L’Italia celebra Marco Polo, ma non ha imparato nulla

L’Italia celebra Marco Polo, ma non ha imparato nulla

Marco Polo non fu il primo a raggiungere l’Asia, ma fu il primo a raccontarla con dovizia di particolari. Il milione divenne un best seller.

Italia in festa per i 700 anni dalla morte di Marco Polo (1254-1324), passato alla storia per colui che, grazie ai suoi viaggi e ai suoi racconti, ci ha permesso di conoscere il “misterioso” Oriente. Soprattutto la Cina.

Tante le iniziative culturali in suo onore. Peccato però che di recente abbiamo chiuso i rapporti commerciali e diplomatici con la Cina, sempre per soddisfare i desiderata americani. Gli stessi che ci stanno ponendo contro la Russia e stanno mandando in fallimento l’Unione europea, a partire dalla Germania, dove è in corso una massiccia manifestazione degli agricoltori, i quali stanno di fatto bloccando il paese.

Detto ciò, ripercorriamo brevemente la storia e i meriti di Marco Polo.

Marco Polo e i dubbi sulle origini

Come spiega Cultura e identità, ci sono dubbi anche sulle origini di Marco Polo. Zagabria, capitale della Croazia, da diversi anni sostiene che sia nato nell’isola di Curzola, in Dalmazia, realizzando una “casa natale di Marco Polo” del tutto apocrifa. Il mercante, almeno stando alla storia ufficiale, sarebbe invece nato a Venezia da una famiglia del luogo. C’è comunque da dire che l’isola faceva parte della Serenissima da molto tempo ed era abitata da genti italiane veneto-dalmate.

Inoltre egli si definiva “nobile e grande cittadino della città di Vinegia” nella celebre opera “Milione”. E ciò lo renderebbe veneziano al 100%, poi magari i confini tra gli stati sono cambiati.

Cosa ha fatto Marco Polo

La sua avventura commerciale e diplomatica (i Polo portavano al Khan lettere del Papa) lo condusse a esplorare paesi fino ad allora quasi del tutto ignoti alla cultura europea.

Con il padre e lo zio venne accolto alla corte di Kubilai Khan, imperatore mongolo della Cina (il “Cathay“) che molto lo apprezzò e lo investì di cariche. Marco imparò la lingua e gli usi mongoli (o “tartari“, come venivano chiamati allora indistintamente i popoli dell’immensa steppa centro-asiatica) e come suo consigliere ebbe accesso a molte regioni del regno di Kubilai e dei suoi vicini (gli attuali India, Birmania, Tibet…), che raccontò al suo ritorno in patria, dopo ben 24 anni di lontananza.

Preso prigioniero dai genovesi –in guerra con Venezia – in una battaglia (forse a Curzola), Marco Polo rimase chiuso in una prigione della Superba per quasi un anno in attesa di riscatto. Ma è qui che dettò le sue memorie a un compagno, il pisano Rustichello, alle quali fu poi dato il titolo di “I”, probabilmente per l’uso frequente di questa cifra come iperbole da parte del viaggiatore veneziano.

In ogni caso, il libro divenne un best seller del suo tempo e fu anche tradotto in latino, lingua franca dell’Europa d’allora. Così il suo viaggio affascinò geografi, mercanti, politici e ovviamente scrittori e artisti d’ogni tempo. Carlo di Valois, fratello del Re di Francia, volle incontrarlo di persona nel 1307 per avere una copia autografata de “Il Milione”.

Marco Polo non fu il primo a spingersi in quelle che al tempo erano aree quasi del tutto sconosciute agli europei – come l’Asia centrale e la Cina – tuttavia fu il primo a fornirne un resoconto dettagliato regalando all’Europa del tempo una straordinaria serie di conoscenze su terre fino ad all’ora ignote. Riportando nozioni di carattere storico, antropologico e geografico che fanno dell’opera una vera e propria enciclopedia del suo tempo.

Insomma, Marco Polo ha tracciato la “Via della seta“. Di recente avevamo creato una nuova versione, che il governo in carica ha pericolosamente interrotto.

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