Covid: Cina e Ue rischiano di rovinarci come nel 2020

Covid: Cina e Ue rischiano di rovinarci come nel 2020

A gennaio 2023 rischiamo di guardare il remake di quanto accadde tre anni esatti prima. Con la Cina che inizia a conoscere l’insorgere e il diffondersi del Covid-19, ma a nasconderlo e a sottostimare il tutto. L’Unione europea che ci deride almeno fino a quando i casi riguarderanno anche i paesi che la guidano: Germania e Francia. Infine, il governo italiano in balia di decisioni discutibili, dannose e inutili.

Infatti, lo scenario generale è proprio molto simile. Andiamo per gradi.

Cina, tra sottostima e censura

Come riporta Il Giornale, Xi Jinping e l’establishment autocratico alle sue spalle, stanno commettendo gli stessi errori di allora: negano il pericolo e tappano la bocca ai medici che vogliono dire la verità, impediscono le indagini trasparenti su origine e diffusione, continuano ad insistere con un vaccino pressoché inutile.

I dati forniti dalla Cina sono inverosimili, parlando di 3 morti di Covid al giorno invece degli stimati cinquemila. Così come conta qualche decina di migliaia di contagi invece degli stimati 250 milioni, non inserendo nelle statistiche i decessi di persone che avevano anche qualsiasi altra patologia. Che poi sono i principali, visto che il Covid-19 uccide soprattutto chi ha altre patologie pregresse.

A preoccupare inoltre è il Capodanno cinese che mobilita decine di milioni di persone dalle grandi metropoli dove vivono e lavorano verso le zone rurali d’origine per ricongiungersi coi propri cari. Zone periferiche delle quali ancora meno non si conosce la situazione della malattia. Occhio poi a quanti lavorano in Italia e faranno ritorno in Madre patria per l’occasione

Infine, oggi come allora i familiari delle vittime continuano a subire pressioni per dichiarare che i loro congiunti non sono morti di Covid, pena vedersi negare il diritto a cremarli.

Occorre poi dire che fare il tampone a chi proviene dalla Cina, dà una risposta molto marginale al problema, visto che i cinesi che arrivano dalla loro madre patria sono solo il 5 percento.

Sottostima anche da parte dell’Unione europea

Come riporta Libero, Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie ritiene inutile sottoporre a screening obbligatorio chi proviene dalla Cina. L’Agenzia giustifica questa posizione per via della maggiore immunità della popolazione europea, e della “precedente comparsa e successiva sostituzione delle varianti attualmente in circolazione in Cina“.

Fatto sta che all’aeroporto lombardo di Malpensa, la percentuale di positivi tra i passeggeri dei voli provenienti dalla Cina è al momento del 50%: uno su due ha il Covid.

Insomma, proprio come quando il Covid iniziava a diffondersi nel nostro paese e chiedevamo aiuto all’Ue e la “Ursula” ci rispondeva picche. Il mancato coordinamento sanitario rischia di mandarci di nuovo in tilt, e i primi a subirne le conseguenze saremo ancora noi.

Covid-19: quali sono le varianti in circolazione

Come riporta sempre Libero, attualmente l’Agenzia Onu per la salute conta 6 varianti che dominano la scena, rappresentando il 72,9 per cento della prevalenza alla settimana 48. Sebbene l’Oms tiene a precisare che

non c’è indicazione di una maggiore gravità associata a queste varianti sotto monitoraggio rispetto ai precedenti lignaggi Omicron

Pittoreschi poi i nomi affibbiati a queste varianti: dalla più conosciuta Omicron (a proposito, sapevi che David Bowie ne parlava in un videogame degli anni ’90?) alla epica Centaurus, passando per l’harrypottiana Gryphon fino alla dantesca Cerberus.

Insomma, omissioni, confusioni, terrorismo psicologico, abuso di potere. D’altronde si sa, la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa.

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