Riesplode la tensione in Kosovo. Stato della ex Jugoslavia dichiaratosi indipendente dalla Serbia nel 2008, ma solo parzialmente riconosciuto come tale dall’Onu (98 stati membri su 193, tra cui l’Italia). Nel 1999 fu al centro di una crisi militare alla quale partecipò anche la NATO, con il nostro Paese che diede il proprio appoggio logistico per i cacciabombardieri. Ennesima deroga alla Costituzione che, almeno sulla carta, “ripudia la guerra“.
In questi giorni manifestanti kosovari di etnia serba hanno bloccato le strade che conducono ai valichi di confine di Jarinje e Bernjak, obbligando le autorità a deciderne la chiusura. La crisi in Kosovo nasconde il solito rischio di un conflitto internazionale.
Perché in Kosovo c’è crisi
Come riporta RSI, manifestanti protestano contro la decisione di Pristina di imporre a partire da oggi 1° agosto, anche ai serbi che vivono in Kosovo l’uso esclusivo di carte d’identità e targhe kosovare. Decisione spostata di un mese alla luce delle proteste.
Il presidente serbo Aleksandar Vucic, in un discorso televisivo, ha mostrato una cartina del Kosovo coperto dalla bandiera serba. Avvertendo che “se i serbi saranno minacciati, la Serbia ne uscirà vittoriosa“.
Kosovo e il solito conflitto russo-americano
Se il Kosovo ha il sostegno della NATO e dell’Ue (anche perché è un prezioso viatico del gas verso il vecchio continente), la Serbia ha quello della Russia. Dunque, il fronte della crisi diplomatico, ma soprattutto militare, russo-americano avrebbe come altra sponda caldo quella dei Balcani. Esplosi dopo la morte di Tito, dittatore che riuscì a tenere unite, ovviamente anche con la coercizione, tutte le diversità etniche locali.
Le quali dopo la sua morte, grazie anche alle ingerenze dei paesi esterni desiderosi di mettere le mani su una grande Patria, hanno avuto gioco facile ad emergere. Con tutte le tragedie civili che ne sono seguite. Rimaste pure quasi tutte impunite.
Nel frattempo gli Usa, che con Biden stanno facendo quasi peggio di Bush in termini di politica estera, stanno stuzzicando anche la Cina sul caso Taiwan.