Tra gli intervistati, solo una leggera maggioranza di giovani si oppongono alla realizzazione della Tav in Val di Susa. Gli adulti, specie gli over 55, sono nettamente a favore.
LA GUERRA INUTILE IN VAL DI SUSA: TAV FERMA ALMENO FINO AL 2030
Ripresi gli scontri in Piemonte. ma la Francia ha congelato il progetto per anni
Rientrati dalle vacanze, i guerriglieri in Val di Susa riprendono le proprie posizioni e nella notte tra venerdì e sabato hanno dato vita a nuovi accesissimi scontri. Sarcasmo a parte, le loro motivazioni sono in fondo valide sia per motivi ambientali che per questioni economiche e progettuali, visto che la famigerata linea Tav, che sarebbe dovuta partire nelle intenzioni iniziali da Lisbona per finire a Kiev, è ferma in più tratti. Inoltre è nata per far viaggiare merci che ormai non viaggerebbero più. La stessa Francia ha bloccato i lavori almeno fino al 2030, dando priorità ad altri progetti. Insomma, in Val di Susa è in atto una guerra inutile, per un progetto destinato molto probabilmente a morire.
GLI SCONTRI DI FINE AGOSTO – Nella notte tra venerdì e sabato due compressori ed una macchina per i lavori della costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione, sono andate a fuoco in un capannone di Bussoleno della ditta Geomont. Carabinieri e Vigili del fuoco sono intervenuti per accertarsi se si tratta o meno di incendio doloso. Non ci sono stati feriti. Quasi contemporaneamente più di un centinaio di persone incappucciate, o comunque con il volto coperto, si sono radunate intorno alle reti di recinzione del cantiere di Chiomonte, dove si scava per realizzare il tunnel ferroviario. Questi sono rimasti a lungo in attesa, senza prendere alcun tipo di iniziativa, prima di lasciare la zona.
Nel frattempo i carabinieri hanno fermato un’auto sempre nella zona del cantiere Tav di Chiomonte. Le due persone a bordo sono state fermate. Sul veicolo è stato trovato un vero e proprio arsenale da guerriglia: cinque molotov, sei maschere antigas, sei tubi in plastica (normalmente utilizzati dagli antagonisti come mortai), sei pneumatici (che nelle operazioni di guerriglia vengono utilizzati per fare barricate), cinque fionde, quattro cesoie per tagliare le reti di protezione, 31 chiodi a quattro punte e 18 tute scure. Gli investigatori stanno valutando l’ipotesi che il materiale sequestrato nell’auto fosse destinato ai No tav per un eventuale attacco al cantiere.
LA FRANCIA CONGELA IL PROGETTO– La Francia dice sì alla Tav Torino-Lione, ma allo stesso la congela dilatando l’inizio dei lavori per la costruzione dell’opera al 2030. Sulla Gazzetta Ufficiale transalpina è infatti stata pubblicato un decreto che dichiara l’utilità pubblica e l’ urgenza dei lavori per creare un itinerario d’accesso al cantiere del tunnel di base di 57 chilometri nei pressi di Chambery. In questo modo potranno partire i lavori propedeutici alla costruzione dell’infrastruttura, gli espropri dei terreni che saranno effettuati tra i comuni di di Saint Jean de Maurienne, Avressieux, Francin e Montme’lian. La decisione, che apparentemente sembra un’accelerazione sulla realizzazione di questa infrastruttura ferroviaria, rappresenta invece un pesante rallentamento. Nella dichiarazione di utilità pubblica e urgenza dei lavori l’orizzonte temporale degli espropri per accedere ai cantieri viene infatti dilatato ad un ritardo massimo di ben quindici anni. Una conclusione della fase preliminare dei lavori nel 2030 che evidenzia il sostanziale congelamento della Torino-Lione, coerentemente a quanto annunciato dal governo francese nei mesi scorsi.
Nel rapporto “Mobilité 21″ redatto dalla commissione guidata dal deputato socialista Philippe Duron la Tav era stata infatti esclusa dalle opere prioritarie, alla luce delle ristrettezze finanziarie. Il rapporto infatti aveva indicato alcune opere ad Alta Velocità da costruire con i fondi disponibili da qui al 2030, e tra queste non c’era la Torino-Lione. A pagina 57 del documento, gli autori del rapporto Duron rimarcano come la saturazione della linea, la condizione per la costruzione della Tav di collegamento tra Italia e Francia, potrebbe non verificarsi prima del 2035 o del 2040. Di conseguenza, l’opera viene classificata come non prioritaria, e come tale potrebbe non ricevere fondi per la sua realizzazione nei prossimi anni. Senza fondi e con lavori propedeutici spostati fino alla fine del 2029, la Francia pare aver accantonato la Tav.
IL PORTOGALLO VI HA GIA’ RINUNCIATO DA UN ANNO – In Portogallo, il collegamento ad alta velocità tra Lisbona e Madrid è stata la prima vittima del piano di austerità presentato il 28 giugno di un anno fa dal Primo ministro Pedro Passos Coelho. Una voce importante nel piano di riduzione della spesa pubblica necessario per ridurre il deficit dello Stato e rispettare le direttive di Unione europea e Fondo monetario internazionale.
Il progetto, che era il fiore all’occhiello dell’amministrazione precedente guidata dal socialista Socrates, ora è stato sospeso a tempo indeterminato. I 626 chilometri che separano la capitale portoghese da quella spagnola avrebbero dovuto essere inaugurati entro il 2013. Il Portogallo aveva calcolato un costo di 3,25 miliardi di euro, in parte finanziati dall’Ue, solo per la tratta di sua competenza. Anche i lavoro per un nuovo aeroporto sono stati bloccati.
Insomma, quel progetto “Corridoio V Lisbona-Kiev” partito vent’anni fa e visto e rivisto nel tempo, rischia seriamente di rimanere solo sulla carta. O comunque di essere pesantemente ridimensionato. La crisi economica spinge tutti i Paesi europei a pensarla “in piccolo”, rinunciando a costi elevati pur se destinati a progetti avveniristici (una strategia, come visto in un post precedente, attuata in realtà da vari Paesi nel Mondo).
Quanto all’Italia è difficile schierarsi tra Sì e No Tav. Il tratto che interessa l’Italia è lungo poco più di 12 chilometri: sette chilometri e quattrocento metri da Chiomonte dritto nella pancia del Moncenisio, che si aggiungono ai cinque del maxi tunnel italo-francese Torino-Lione che va da Susa a Saint Jean de Maurienne. Per un totale di 44,5 chilometri in terra d’Oltralpe (77%) e solo 12,5 (23%) in territorio nostrano. Quanto bastano però per provocare guerriglia e polemiche, aspettando che l’Alta velocità si completi…
SONDAGGIO