La tormentata vita dei fratelli De Filippo

La tormentata vita dei fratelli De Filippo

Titina, Eduardo, Peppino. Sono i tre fratelli De Filippo che hanno scritto fondamentali pagine del teatro e del cinema italiano nel corso del ‘900. Tantissime infatti le opere passate alla storia, ispiratrici di molti attori e registi futuri.

Figli del grande Eduardo Scarpetta, nome d’arte di Odoardo Lucio Fausto Vincenzo Scarpetta (Napoli, 12 marzo 1853 – Napoli, 29 novembre 1925), attore e commediografo italiano. Il quale però li ebbe da un rapporto extraconiugale con la sarta teatrale Luisa De Filippo, nipote di sua moglie Rosa.

Meno conosciuta però è la loro vita privata, non poco tormentata, che riportiamo di seguito.

Eduardo Scarpetta, il padre che si faceva chiamare zio

Come riporta Wikipedia, Eduardo Scarpetta (Napoli, 12 marzo 1853 – Napoli, 29 novembre 1925) è stato il più importante attore e autore del teatro napoletano tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. Creò il teatro dialettale moderno, ancora oggi in uso, e si specializzò nell’adattare la lingua napoletana in moltissime pochade francesi; alcune delle sue commedie più celebri (su tutte, la più celebre, Miseria e nobiltà) furono però creazioni originali del suo repertorio. Inventò il personaggio di Felice Sciosciammocca, che egli stesso paragonò per importanza a Pulcinella.

Vanta una carriera lunghissima di commediografo (dal 1875), interrotta bruscamente da una celebre causa intentatagli da Gabriele D’Annunzio nel 1904, poiché quest’ultimo lo accusò di plagio per aver portato in scena una parodia di una sua famosa opera, La figlia di Iorio, tradegia in tre atti del “poeta vateabruzzese. Trasformata da Scarpetta in Il figlio di Iorio.

Opera stroncata da diversi celebri autori napoletani ancora in vita di allora, come Salvatore Di Giacomo, Roberto Bracco ed Ernesto Murolo. I quali organizzarono perfino un’imboscata per interrompere con fischi la sua messa in scena. Mentre Benedetto Croce ne assunse le difese, esaltandone il carattere parodistico. Eduardo Scarpetta vinse la causa, stabilendo un importante precedente che legittimò la parodia di opere altrui come genere teatrale ufficiale consentito.

Scarpetta fu anche attore cinematografico agli albori della “settima arte”: infatti girò alcuni film per una casa di produzione milanese, la Musical Film”di Renzo Sonzogno, tratti dalle sue commedie, tra cui la succitata Miseria e nobiltà (1914, diretto da Enrico Guazzoni) o Lo scaldaletto (1915, diretto da Gino Rossetti). Di questi film, purtroppo, ci rimangono solo alcune foto di scena di Scarpetta e di altri interpreti.

Proprio il sorgere del cinema accelerò il ritiro dalle scene di Eduardo Scarpetta, che capì che i tempi stavano cambiando. Lo stesso figlio Vincenzo, erede designato, cedette alle lusinghe del cinema.

In totale ebbe ben nove figli, sebbene abbia riconosciuto solo Vincenzo e Domenico, avuti con Rosa De Filippo. Gli altri sono:

  • Maria, nata da una storia con la maestra di musica Francesca Giannetti.
  • Eduardo, Peppino e Titina erano figli di Luisa De Filippo, nipote della moglie Rosa, e lo chiamavano “zio”, sebbene non gli fece mancare una casa dignitosa, lo studio e la passione per il teatro
  • Ernesto Murolo, padre del grande Roberto
  • un altro Eduardo De Filippo (in arte Passarelli) e suo fratello Pasquale De Filippo, avuti con Anna De Filippo, sorellastra della moglie Rosa.

