Djokovic cacciato dall’Australia sta contribuendo alla lotta al Covid

Introduzione

Novak Djokovic, da modello per i giovani a cattivo esempio. Tennista che a 34 anni ha ancora la freschezza di un ventenne, per lo stile di vita fuori dal rettangolo rosso irreprensibile.

Riportare il suo palmares sarebbe fuorviante. Basta solo dire, come riporta Wikipedia, che il tennista serbo ha trascorso il maggior numero di settimane da numero 1 al mondo nella storia del tennis (356), di cui ben 122 consecutive.

Nonché l’unico ad aver vinto almeno una volta in carriera i nove tornei Masters 1000 (nel suo caso due volte), risultato che, a partire dal 2009, l’ATP denomina Career Golden Masters. Nei suddetti tornei ha un record di 11 finali consecutive, da Parigi 2014 a Miami 2016 (con 9 vittorie).

Ha vinto 9 volte gli Australian Open tra il 2008 e il 2021. Importante torneo internazionale di tennis in terra oceania che ora lo ha ripudiato perché non vaccinato. Del resto, l’Australia, insieme ad Italia, Israele e Canada, è tra i paesi più severi e paranoici in tema Covid-19.

Ma ricostruiamo la vicenda Djokovic e come sta contribuendo alla lotta al Covid-19.

Ricostruzione vicenda Djokovic

SkyTg24 ricostruisce la vicenda Djokovic che riporto di seguito.

19 novembre

confermando una norma emessa dal governo dello stato di Victoria a fine ottobre, il direttore del torneo Craig Tiley afferma che tutti i giocatori che parteciperanno agli Australian Open 2022 dovranno essere vaccinati contro il COVID-19. Lo status vaccinale di Djokovic è sconosciuto in quel momento.

8 dicembre

il vicepremier dello stato di Victoria, James Merlino afferma che le esenzioni mediche per la politica sui vaccini non sarebbero “una scappatoia per i tennisti privilegiati” e sarebbero possibili solo in “circostanze eccezionali se si dispone di una condizione medica acuta”.

14 dicembre

Djokovic assiste alla partita di basket a Belgrado tra la sua Stella Rossa e il Barcellona, valida per l’Eurolega. Viene fotografato mentre abbraccia diversi giocatori di entrambe le squadre, inclusi alcuni che in seguito sono risultati positivi.

16 dicembre

Djokovic risulta positivo al COVID-19 in Serbia, anche se ciò non è di dominio pubblico fino a quando non è stato rivelato dai documenti del tribunale a gennaio. In seguito afferma di non aver saputo il risultato fino al 17 dicembre.

17 dicembre

Djokovic partecipa a un evento a Belgrado in onore di giovani tennisti. I genitori postano foto sui social che mostrano Djokovic e i giovani giocatori senza mascherine. Il serbo in seguito afferma di essere asintomatico, ha fatto un test antigenico prima dell’evento (negativo) e ha ricevuto il risultato positivo del PCR solo dopo l’evento.

18 dicembre

sapendo di essere risultato positivo, Djokovic realizza un’intervista e un servizio fotografico per il quotidiano francese L’Equipe, che gli conferisce il premio di Champion of Champions 2021. Ha riconosciuto settimane dopo: “Non volevo deludere il giornalista, ripensandoci, questo è stato un errore di giudizio”.

22 dicembre

secondo gli atti del tribunale, Djokovic risulta negativo al test del COVID-19 in Serbia

29 dicembre

Djokovic si ritira dalla squadra serba per l’ATP Cup, pochi giorni prima dell’inizio della competizione a Sydney. Non viene fornita alcuna motivazione riguardo alla sua assenza

31 dicembre

Secondo quanto riportato da COPE, Djokovic viaggia a Marbella (dove possiede una casa) per allenarsi. In Spagna può accedere dalla Serbia solo chi è vaccinato, come da documento BOE (la Gazzetta Ufficiale spagnola).

1 gennaio

Al direttore del torneo Tiley viene chiesto in un’intervista televisiva la condizione di Djokovic per gli Australian Open: “C’è un ancora un po’ di tempo, penso avremo risposte nei prossimi giorni”

4 gennaio

Djokovic pubblica su Instagram una sua foto in un aeroporto: “Sto andando in Australia con un permesso di esenzione”. Tennis Australia segue con una dichiarazione che conferma che Djokovic si sta recando nel paese con un’esenzione medica “concessa a seguito di un rigoroso processo di revisione che coinvolge due distinti gruppi indipendenti di esperti medici”. Né Djokovic né Tennis Australia rivelano le basi della sua esenzione

5 gennaio

Djokovic arriva all’aeroporto Tullamarine di Melbourne. Questa è l’unica foto di Nole all’Australian Border Force circolata sui social e ripresa dal quotidiano ‘The Age

6 gennaio

dopo essere stato trattenuto per circa otto ore all’arrivo, a Djokovic viene negato l’ingresso nel Paese e il suo visto viene cancellato. Viene mandato in al Park Hotel, albergo in cui risiedono rifugiati politici e richiedenti asilo, dove rimane per quattro notti. L’Australian Border Force afferma che Djokovic non ha soddisfatto i requisiti di ingresso. Il primo ministro australiano Scott Morrison twitta: “Le regole sono regole, soprattutto quando si tratta dei nostri confini”. I legali del serbo presentano appello

11 gennaio

nella sua deposizione in tribunale, Djokovic presenta una dichiarazione giurata in cui afferma di non essere vaccinato contro il COVID-19. Il giudice del tribunale del circuito federale Anthony Kelly ripristina il visto di Djokovic, dichiarando che al giocatore non è stato concesso abbastanza tempo per parlare con i suoi avvocati prima che la decisione di negargli l’ingresso fosse presa in aeroporto. Kelly ordina al governo di rilasciare Djokovic dalla detenzione, scatenando la festa dei suoi tifosi. Ore dopo, Djokovic si allena al Melbourne Park.

