Djokovic si schiera con Serbia: un campione che non ha paura di esporsi

Novak Djokovic è un grande tennista, e questo lo sappiamo tutti, anche chi non segue lo sport, visto che se ne parla spesso nei Tg. Ma è anche un campione che non ha paura di esporre le proprie idee politiche e sociali, anche pagando per questo.

Lo abbiamo visto in occasione della vaccinazione di massa a livello mondiale contro il Covid-19, quando si imputò per non vaccinarsi al punto da essere estromesso dagli Australian Open. Ne abbiamo parlato qui.

E ora si schiera apertamente anche in favore della Serbia, nell’ultima crisi con il Kosovo. Ecco cosa ha detto e perché.

Djokovic si schiera con la Serbia contro Kosovo e NATO

Come riporta Il Primato Nazionale, dopo che le forze della Nato Kosovo Force hanno comunicato che 25 militari sono rimasti feriti negli scontri avvenuti in Kosovo, in seguito all’insediamento di sindaci di etnia albanese nelle aree a netta maggioranza serba, Novak Djokovic ha scritto:

Non sono un politico, né intendo entrare in dibattiti. Come serbo, mi fa male quello che sta accadendo in Kosovo. La nostra gente è stata espulsa dai comuni. Questo è il minimo che potessi fare

Come personaggio pubblico, sento l’obbligo di mostrare sostegno alla nostra gente e a tutta la Serbia. Ho sentito che ci sono state molte critiche sui social. Non so se qualcuno mi punirà o qualcosa del genere, ma lo rifare

Sono contrario a guerre e conflitti di qualsiasi tipo. Il Kosovo è il nostro cuore, la roccaforte, il centro degli eventi più importanti, la più grande battaglia si è svolta lì, il maggior numero di monasteri. Ci sono molte ragioni per cui ho scritto questo, mio padre è nato lì

Il Roland Garros ha fatto sapere che non verranno presi provvedimenti nei confronti di Djokovic.

A prescindere da come la si pensi, è apprezzabile che un personaggio pubblico, che a tutto da perderci e nulla da guadagnarci nel farlo, si schieri e dica pubblicamente cosa pensi su questo o quell’argomento. In un mondo sempre più costruito a tavolino e politically correct.

Prendano esempio i cantanti che riempiono gli stadi, con musica difficilmente definibile tale, che non dicono alle nuove generazioni che vanno ad ascoltarli, pagando salatamente, che gli stanno rubando il futuro.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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