Centrosinistra come nel 2006: un’ammucchiata per battere la destra

Centrosinistra come nel 2006: un’ammucchiata per battere la destra

I sondaggi per le prossime elezioni politiche del 25 settembre danno in netto vantaggio il centrodestra. Certo, occorrerà capire quanto la coalizione sarà realmente compatta, visto che Salvini e Meloni si contendono praticamente lo stesso elettorato (soprattutto operai e liberi professionisti, con la seconda che sta rubando elettori al primo anche al Nord) nonché la leadership.

Mentre Berlusconi, per ragioni anagrafiche ma anche di peso parlamentare, non ha più il phisique du role del mediatore che metteva pace tra gli alleati (fece da collante tra politici così diversi come Bossi, Fini e Casini).

Spaventato dai numeri, il Partito democratico sta cercando di mettere su una coalizione che ricorda quella del 2006. Basterà?

Da Di Maio a Calenda: il variegato centrosinistra

Se è vero che il Partito democratico ha recuperato un po’ rispetto a quattro anni fa – passato dal 18 al 23 percento con cui viene dato attualmente – si ritrova attorno tanti alleati “nani“. Escludendo per ora i Cinquestelle, dati a meno del 15 percento, ma che darebbero una grossa mano a Letta e co. Ma una quadra si potrebbe ancora trovare nei prossimi 2 mesi.

E così alleati del Pd troviamo gente molto diversa tra loro. Come Azione di Carlo Calenda, che dopo le elezioni di Roma e i buoni sondaggi, ha raggiunto un buon peso elettorale. E poi +Europa, partito della evergreen Bonino spiccatamente europeista. E poi Italia viva di Matteo Renzi, spesso in contrasto con Calenda ma pronto ad alleanze pur di restare al governo (lo ha fatto pure coi Cinquestelle, che gli offesero più volte il padre, figurarsi).

Ed ancora, i partitini di centro, come Mastella che già si è riproposto come uomo della provvidenza per vincere le elezioni e quello di Tabacci, centrista per tutte le stagioni. Da aggiungere poi Luigi Di Maio e i fuoriusciti dai Cinquestelle.

C’è anche un po’ di sinistra, giusto per dare un senso al suffisso del nome della coalizione. Come quelli di Liberi uguali, Articolo Uno e Possibile. Poi c’è il Partito socialista, da un ventennio lontano dai fasti toccati con Craxi.

Siamo già a 8 partiti, e probabilmente ne abbiamo dimenticato qualcuno. Ma, a parte il Pd, tutti collocati tra il 2 e il 4 percento. Un po’ pochini per battere il centrodestra.

Inoltre, quanto durerebbero? Magari un paio di anni, proprio come quel centrosinistra che nel 2006 batté Berlusconi ma era composto da 11 partiti. Dal centro alla sinistra massimalista, passando per radicali e Di Pietro. Almeno che non si studi già una coalizione vasta per escludere la possibilità di avere Salvini e Meloni a Palazzo Chigi. Forza Italia e i centristi della coalizione avversa già scalpitano…

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