Ieri il presidente americano Joe Biden si è recato a Kiev a sorpresa (?) per far sentire la propria vicinanza fisica, ma soprattutto economica e militare, a Zelensky e alla causa ucraina. Che poi, a dirla tutta, è anche una causa americana.
Gli americani vogliono conquistare la Russia “fino all’ultimo ucraino“. E l’Italia è ancora una volta complice dei piani geopolitici statunitensi. Come accadde in Afghanistan e in Iraq.
Il Governo Meloni sta proseguendo sulla stessa linea filo-ucraina del precedente Governo Draghi. Malgrado il fatto che regga su una coalizione che in teoria dovrebbe opporsi ad essa. Alla luce del reale pensiero che ha Berlusconi su Zelensky (ribadito in questi giorni) e della vicinanza della Lega nei confronti delle posizioni russe (a prescindere da fantomatici finanziamenti mai trovati).
Lasciando perdere la visita di Biden a Zelensky in favore delle telecamere, con una passeggiata alquanto singolare visto che stiamo parlando di un paese teoricamente sotto i bombardamenti, occupiamoci dei prossimi aiuti che “Goldust” Meloni ha deciso di inviare agli ucraini. In barba all’articolo 11 della Costituzione italiana (che ormai solo Benigni, ben pagato per dirlo, ritiene “la più bella del Mondo”) e ad un parlamento ormai esautorato.
Italia fornirà caccia a Ucraina
Per ora siamo nel campo delle ipotesi, ma, generalmente, tutte le voci finiscono poi per verificarsi. Come spiega LaRepubblica, Meloni potrebbe aprire sull’invio di cinque caccia militari a Kyjiv. Ma a patto di non essere i primi della lista dei contributori. L’Italia potrebbe insomma “nascondere” il proprio contributo nell’ambito di un sostegno occidentale più generale. Che vedrebbe la Gran Bretagna capofila.
Oltre alla viltà che da sempre ci contraddistingue sulle questioni belliche internazionali, all’Ucraina daremo anche lo scarto. Infatti, dovrebbe fornire i Typhoon prodotti in un consorzio insieme a Gran Bretagna, Spagna e Germania. Si tratta però di modelli già destinati alla dismissione.
Un altro modello di velivolo bellico che potremmo fornire sono gli Amx, realizzati da un consorzio composto da Italia e Brasile, oppure i Tornado.
Difficile invece che si arrivi a modelli di punta come gli Eurofighter o i più noti e spesso oggetto di dibattiti politici, gli F-35.
Anche la Germania inizialmente aveva inviato dei carri armati obsoleti all’Ucraina, i Leopard. Così come gli Abrams americani. Insomma, gli occidentali sembra più che, nell’armare Zelensky, stiano liberando il proprio armadio da cenci vecchi.
Italia potrebbe ospitare conferenza internazionale sulla ricostruzione
La Meloni starebbe però pensando già al dopoguerra e alla ricostruzione dell’Ucraina. Pertanto, vuole battere sul tempo la Francia di Macron nel ruolo di coordinatore dei lavori almeno sulla sponda europea. Perché è da dare per scontato che gli Usa manterranno un ruolo primario.
Tuttavia, occorre capire quando ci sarà questo dopoguerra, visto che la luce in fondo al tunnel è ancora lontana. La Russia di Putin sta agendo molto lentamente, puntando su una guerra di nervi con l’occidente ancor prima che militare. Mentre l’Ucraina viene tenuta in vita sul campo di battaglia grazie ai succitati sostegni militari.
Il tutto, mentre la via diplomatica alla risoluzione del conflitto è stata abbandonata da giugno scorso, con Macron tra i pochi leader occidentali ancora a provarci timidamente.
Nel frattempo, gli italiani stanno pagando la verve bellica della Meloni sulla propria pelle. Con la rimozione del reddito di cittadinanza prima e del Superbonus edilizio poi. Oltre al carovita generale.
Forza Italia e Salvini alzino la voce, perché per quanto minoritari rispetto a Fratelli d’Italia, restano fondamentali per la tenuta del governo.
Occorre poi iniziare a pensare al prossimo livello di aiuto: quando potremmo essere costretti ad inviare anche uomini. E per le guerre americane abbiamo già pagato tanto col sangue.