La storia di Titina De Filippo, grande attrice dal cuore fragile

Come riporta Wikipedia, Titina nacque a Napoli il 27 marzo 1898. Fu avviata sin da bambina alla carriera teatrale, sebbene abbia inizialmente interpretato sempre ruoli maschili nella compagnia del padre.

Raggiunta l’età adolescenziale, Titina rimase ferma per diverso tempo, giacché era troppo piccola per i ruoli da donna e troppo grande per quelli da bambina. La situazione si sbloccò quando riprese la carriera nella compagnia del fratellastro Vincenzo nel 1912, insieme ai fratelli Eduardo e Peppino.

Nel 1921 entrò nella compagnia di Francesco Corbinci, anch’essa di stampo prettamente dialettale, nella quale passò dal repertorio della pochade a quello della commedia musicale. Qui conobbe l’attore Pietro Carloni che avrebbe sposato l’anno seguente: dal matrimonio nacque il figlio Augusto (1923-1997).

Di lì la carriera spiccò il volo, lavorando anche insieme ad altri grandi del teatro, soprattutto con Nino Taranto, e nel genere della rivista, malgrado il fisico non proprio avvenente. Nel 1931 fondò insieme ai due fratelli il Teatro Umoristico I De Filippo che debuttò il 25 dicembre di quell’anno con la commedia Natale in casa Cupiello. Il trio si sciolse 14 anni dopo per i continui contrasti tra Eduardo e Peppino, ma lei continuò a lavorare con il primo, fondando La compagnia di Eduardo. Di quel periodo si ricorderanno spettacoli come Napoli milionaria, Filumena Marturano (una commedia scritta appositamente per lei che contribuì in maniera esponenziale ad accrescere la sua fama), e Questi fantasmi. Tutti del grande Eduardo.

Dal 1948 iniziò ad accusare problemi di cuore, accusati la prima volta proprio sul palco, e decise di ritirarsi gradualmente dalle scene per dedicarsi soprattutto alla pittura e al cinema, meno faticoso del teatro. Dove figura soprattutto come caratterista, sceneggiatrice e dialoghista. Lavorerà anche insieme al grande Totò.

La sua ultima apparizione cinematografica fu nel film Ferdinando I° re di Napoli, del 1959 in cui recita insieme ai fratelli Eduardo e Peppino per la prima volta sul grande schermo e l’ultima volta dopo la separazione del 1945.

I problemi cardiaci però non gli diedero scampo: morì il 26 dicembre 1963, a soli 65 anni. Dopo la sua morte, il grande amico e regista Vittorio De Sica le dedicò il film Matrimonio all’italiana, trasposizione della celebre commedia Filumena Marturano.

La storia di Eduardo De Filippo, il senatore del teatro italiano

Dei tre, forse Eduardo De Filippo è quello che ha bisogno di meno presentazioni. Nato a Napoli il 26 maggio 1900, è stato un drammaturgo, attore, regista, sceneggiatore e poeta.

Considerato uno dei più importanti autori teatrali italiani del Novecento, è stato autore di numerose opere teatrali da lui stesso messe in scena e interpretate e, in seguito, tradotte e rappresentate da altri anche all’estero.

Autore prolifico, lavorò anche nel cinema con gli stessi ruoli ricoperti nell’attività teatrale e riuscendo ottimamente nella trasposizione.

Per i suoi meriti artistici e i contributi alla cultura, nel 1981, fu nominato senatore a vita dall’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, anche come premio per il suo lungo impegno politico. E gli furono conferite due lauree honoris causa in Lettere dall’Università di Birmingham nel 1977 e dall’Università degli Studi di Roma La Sapienza nel 1980. Fu anche proposto per il Premio Nobel per la letteratura.

Insieme a Luigi Pirandello, Dario Fo e Carlo Goldoni, è oggi uno degli autori teatrali italiani più apprezzati e rappresentati all’estero.

