretto riguarderanno 2.792 intestatari di immobili e terreni per un totale di oltre 3,7 milioni di mq

Dopo decenni in cui se ne parla (escludendo i primi documenti del neonato Regno d’Italia di 160 anni fa), forse il famoso Ponte sullo stretto sembra davvero in dirittura d’arrivo. Un Ponte che dovrebbe collegare Messina a Reggio Calabria, ovviando così al tempo eccessivo che passa per attraversare lo stretto di Messina via nave.

Intorno al ponte sullo stretto insistono dubbi e perplessità, relativi all’impatto ambientale che avrebbe sulla zona in cui ricade; alle infiltrazioni malavitose nella realizzazione dei lavori (sappiamo che le due regioni sono mortificate da ‘Ndrangheta e Mafia); ai danni economici alle compagnie navali che attualmente fanno da spola tra le due sponde per il commercio e per il turismo; al fatto che la zona sia fortemente sismica.

Insomma, un’opera che tutto sommato servirebbe pure, ma che si scontra poi con una serie di aspetti da considerare. Tuttavia, il Ministro Salvini vuole metterci su il cappello e insiste affinché il ponte sullo stretto sia realizzato, o comunque i suoi lavori concretamente avviati, quando lui è ancora in carica. Peraltro, ha pure cambiato idea sulla sua necessità.

Ma c’è anche un altro aspetto da considerare: quello degli espropri. Che potrebbero riguardare 2.700 proprietari e 450 case, nonché un cimitero, aree archeologiche, Rsa e pezzi di ospedale.

A che punto è Il ponte sullo stretto

In realtà, la realizzazione del Ponte non avverrà certo domani. Ad oggi, occorre ancora bisogno di superare passaggi burocratici per ottenere permessi decisivi alla sua costruzione. Ecco cosa manca, tra le altre cose:

  1. la conferenza dei servizi tra le pubbliche amministrazioni coinvolte, come i comuni, che dovranno inviare delle valutazioni al ministero competente – quello dei Trasporti e infrastrutture, di Salvini – anche in base all’esito della “Via” (Valutazione di impatto ambientale del ministero dell’Ambiente);
  2. la delibera decisiva del Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e sostenibile.

Guido Signorino – tra i fondatori del comitato “Invece del Ponte” e docente di economia applicata all’università di Messina – ritiene che l’annuncio degli espropri sia solo una trovata pubblicitaria. E ironicamente così definisce la situazione del ponte:

È come annunciare che a tavola sta arrivando la pasta senza aver neanche acceso il gas per cucinarla”

Quali saranno gli espropri per realizzare il Ponte sullo stretto

Su questo punto Today ha realizzato un lungo articolo, nel quale ha anche raccolto il parere di altri esperti, che confermano quanto la realizzazione concreta dell’opera calabro-sicula sia ancora lungi dal diventare realtà.

Il sito riporta che, stando ai dati resi noti dalla società addetta all’opera, la Stretto di Messina Spa

gli espropri per costruire il ponte riguarderanno 2.792 intestatari di immobili e terreni per un totale di oltre 3,7 milioni di metri quadrati. Gli edifici che verranno demoliti sono 300 in Sicilia e 150 in Calabria.

Le zone maggiormente interessante sono quelle sulle quali ricadrà l’impiantamento dei piloni che sorreggeranno il ponte. Precisamente, volendole geolocalizzare, nella sponda messinese a Torre Faro e nella parte calabrese a Cannitello, nel comune di Villa San Giovanni.

Poi bisogna aggiungere le opere connesse, come strade e ferrovie. In Sicilia gli espropri arrivano a circa 25 chilometri distanti Messina, fino al comune di Torregrotta. In Calabria, l’ultimo comune colpito è Limbadi, in provincia di Vibo Valentia, distante dallo Stretto oltre 45 chilometri.

Per comprendere l’entità del danno alle comunità locali, occorre sapere che gli imbocchi del ponte sulle due coste si trovano in aree piene di attività commerciali, oltre che di abitazioni, ristoranti, bar, stabilimenti balneari, chioschi.

Addirittura a Messina il cimitero di Torre Faro verrà “sfiorato“, mentre alcuni locali di proprietà dell’ospedale Papardo dovranno essere demoliti.

Ma anche la cultura rischia di subire danni: nella sponda calabrese l’ancoraggio dei piloni ricade sull’area archeologica di Forte Beleno. Non mancano anche zone d’interesse delle multinazionali dell’energia, che gli espropri che riguarderanno terreni che appartengono a Eni, Anas e Agip.

Insomma, potremmo trovarci di fronte a nuovi scontri come quelli perpetuatisi per anni riguardo la realizzazione della Tav Torino-Lione in Val di Susa. Sebbene molto più estesi.

Certo, tutte le opere pubbliche per essere realizzate vanno a danno di privati, sacrificati per il bene collettivo (almeno si spera). Resta però il fatto che prima di individuare gli espropri e provocare ansie alla gente per anni (magari inutilmente), bisognerebbe avere tutte le carte in regola. Cosa che il ponte non ha.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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