Morto Maradona, simbolo degli oppressi e più grande calciatore di tutti i tempi

Questo infausto 2020 ci ha portato via pure lui: Diego Armando Maradona. A detta di molti, me compreso, il più grande calciatore di tutti i tempi.

Maradona aveva compiuto da poco 60 anni (lo scorso 30 ottobre) e aveva anche subito un intervento al cervello, peraltro riuscito il 2 novembre.

Ad ucciderlo, secondo quanto riportano i principali media, sarebbe stato un arresto cardiocircolatorio. Mentre si trovava nella casa di Tigres, zona alla periferia Di Buenos Aires.

Sul posto sono accorse ben nove ambulanze, ma i tentativi di rianimarlo sono risultati inutili.

Ha militato nell’Argentinos Juniors, nel Boca Juniors, nel Barcellona, nel Napoli, nel Siviglia e nel Newell’s Old Boys. Tra i trofei e riconoscimenti più importanti, senza dubbio rientrano un Mondiale vinto con la sua Argentina in Messico nel 1986, 2 scudetti con il Napoli e un Pallone d’oro alla carriera (non gli fu dato prima in quanto non veniva concesso ai calciatori extra comunitari).

Diego Armando Maradona è stato il più grande calciatore di tutti i tempi, ma anche un simbolo per gli oppressi. Ecco [sta_anchor id=”diego”]perché[/sta_anchor].

Maradona simbolo degli oppressi

maradona foto

Diego Armando Maradona può essere considerato il più grande di tutti i tempi perché, rispetto a Pelé col quale si contende questo riconoscimento, ha dimostrato il suo talento in diversi contesti. Anche, e soprattutto, nel nostro difficile campionato di Serie A. E proprio in quegli anni ’80, quando le squadre praticavano il catenaccio e un gioco difensivista.

Non solo, trascinò la sua Argentina (una squadra tra l’altro mediocre) nella vittoria del Mondiale in Messico, mentre Pelé vinse sì 3 mondiali, ma contando su una nazionale brasiliana incredibile.

Oltretutto, nel mondiale del ’62 giocò solo le ultime 2 gare. Quattro anni dopo solo la prima per poi infortunarsi. Mentre fu straordinario nel mondiale del 1970.

Tornando a Maradona, non riuscì a bissare quattro anni dopo in Italia. Perdendo la finale contro la Germania Ovest. Che ebbe un rigore a fine partita, tra l’altro inesistente, siglato dal terzino interista Brehme.

Ma Maradona non è stato solo questo. E’ stato anche un simbolo di riscatto per gli oppressi. Non a caso, era grande amico del compianto Hugo Chavez, oltre che grande estimatore di Ernesto Che Guevara. Del quale aveva anche un grosso tatuaggio.

Così come ne aveva uno di Fidel Castro, altro grande amico. Tanto da prediligere la sua Cuba per curarsi. E ironia della sorte, morendo proprio il suo stesso giorno.

Maradona vinse quel Mondiale battendo in finale proprio quell’Inghilterra, che sconfisse la sua Argentina nella contesa delle isole Falkland (proprio oggi ho dedicato un articolo alla Thatcher, allora Primo Ministro inglese senza remore). Con un gol meraviglioso, forse il suo più bello.

Ma anche a Napoli incarnò questo spirito rivoluzionario. Quella Napoli, che per qualche anno strappò il potere ai club dominanti del Nord: Inter, Milan e Juventus. Vinse anche una Coppa Uefa coi partenopei, sfiorando il secondo scudetto (che il Napoli vincerà comunque l’anno dopo) e arrivando in finale di Coppa Italia.

Non a caso, a Napoli è considerato il Re della città, nonché un autentico Dio. E proprio nel succitato Mondiale di Italia 90, fu palcoscenico della semifinale contro l’Italia. Tifando ovviamente per la sua Argentina.

A Usa ’94 fu invece sospeso per doping e non mancò di dire che fu un vendetta della FIFA. Quella FIFA che chiamò senza remore Mafia del calcio.

Certo, come uomo non è stato proprio il massimo. E se non avesse avuto il vizio della droga, avrebbe probabilmente vinto qualche altro trofeo. Ma tant’è. Di Maradona è stato accettato e riconosciuto anche la sua sregolatezza, oltre che il suo infinito genio.

Ecco il gol che segnò a quella odiata Inghilterra:

https://www.youtube.com/watch?v=wutuDhittFs

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