Operai morti sulla Torino-Milano: è strage di Stato

Operai morti sulla Torino-Milano: è strage di Stato

I cinque operai morti mentre lavoravano sulla stazione nei pressi di Brandizzo sono vittime dei tagli di questi anni alle Ferrovie.

Michael Zanera, 34 anni, di Vercelli; Giuseppe Sorvillo, 43 anni, di Brandizzo; Saverio Giuseppe Lombardo, 52 anni, di Vercelli; Giuseppe Aversa, 49 anni, di Chivasso; Kevin Laganà, 22 anni di Vercelli. Questi sono i nomi dei 5 operai morti letteralmente maciullati mentre stavano lavorando sui binari della linea ferroviaria Torino-Milano. Vicino alla stazione di Brandizzo, in Piemonte.

Sotto choc i 4 testimoni dell’incidente: 2 operai sopravvissuti miracolosamente e per pur caso, nonché il macchinista del treno, in cabina con un secondo collega. Figure ormai vetuste, che la tecnologia tende sempre più a sostituire.

Ora ci sarà un’indagine giudiziaria che ci dirà, forse e chissà quando, come sono andati i fatti. Ma si può già parlare di strage di Stato: quei 5 operai sono vittime della logica del “taglio dei costi” applicata ormai da anni alle Ferrovie come a centomila altre imprese. Anche private. Nello smembramento generale dell’asset economico di questo paese, iniziato nei primi anni ’90, l’Italia ha svenduto le sue aziende strategiche o le ha ridotte all’osso. Per un sistema, come quello ferroviario, che va continuamente in tilt. Talvolta tragicamente.

I 5 operai morti sulla Torino-Milano vittime dei tagli

Come denuncia Contropiano, i cinque operai che lavoravano sulla linea Torino-Milano erano tutti dipendenti della società Sigifer di Borgo Vercelli, non ferrovieri. Un classico caso di “esternalizzazione”, insomma. Nelle condizioni in cui lavoravano – fretta, scarsa visibilità, lavoratori di settori e aziende diverse (metalmeccanici e ferrovieri) – è molto più facile che si creino quei “difetti di comunicazione” che ora vengono invocati come “cause” della strage anziché come “risultati” pressoché inevitabili di ristrutturazioni, riduzioni di personale, esternalizzazioni e subappalti.

Basta citare 2 numeri:

  1. Il treno investitore stava viaggiando a 160 chilometri l’ora. Quindi il macchinista non sapeva che c’erano lavori in quella tratta, oppure era stato male informato sul luogo esatto;
  2. Attualmente, come asserito sul sito di Ferrovie dello Stato, sono circa 83.000 i dipendenti diretti, tra personale viaggiante, dirigenti, impiegati, addetti alla sicurezza, ecc. Una sforbiciata non di poco conto, visto che erano 220.000 prima della “cura” neoliberista.

Se non è questa una strage di Stato, cos’è?!

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