Il Cinema italiano, fin da quando esiste, ha sempre sfornato degli straordinari caratteristi. Finiti spesso per essere i veri punti di interesse per gli spettatori e l’aspetto più ricordato delle pellicole. Tra questi va citato senz’altro Guido Nicheli, il quale svolgeva spesso il ruolo del Cumenda in molte commedie italiane degli anni ’80 e ’90.
Ripercorriamo la storia di Guido Nicheli e scopriamo meglio il ruolo del Cumenda.
La storia di Guido Nicheli
Come riporta Wikipedia, Guido Nicheli nacque a Bergamo il 24 luglio 1934. Non conobbe mai il padre, morto l’anno successivo alla sua nascita. Durante la tremenda Seconda guerra mondiale si trasferì con la famiglia a Carobbio degli Angeli, piccolo comune della provincia bergamasca, e, poi, a Milano.
Finita finalmente la guerra, si diploma in odontotecnica nel 1956, trovando subito un impiego nello studio dentistico del cugino, sebbene guadagnasse poco e gli servisse più per fare esperienza.
Infatti, per arrotondare i guadagni, la sera lavorava come rappresentante di liquori, attività che gli consentì di frequentare diversi locali notturni, tra cui il Derby Club, dove conobbe registi e attori che lo frequentavano come Steno, Renato Pozzetto, Teo Teocoli e altri rappresentanti del mondo dello spettacolo agli albori della propria carriera.
Appassionato di viaggi, in uno di questi in quegli anni conobbe anche il grande pittore spagnolo Salvador Dalì, diventando suo grande amico.
Prima dell’approdo nella recitazione, però, tra il 1976 e il 1977 fu interprete di una serie di fotoromanzi pubblicata sulla rivista Grand Hotel dal titolo “Un uomo perduto“.
L’anno dopo lavorò con Enzo Jannacci nel programma radiofonico Radio Sballa, insieme a Patricia Pilchard, e lo stesso anno esordisce come attore nella pièce teatrale del grande cantautore milanese “La tappezzeria“.
In quel periodo i comici del Derby Club restano affascinati dal suo pittoresco modo di esprimersi e dalla parlata marcatamente milanese e così gli propongono piccole parti nei loro sketch nel ruolo del “cumenda”. Un ruolo che, come noto, riproporrà in molti film dei due decenni successivi.
I film di Guido Nicheli, in arte il Cumenda
Guido Nicheli esordisce al Cinema nel film “Il padrone e l’operaio” del 1975 diretto da Steno e interpretato da Renato Pozzetto e Teo Teocoli. Tutti personaggi che, come detto, aveva conosciuto fortuitamente quando faceva il rappresentante.
La pellicola ironizza sugli scontri ideologici degli Anni di piombo, racconta le vicende dell’industriale del rubinetto Giangi Tosi, la cui vita viene stravolta dall’arrivo dell’operaio seduttore Luigi Carminati. Si segnala anche la presenza di Loredana Bertè in una delle sue rare apparizioni cinematografiche.
Dopo altri film, la notorietà arriva con due film di Carlo Vanzina: Sapore di mare (1983) e Vacanze di Natale (1983). Nel primo interpreta il marito di Adriana (Virna Lisi), donna non più giovane che ammalia il molto più giovane di lei Gianni (Gianni Ansaldi). Mentre nel secondo è Donatone Braghetti, personaggio che ancora di più esalta le caratteristiche del tipico Cumenda.
Non mancheranno però anche ruoli drammatici, seppur rari: quello dello psicologo militare di stanza sul fronte africano, nel film “Scemo di guerra” di Dino Risi (presentato anche al Festival di Cannes del 1985), e un imprenditore taglieggiato nella fiction di Rai 2 “Cronaca di un ricatto“.