12 gennaio

Con il suo status ancora incerto, Djokovic viene ammesso come testa di serie n. 1 nel tabellone maschile agli Australian Open. Con un lungo post su Instagram, ricostruisce i giorni della positività e ammette errori nei protocolli: “Errore di giudizio concedere l’intervista a L’Equipe da positivo. Il mio agente ha sbagliato a compilare i documenti di viaggio. C’è disinformazione che fa male alla mia famiglia”

13 gennaio

effettuato il sorteggio del tabellone, con un’ora di ritardo per attendere la conferenza stampa del Premier Morrison ed eventuali aggiornamenti sul caso. Djokovic viene inserito regolarmente come 1^ testa di serie: giocherà al debutto con il connazionale Kecmanovic. Sempre che non arrivi prima la decisione del Ministro dell’Immigrazione.

14 gennaio

il ministro dell’Immigrazione Alex Hawke ha annullato il visto di Novak Djokovic. “Oggi ho esercitato il mio potere ai sensi della sezione 133C (3) della legge sulla migrazione per annullare il visto detenuto dal sig. Novak Djokovic per motivi di salute e buon ordine, sulla base del fatto che ciò era nell’interesse pubblico. Nel prendere questa decisione, ho considerato attentamente le informazioni fornitemi dal Dipartimento degli affari interni, dall’Australian Border Force e dal signor Djokovic”.

15 gennaio

Novak Djokovic ha impugnato la decisione di revoca del visto decisa dal Governo australiano. E’ stato prima sentito dai funzionari dell’immigrazione per poi tornare nuovamente in stato di fermo al Park Hotel di Melbourne, dove passerà un’altra notte. Il caso in mano alla Corte Federale: l’udienza decisiva è prevista per le 9.30 di domenica mattina in Australia, le 23.30 di sabato sera in Italia

16 gennaio

Si è conclusa a Melbourne alle 14,30 (le 4,30 in Italia) l’udienza della Corte federale dell’Australia sull’eventuale espulsione di Djokovic. Tre giudici esamineranno ora la loro decisione. Il presidente della Corte suprema, James Allsop, ha dichiarato che la corte potrebbe riunirsi “questo pomeriggio, o forse in serata (nella nostra domenica mattina, ndr)”

Alle 7.45 ora italiana la Corte Federale respinge all’unanimità l’appello di Djokovic contro la cancellazione del visto. Confermata dunque l’espulsione, dovrà lasciare l’Australia e non potrà partecipare alla prima prova dello Slam 2022

Il quotidiano The Age ha pubblicato le prime parole di Novak Djokovic: “Sono estremamente deluso dalla sentenza della Corte. Ma la rispetto e collaborerò con le autorità competenti in relazione alla mia partenza dall’Australia. Mi dispiace che l’attenzione delle ultime settimane sia stata su di me e spero che ora possiamo concentrarci tutti sul gioco e sul torneo che amo”

Alle 12.30 italiane (le 22.30 in Australia) il volo Emirates Airways con cui Novak Djokovic lascia l’Australia dopo la cancellazione del visto. Direzione Dubai. Lo scrive il sito web australiano The Age

Djokovic impegnato nella lotta al Covid-19

Il campione serbo è talmente negazionista rispetto al Covid-19 che nel giugno 2020 ha acquisito l’80% di un’azienda danese – la QuantBioRes – impegnata nello sviluppo di un trattamento per contrastare il Covid-19. Più precisamente, il tennista serbo ha rilevato il 40,8% della società, mentre la moglie Jelena il 39,2%.

Stando a quanto riporta La Gazzetta dello sport, che attinge da Reuters, l’azienda conta su una squadra di ricercatori che operano in Danimarca, Australia e Slovenia. QuantiBioRes sta sviluppando un peptide, che inibisce al virus di infettare le cellule umane: gli studi clinici dovrebbero prendere il via questa estate, in Gran Bretagna.

Non si tratta di un vaccino, dunque, bensì di una cura. Di quelle che ai vaccinisti proprio non piace. Anzi, sembra spaventare.

Conclusioni

Per carità, l’aspetto positivo è che le regole della federazione tennistica australiana non hanno fatto favoritismi ad un campione come Novak Djokovic. Anche a discapito degli introiti relativi agli sponsor che il serbo avrebbe portato.

Resta però la perplessità di richiedere agli atleti l’obbligo vaccinale, in uno sport che peraltro si gioca 1 contro 1 (o al massimo 2 contro 2), generalmente outdoor e quindi con scarsi rischi di trasmissione del virus. Anzi, diversi atleti hanno anche denunciato un peggioramento delle loro prestazioni dopo il vaccino (come questo recordman di immersioni).

L’Australia è comunque un paese paranoico in generale. Che ha recepito il peggio della ex colonia Gran Bretagna e del paese che maggiormente lo influenza oggi, cioè l’America.

In questo articolo, per esempio, ho riportato alcuni consigli per quanti vogliono andare a lavorare lì. Premesso che già in epoca pre-covid trasferirsi e rimanere nel paese dei canguri per un tempo prolungato era molto difficile.

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