Morto Claudio Garella, il portiere che parava senza mani

Il calcio italiano è in lutto per la morte avvenuta ieri 12 agosto di Claudio Garella, che Agnelli definì “L’unico portiere che parava senza mani“. Per il suo modo, anche un po’ goffo, ma efficace, di stare tra i pali ed effettuare uscite. Di fatto, parava spesso e volentieri con i piedi ma anche con altre parti del corpo. Aiutato da una stazza notevole.

Garella ha scritto pagine importanti nel calcio italiano a metà anni ’80, avendo vinto prima uno scudetto storico con il Verona di Bagnoli (stagione 1984/85) e poi con il Napoli di Maradona (stagione 1986/87), nonché una Coppa Italia sempre con i partenopei nella medesima stagione.

A stroncarlo, come riporta Wikipedia, per delle complicazioni cardiocircolatorie in seguito ad un intervento chirurgico al cuore. E’ morto in ospedale, in quel di Torino, dove era nato il 16 maggio 1955. Ma anche dove aveva esordito come calciatore, nella stagione 1974/75.

Carriera di Garella

Come detto, Garella ha esordito in Serie A era con la maglia del Torino. Squadra con la quale aveva superato anche tutta la trafila delle giovanili. Poi tanti cambi di maglia: Juniorcasale, Novara, Lazio, Sampdoria, Verona, Napoli, Udinese e Avellino, dove concluse la carriera totalizzando solo 2 presenze e subendo 2 reti, a causa di un brutto infortunio subito nell’autunno del 1990. Il ritiro avvenne comunque ad una età all’epoca ritenuta più che normale, 36 anni.

Oltre ai due Scudetti e ad una Coppa Italia, Garella conquistò anche un campionato di Serie D col Casale e una di Serie B con l’Hellas Verona. Quest’ultimo preludio di quanto avvenne nella massima serie.

Dopo il ritiro, divenne soprattutto una figura di spicco come allenatore prima e dirigente poi della squadra del Barracuda, squadra torinese della Prima categoria. Ma non riuscì mai in generale a fare il salto nelle categorie che contavano.

Curioso, durante il periodo del Napoli, l’episodio di una presunta “rivolta” mai ben chiarita, che lo vide protagonista insieme a Ferrario, Salvatore Bagni e Bruno Giordano contro l’allenatore Ottavio Bianchi. Rivolta che lo portò alla cessione all’Udinese in Serie B. Corsi e ricorsi storici, visto quanto accaduto di recente sempre nel club azzurro, con la graduale cessione di tutti i protagonisti.

Malgrado i successi sul campo, Garella non fu mai convocato in Nazionale, giacché all’epoca era un periodo d’oro per i portieri nostrani. Tanto che si parlava di scuola italiana. Infatti, nel corso degli anni ’80 si annoverano portieri come Dino Zoff, Ivano Bordon, Giovanni Galli, Franco Tancredi, Walter Zenga e Stefano Tacconi.

Garella perché veniva chiamato Garellik

Garella fu anche battezzato con un soprannome: Garellik, che gli fu attribuito dopo lo storico scudetto con l’Hellas Verona che lo vide tra i protagonisti di quella impresa. Ma, per i suoi errori, fu anche coniato un nuovo termine da Beppe Viola: garellate. Garellate che gli costarono non poco scetticismo intorno, superato grazie ai suddetti trofei vinti.

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