Le piante e i fiori che rischiamo di non vedere più per l’estinzione di api e farfalle

L’estinzione delle api può provocare notevoli problemi all’ecosistema del Pianeta, ma anche quella delle farfalle.

L’eccesso di antropizzazione, unitamente ai cambiamenti climatici in corso, stanno penalizzando proprio i fiori selvatici che sono i principali attori nel determinare l’impatto estetico-paesaggistico degli ambienti rurali. A ciò abbiniamoci pure la gestione agronomica estremamente “semplificata“.

A rischio sarebbero quelle piante e quei fiori selvatici che “malsopportano” il proprio polline. E dunque, per produrre semi, prediligono quello proveniente da altri fiori della spessa specie trasportati proprio da api, bombi o farfalle.

Vediamo quali sono le piante e i fiori a rischio estinzione.

Piante e fiori a rischio estinzione

piante e fiori estinzione

Come riporta La Repubblica, a lanciare l’allarme è uno studio condotto dall’Università di Pisa, durato dieci anni, pubblicato in questi giorni sulla rivista specializzata Acta Oecologica. Ecco quali sono:

  • Poa alpina: principale erba delle comunità vegetali che si formano nei pascoli pingui, i più pregiati per la qualità del foraggio che forniscono agli animali durante la stagione dell’alpeggio in quota. Spesso è associata alla festuca, pianta in grado di indicare anche lo stato di degrado dell’ambiente.
  • L’abete bianco: arriva fino in fondo alla cosiddetta linea degli alberi. Specie natalizia e da legna, in realtà garantisce equilibrio all’ecosistema del bosco ospitando nelle sue cavità vari animali. Dal picchio nero ad alcuni rapaci notturni che si nutrono di roditori.
  • Dalla distillazione della pianta aromatica Artemisia genepi si ricava il genepì, un liquore simile all’assenzio e diffuso, con nomi diversi, su tutte le Alpi. Si tratta di una specie a rischio estinzione sia per la raccolta indiscriminata (non è così semplice da coltivare alle nostre latitudini) che per lo scioglimento dei ghiacciai.
  • Sempervivum arachnoideum è una delle poche piante succulente endemiche delle Alpi. Non ha l’aspetto di un cactus ma quasi il 95 per cento della sua massa è fatta di di acqua. Ha foglie a rosetta e nella stessa famiglia ci sono specie che arrivano a 40 centimetri di altezza. È una delle piante alpine più minacciate dal riscaldamento globale.
  • La Leucanthemopsis alpina è un fiore simile alla margherita e un ottimo spartiacque vegetale: la sua presenza delimita i confini degli habitat glaciali. Vive in ambienti di detriti rocciosi che condivide con un’altra specie molto rara, il ranuncolo dei ghiacci o erba dei camosci.
  • Gli sfagni sono piante simili a muschi, determinanti per la sopravvivenza delle torbiere, archivi naturali che consentono di studiare i cambiamenti climatici del passato per affrontare quelli del futuro. La massa organica prodotta da queste piante è alla base della torba dove rimangono intrappolate testimonianze storiche dell’ambiente come i pollini.
  • Il giglio più prezioso è il principe del giardino degli ambienti alpini e si spinge fino ai duemila metri. Forse uno dei fiori più belli di questi habitat di alta quota. Ha petali rosso porpora e può superare il metro e mezzo di altezza: caratteristiche che lo hanno reso trofeo ambito per tutti i collezionisti. Oggi è una specie a protezione assoluta.
  • La Cortusia matthioli è il panda delle Alpi. Si tratta di un relitto vegetale, memoria di quella flora molto antica sopravvissuta all’epoca delle glaciazioni in poche aree-rifugio. È simile a una primula ma molto rara e a rischio estinzione. Una delle popolazioni più grandi si trova a Pragelato in Piemonte.
  • Il pino cembro può arrivare a 25 metri di altezza ed è come arroccato alla montagna. Lo chiamano il guardiano dei ghiacciai. Ha un legno molto pregiato per mobili e sculture. I semi in passato erano parte della dieta dei montanari mentre oggi sono nel menù di alcune specie della fauna alpina come lo scoiattolo, i passeri e il camoscio che ne predilige i germogli.
  • La Saxifraga bryoides è una pianta spacca-sassi perché si insinua nelle fessure più strette delle rocce comprese quelle sul granito. È una di quelle specie che rischiano il declino con l’arretramento dei ghiacciai. Un esemplare della stessa famiglia è stato trovato lungo la salita alla cima del Cervino a oltre quattromila metri di quota.
  • L’ Aethionema thomasianum o erba di Thomas è tra le rarità assolute delle Alpi: questa specie è stata scoperta alla fine degli anni Quaranta e pare che cresca solo nei boschi del Parco Nazionale Gran Paradiso che separano il villaggio di Cogne da quello di Valsavarenche.
  • La Nepeta cataria, chiamata erba dei gatti, è un relitto di antiche colture contadine. Oggi cresce in natura su tutto l’arco alpino, soprattutto nelle macerie ma in passato veniva coltivata solo negli orti da dove poi è stata allontanata per i potenti effetti eccitanti e afrodisiaci che aveva su tutti felini.

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