La sua opera più rappresentativa è probabilmente Natale in casa cupiello, trasposta ancora oggi. Fu anche il primo lavoro che i tre fratelli portarono insieme sul palco. Altre opere rappresentative furono Napoli milionaria, Questi fantasmi, Filumena Marturano, Sabato, domenica e lunedì.

I dissapori col fratello Peppino erano evidenti e mai nascosti. Testimoni parlano addirittura di tensioni davanti al corpo della sorella defunta. Tra il 1960 e il 1963 dovette affrontare più lutti:

  1. la morte della figlia Luisella, avvenuta il 5 gennaio 1960;
  2. quella della moglie (da cui si era peraltro separato l’anno prima), il 9 giugno 1961;
  3. la morte (1963) di Titina, la quale cercò sempre di mediare tra lui e Peppino.

Il 4 marzo 1974 ebbe un malore sul palco e gli fu applicato un pacemaker. Ma ciò non lo portò lontano dal teatro: poco più di 20 giorni dopo era già su un palco a recitare. Morì dieci anni dopo, la sera del 31 ottobre 1984, a causa di un blocco renale.

La storia di Peppino De Filippo, il più duttile dei tre

Peppino, all’anagrafe Giuseppe De Filippo, nacque a Napoli il 24 agosto 1903. Fu però affidato a una balia, Consiglia, che lo crebbe a Caivano, comune a Nord di Napoli, fino all’età di 5 anni.

Come riporta Il Giornale di Caivano, dedicò ben 7 pagine (da 373 a 380) del suo libro ‘Una famiglia difficile’ ai ricordi d’infanzia in quel di Caivano:

il caldo tepore naturale del corpo della sua cara e buona balia Consiglia. Suo marito Giorgio dopo una giornata di lavoro tornava allegro e sorridente, se lo metteva a cavalcioni sulle spalle e lo portava fino a casa, dove, tra un boccone e l’altro, si informava dell’andamento della giornata; la sorellina Maria, una piccola donna che badava a lui, gli raccontava qualche storiella per tenerlo buono quando la balia era fuori casa, lo teneva per mano quando doveva affrontare il difficile passaggio di un ponticello

La casa e la famiglia di Caivano resteranno il luogo più bello, la sorgente gioiosa degli affetti. Quella casa è stata mia e io l’ho amata, desiderata e tenuta costantemente nei miei ricordi

Peppino De Filippo arrivò a chiamare la sua villa di Roma Caivanella. Quando di tanto in tanto la madre Luisa lo faceva portare a casa, si sentiva fuori posto, non in armonia con il padre e gli altri fratelli, tanto da voler ritornare subito a casa. Malgrado fosse una umile dimora di contadini rispetto all’abitazione più agiata nella quale vivevano i fratelli.

Rispetto a Eduardo e Titina, Peppino fu più duttile, visto che, oltre al teatro lavorò molto anche in televisione e nelle commedie al Cinema. Infatti, per la televisione inventò il personaggio di Pappagone, inventando un linguaggio dialettale con termini rimasti nell’uso comune. Al Cinema, leggendaria divenne l’accoppiata con Totò, in tante commedie, dove spiccano Totò, Peppino e i fuorilegge; La banda degli onesti; Totò, Peppino e la malafemmina.

Abbiamo già detto dei continui litigi con il fratello Eduardo. Secondo Peppino, innescati anche dalla gelosia di quest’ultimo, per la sua maggiore empatia con il pubblico e la succitata duttilità che lo portò a varie forme di recitazione. E dunque al successo con il grande pubblico. Inoltre, in una intervista disse addirittura che Eduardo aveva fatto carriera come autore grazie alle aderenze politiche e che gli avrebbe fatto negare la messinscena in alcuni teatri romani.

Ecco l’intervista in questione:

Morì a Roma all’età di 76 anni il 27 gennaio 1980 nella clinica Sanatrix a causa di un tumore.

La loro vita è stata di recente ben trasposta da pellicole come Qui rido io e I fratelli De Filippo, di cui abbiamo parlato qui.

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