Drive In e i Ragazzi della Terza C
Se in totale saranno 29 i film in cui Nicheli apparirà, sarà anche molto attivo nel piccolo schermo, dove sarà impegnato in 8 serie televisive. Tra queste, su tutte, ricordiamo I ragazzi della Terza C, serie tv cult degli anni ’80. Qui il nostro interpreta “Il Zampetti” (nomignolo affibbiato al Commendator Camillo Zampetti), un ricco industriale nel campo degli insaccati.
L’esordio televisivo avverrà però nel 1986 in Drive In, altro programma cult anni ’80, tra i più importanti e iconici della neonata Fininvest di Silvio Berlusconi.
La morte
Nonostante la grande popolarità acquisita, Guido Nicheli fino alla fine degli anni ottanta Nicheli preferì mantenere la principale occupazione di odontotecnico. Ciò in quanto, nonostante le tante pellicole nelle quali è chiamato a comparire, sarà sempre relegato in ruoli marginali e fortemente stereotipati.
Negli anni ’90 continuerà a lavorare con una certa intensità, sebbene le pellicole di maggior successo resteranno quelle del decennio successivo.
Negli anni 2000 si dedicherà soprattutto alle telepromozioni, mentre l’ultima apparizione in un lungometraggio sarà in Vita Smeralda, regia di Jerry Calà (2006), che segnerà il suo ritorno sulle scene a 8 anni di distanza dall’ultimo impegno cinematografico: Fantozzi 2000 – la clonazione. Per lui però ci sarà anche una apparizione nel cortometraggio l’anno seguente dal titolo Neo – Tech Ingegni all’opera.
Ha vissuto gli ultimi anni della sua vita a Zelata di Bereguardo, in provincia di Pavia. Morì nel pomeriggio del 28 ottobre 2007 all’ospedale di Desenzano del Garda per un ictus fulminante, all’età di 73 anni. È sepolto nel cimitero di Zelata; sul suo monumento funebre, una roccia, è scolpita, oltre che il suo soprannome Dogui, anche una frase emblematica del suo repertorio: “See you later“.
Cumenda cosa significa?
Cumenda è il modo dialettale brianzolo di chiamare un commendatore, personaggio sempre elegante, generalmente proprietario di un’azienda. Non per forza di grande dimensione e rilievo, può trattarsi anche di una fabbrichetta. Anzi, spesso il Cumenda al Cinema viene raffigurato come colui che si atteggia a grande imprenditore ma in fin dei conti ha una piccola impresa locale.
Come riporta Il Giornale, il primo vero cumenda ad honorem (ad honorem perché in molti film viene presentato come «cavaliere») è Tino Scotti, attore milanese protagonista delle scene tra gli Anni 30 e gli anni 60 del secolo scorso. Diventato famoso soprattutto per l’espressione: «Ghe pensi mi».
A parte Guido Nicheli, un altro Cumenda famoso è stato Ugo Bologna, passato alla storia del cinema italiano soprattutto nelle vesti di mega-direttore Conte Corrado Maria Lobbiam in alcuni film di Fantozzi e Fracchia.
Tuttavia, Nicheli ha cambiato quello che fino ad allora era lo stereotipo dominante del Cumenda: da serio e rigoroso capo di famiglia a scapestrato amante della bella vita e delle belle donne. Una sorta di ammodernamento della figura. I due saranno anche presenti contemporaneamente in due pellicole: il succitato Sapore di mare del 1983 e Yuppies – I giovani di successo del 1986.
Anche Massimo Boldi ha interpretato un tipo di Cumenda, il mobiliere. Sebbene si esprimesse in modo sgangherato e fosse più dozzinale nei modi. Tuttavia, anche così sono e sono stati molti imprenditori della Brianza.
Pure un romano ha potuto fregiarsi del titolo di Cumenda: Alberto Sordi, ma solo dopo essere diventato marito della facoltosa milanese Elvira (interpretata dalla grande Franca Valeri), nel film il «Vedovo» di Dino Risi (1959). Peccato che Elvita lo chiami con un meno onorevole “Cretinetti“.